Dolcezze/Il campanile
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I
Il prete bianco s’affacciò, protese
le faticate braccia sì soavi
ai cieli e mormorò: — parvero gravi
le sue parole quanto mai — «Le offese
5perdono, come già Tu perdonavi,
ho vestito un ignudo, a chi mi chiese
la spiga ho dato il pane, ai venti ho stese
le mani e assai rimproverai gli ignavi.
Colmo è l’ovile, ma la porta è aperta!
10Un’agnella fuggì ieri — ben sai —
ma stamani tornò nel buono ovile».
Disse il vecchio e la mano bianca e incerta
levò per benedire come mai
il villaggio, la chiesa e il campanile.
II
15Un ruinar precipite di frane
ignote, il lungo rombo nella notte
pallida e il campanile vide rotte
a terra, immote le sue due campane,
cadute senza grida e senza lotte,
20così, come due stanche anime umane.
Oh non verranno più da le lontane
case le donne per la messa, a frotte!
Irto per la sua doglia, muto, solo,
come l’ira che in cuor chiuso si cuoce,
25il campanile si pensò usignuolo
privo del canto buono e fu maggiore
la pena poi che non avea la voce
onde gridare al mondo il suo dolore.