Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio (1824)/Libro terzo/Capitolo 11

Libro terzo

Capitolo 11

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Che chi ha a fare con assai,
ancora che sia inferiore,
pure che possa sostenere i primi impeti,
vince.

La potenza de’ Tribuni della plebe nella città di Roma fu grande; e fu necessaria, come molte volte da noi è stato discorso, perché altrimenti non si sarebbe potuto porre freno all’ambizione della Nobilità, la quale arebbe molto tempo innanzi corrotta quella republica, che la non si corroppe. Nondimeno, perché in ogni cosa, come altre volte si è detto, è nascoso qualche proprio male, che fa surgere nuovi accidenti, è necessario a questo con nuovi ordini provvedere. Essendo, pertanto, divenuta l’autorità tribunizia insolente, e formidabile alla Nobilità e a tutta Roma, e’ ne sarebbe nato qualche inconveniente, dannoso alla libertà romana, se da Appio Claudio non fosse stato mostro il modo con il quale si avevano a difendere contro all’ambizione de’ Tribuni: il quale fu che trovarono sempre infra loro qualcuno che fussi, o pauroso, o corrottibile, o amatore del comune bene; talmente che lo disponevano ad opporsi alla volontà di quegli altri, che volessono tirare innanzi alcuna deliberazione contro alla volontà del Senato. Il quale rimedio fu un grande temperamento a tanta autorità, e per molti tempi giovò a Roma. [p. 128 modifica]La quale cosa mi ha fatto considerare che, qualunche volta e’ sono molti potenti uniti contro a un altro potente ancora che tutti insieme siano molto più potenti di quello, nondimanco si debbe sempre sperare più in quel solo e men gagliardo che in quelli assai, ancora che gagliardissimi. Perché, lasciando stare tutte quelle cose delle quali uno solo si può, più che molti, prevalere (che sono infinite), sempre occorrerà questo: che potrà, usando un poco d’industria, disunire gli assai; e quel corpo, ch’era gagliardo, fare debole. Io non voglio in questo addurre antichi esempli, che ce ne sarebbono assai; ma voglio mi bastino i moderni, seguiti ne’ tempi nostri.

Congiurò nel 1483 tutta Italia contro ai Viniziani; e poiché loro al tutto erano persi, e non potevano stare più con lo esercito in campagna, corruppono il signor Lodovico che governava Milano, e per tale corrozione feciono uno accordo, nel quale non solamente riebbono le terre perse ma usurparono parte dello stato di Ferrara. E così coloro che perdevano nella guerra, restarono superiori nella pace. Pochi anni sono, congiurò contro a Francia tutto il mondo: nondimeno, avanti che si vedesse il fine della guerra, Spagna si ribellò da’ confederati, e fece accordo seco; in modo che gli altri confederati furono constretti, poco dipoi, ad accordarsi ancora essi. Talché, sanza dubbio, si debbe sempre mai fare giudicio, quando e’ si vede una guerra mossa da molti contro ad uno, che quello uno abbia a restare superiore, [p. 129 modifica]quando sia di tale virtù, che possa sostenere i primi impeti, e col temporeggiarsi aspettare tempo. Perché, quando ei non fosse così, porterebbe mille pericoli: come intervenne a’ Viniziani nell’otto, i quali, se avessero potuto temporeggiare con lo esercito francioso, ed avere tempo a guadagnarsi alcuno di quegli che gli erano collegati contro, averiano fuggita quella rovina; ma, non avendo virtuose armi da potere temporeggiare il nimico, e per questo non avendo avuto tempo a separarne alcuno, rovinarono. Per che si vide che il Papa, riavuto ch’egli ebbe le cose sue, si fece loro amico, e così Spagna: e molto volentieri l’uno e l’altro di questi due principi arebbero salvato loro lo stato di Lombardia contro a Francia, per non la fare sì grande in Italia, se gli avessono potuto. Potevano, dunque, i Viniziani dare parte per salvare il resto: il che se loro avessono fatto in tempo che paressi che la non fussi stata necessità, ed innanzi ai moti della guerra, era savissimo partito; ma in su’ moti era vituperoso, e per avventura di poco profitto. Ma, innanzi a tali moti, pochi in Vinegia de’ cittadini potevano vedere il pericolo, pochissimi vedere il rimedio, e nessuno consigliarlo. Ma, per tornare al principio di questo discorso, conchiudo: che così come il Senato romano ebbe rimedio per la salute della patria contro all’ambizione de’ Tribuni, per essere molti, così arà rimedio qualunque principe che sia assaltato

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da molti, qualunque volta ei saprà con prudenza usare termini convenienti a disgiungerli.