Discorso di Papa Francesco ai terremotati di Mirandola

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Papa Francesco 2 aprile 2017 Terremoto dell'Emilia del 2012 Cristianesimo Discorso di Papa Francesco ai terremotati di Mirandola Intestazione 8 giugno 2019 50% Discorsi storici

Cari fratelli e sorelle,

in questa vostra città, che reca ancora visibili i segni di una prova tanto dura, desidero abbracciare voi e gli abitanti delle altre località colpite dal terremoto nel maggio del 2012. Già il mio venerato Predecessore, Benedetto XVI, poche settimane dopo l'evento venne in questo territorio a portare la solidarietà e l'incoraggiamento suo personale e dell'intera Comunità ecclesiale. Oggi io sono fra voi per confermarvi l'affetto di tutta la Chiesa e per testimoniare a ciascuno la mia vicinanza e il mio incoraggiamento per il cammino che ancora resta da fare nella ricostruzione. Rivolgo un cordiale saluto al Pastore di questa Diocesi, Monsignor Francesco Cavina, al Parroco e agli altri sacerdoti, al Sindaco e alle altre autorità. Rinnovo l'apprezzamento alla Protezione Civile, ai volontari e a quanti sono stati impegnati, a diversi livelli, nelle attività di ripristino delle strutture e di ripresa della vita comunitaria.

So bene quanto il terremoto abbia compromesso il patrimonio umano e culturale di questa vostra terra. Penso ai disagi che avete subito: le ferite alle case, alle attività produttive, alle chiese e agli altri monumenti, carichi di storia e di arte e simbolo della spiritualità e della civiltà di tutto un popolo. Ma penso soprattutto alle ferite interiori: la sofferenza di chi ha perso i suoi cari e di chi ha visto disperdersi i sacrifici di una vita intera. Nei giorni successivi al sisma, grande ammirazione ha suscitato in tutti la testimonianza di dignità e di intraprendenza che avete dimostrato. Vi siete sforzati di affrontare con spirito evangelico la precaria situazione causata dal terremoto, riconoscendo e accettando negli eventi dolorosi la misteriosa presenza di un Padre che è sempre amorevole anche nelle prove più dure. Le ferite sono state guarite, sì, sono guarite. Ma rimangono e rimarranno per tutta la vita le cicatrici. E guardando queste cicatrici, voi abbiate il coraggio di crescere e di far crescere i vostri figli in quella dignità, in quella fortezza, in quello spirito di speranza, in quel coraggio che voi avete avuto nel momento delle ferite.

Il mio augurio è che non vengano mai meno la forza d'animo, la speranza e le doti di laboriosità che vi distinguono. Rimanga saldo il vostro intento di non cedere allo scoraggiamento dinanzi alle difficoltà che ancora permangono. Infatti, molto è stato fatto nell'opera della ricostruzione ma è quanto mai importante un deciso impegno per recuperare anche i centri storici: essi sono i luoghi della memoria storica e sono spazi indispensabili della vita sociale ed ecclesiale. Sono certo che non mancherà la buona volontà, da parte di tutti gli attori coinvolti, affinché sia assicurata la rapida realizzazione di questi necessari lavori, per il bene comune.

Davanti al vostro Duomo, luogo simbolo della fede e della tradizione di questo territorio e gravemente lesionato dal sisma, elevo con voi al Signore una fervente preghiera per le vittime del terremoto, per i loro familiari e per quanti tuttora vivono in situazioni precarie. Il Signore faccia sentire a ciascuno il suo sostegno! Ho voluto lasciare, sopra l'altare del Duomo, un mazzo di fiori in memoria di quelli che ci hanno lasciato nel terremoto.

Cari fratelli e sorelle, tra due settimane celebreremo la Pasqua di Risurrezione. La forza del Signore risorto sostenga il vostro impegno nel completare la ricostruzione e animi la vostra speranza. La Vergine Maria e i vostri Santi protettori ottengano dal Signore forza per le persone ancora provate; ottengano luce e forza alle menti e ai cuori affinché si possa presto realizzare quanto è nelle attese di tutti. Vi ringrazio: vi ringrazio per l'esempio che avete dato a tutta l'umanità, l'esempio di coraggio, di andare avanti, di dignità. Imparto di cuore a voi qui radunati e all'intera popolazione la mia Benedizione.

E per favore, vi chiedo di pregare per me. Grazie.