Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio (1824)/Libro terzo/Capitolo 40

Libro terzo

Capitolo 40

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Come usare la fraude
nel maneggiare la guerra
è cosa gloriosa.

Ancora che lo usare la fraude in ogni azione sia detestabile, nondimanco nel maneggiare la guerra è cosa laudabile e gloriosa; e, parimente è laudato colui che con fraude supera il nimico, come quello che lo supera con le forze. E vedesi questo per il giudicio che ne fanno coloro che scrivono le vite degli uomini grandi; i quali lodono Annibale e gli altri che sono stati notabilissimi in simili modi di procedere. Di che per leggersi assai esempli, non ne replicherò alcuno. Dirò solo questo, che io non intendo quella fraude essere gloriosa, che ti fa rompere la fede data ed i patti fatti; perché questa, ancora che la ti acquisti, qualche [p. 222 modifica]volta, stato e regno, come di sopra si discorse, la non ti acquisterà mai gloria. Ma parlo di quella fraude che si usa con quel nimico che non si fida di te, e che consiste proprio nel maneggiare la guerra; come fu quella di Annibale quando in sul lago di Perugia simulò la fuga per rinchiudere il Consolo e lo esercito romano, e quando, per uscire di mano di Fabio Massimo, accese le corna dello armento suo.

Alle quali fraudi fu simile questa che usò Ponzio capitano dei Sanniti, per rinchiudere lo esercito romano dentro alle Forche Caudine: il quale, avendo messo lo esercito suo a ridosso de’ monti, mandò più suoi soldati sotto veste di pastori con assai armento per il piano; i quali sendo presi dai Romani, e domandati dove era lo esercito de’ Sanniti, convennono tutti, secondo l’ordine dato da Ponzio, a dire come egli era allo assedio di Nocera. La quale cosa, creduta dai Consoli, fece che ei si rinchiusono dentro ai balzi caudini; dove entrati, furono subito assediati dai Sanniti. E sarebbe stata questa vittoria, avuta per fraude, gloriosissima a Ponzio, se egli avesse seguitati i consigli del padre il quale voleva che i Romani o ei si salvassono liberamente o ei si ammazzassono tutti, e che non si pigliasse la via del mezzo, «quae, neque amicos parat neque inimicos tollit». La quale via fu sempre perniziosa nelle cose di stato come di sopra in altro luogo si discorse.