Discussione:Io voglio del ver la mia donna laudare
Informazioni sulla fonte del testo Io voglio del ver la mia donna laudare | |
Edizione
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Poeti del Duecento
a cura di Gianfranco Contini |
Fonte
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sito internet Progetto Duecento
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SAL
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Versione cartacea a fronte non presente
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Note | Il carattere particolare della parola "voglio" nel primo verso è una "o" con il punto sottoscritto |
Progetto di riferimento |
letteratura |
Verso dodecasillabo
modifica"Io voglio del ver la mia donna laudare" è un verso da dodici sillabe. La risposta non è perché questo verso sia ipermetro: il verbo "laudare", infatti, è piano, e l'accento cade sulla seconda "a": "laudàre". In realtà, la vocale finale -o di "voglio" cade, e non già per le regole fonetiche del toscano, né tanto meno perché si ricorre all'apocope né a all'elisione, ma perché in occitano è "volh, ossia monosillabico. Dal 1700, la lezione "vo" invece di "voglio" ebbe la sua fortuna, pur essendo la versione sbagliata. Le parole "ioi (gioia) e "noi" (noia) erano monosillabiche nel provenzale, e possono rimanere tali anche nell'italiano del '200 e del '300. VOLO (lat.) > volh in occitano (provenzale). La grafia con la "h" rende il suono palatalizzato, una sorta di "vogl". Quindi in provenzale è monosillabo. Il "voglio" di Guinizzelli va letto alla francese. In virtù di quanto detto, l'ultimo suono è la palatale finale "gl", e la "i" è meramente grafica. Quindi, la forma "vo" può essere frutto di un copista toscano che l'ha adattata al "vo" toscano (forma apocopata di "voglio", cosicché il metro risultasse corretto.
Fonte: Aldo Menichetti, Metrica Italiana. Fondamenti metrici, prosodia, rima, Padova, Antenore, 1993, p.168 CastagnaBruciata (disc.) 14:51, 12 giu 2024 (CEST)