Di alcuni marmi e rocce della Valtellina

Antonio Villa

1856 geologia testi scientifici Di alcuni marmi e rocce della Valtellina Intestazione 20 giugno 2008 75% geologia

Nel N. 3 di questo giornale del passato Marzo, venne pubblicata una lettera di mio fratello, diretta alla Società Italiana di Scienze Naturali sulle Roccie dei dintorni di Morbegno nella quale si parla di un calcare da lui scoperto a Sirone, frazione di Roncaglia in Valtellina, che mostrasi ora misto alle roccie talcose costituendo un marmo cipollino, ed ora si presenta come un vero marmo bardiglio, ed anco marmo bianco salino o piuttosto ceroide. Mio fratello ha in seguito verificato che lo stesso calcare continua verso ovest al di là di Civo sotto i prati di Poejra oltre Cercino.

A Nord Est di Sirone poi, nella valle del Masino, sotto Pilasco frazione di Dazio egli ha rinvenuto una altro marmo, riferibile al Portoro, ma il fondo non è di un nero intenso come quello di Porto-Venere, bensì più spesso cinereo o ceruleo con vene giallicce o rossiccie, e con reticolazioni spatose bianche. È probabileche, inoltrando gli scavi di questo marmo abbia a presentarsi nell'interno con una tinta più scura, come vedesi in alcuni saggi, e simile al Portoro della Spezia o Porto Venere. Lo stesso marmo fu passaggio insensibilmente ad altre varietà, presentando dei tratti di qualche estensione di un puro colore cinereo variegato in roseo a guisa del così detto Belghiaccio; in altre porzioni invece il color cinereo forma delle macchie su di un fondo fiorito in giallo dorato, roseo e rossiccio, ad imitazione del così detto diaspro di Sicilia. Talvolta è fettucciato, e sovente attraversato da vene spatiche diritte, incrocicchiate nei due sensi, in modo da formare dei romboidi: nella varietà azzurra, che è più dura, perchè silicifera più spesso le vene bianche e gialliccie formano reticolazioni imitanti quelle di una carta geografica.

La posizione di questo marmo dovrebbe riferirsi al lias inferiore od al trias. Esso è incassato nel talcocisto, e lo strato è della potenza di un metro e mezzo fino a 3, diretto pressochè dall'est all'ovest coll'inclinazione di circa 80 gradi a sud.

Questo calcare serviva altre volte per la fabbricazione della calce, ma ora quelle fornaci sono abbandonate, e nelle vicinanze, sotto Pilasco, frazione di Dazio presso al torrente Masino nel luogo detto Luino, si cavano presentemente dei massi, si ricudono in pezzi, e si adoperano per ghiaja sullo stradone di Sondrio. Il luogo non è di difficile accesso, e la strada è buona per trasporto di mediocri carichi, per cui, volendone attivare lo scavo per metterlo in commercio come marmo, sarebbe di maggior vantaggio, potendosi benissimo far servire ad uso di ghiaja gli strati di calcare grossolano e i dolomitici della stessa località, non che i più siliciferi, e le rocce quarzose.

Nelle vicinanze di Dubino per fabbricazione di calce viene escavato un calcare più grossolano, il quale si adopera per fabbricazione di calce. Esso è una continuazione della stessa massa di Pilasco, e si presenta colla solita direzione da Est a Ovest, meno a luogo qualche piccola divergenza accidentale, e qui il suo spessore è dai 100 ai 130 metri: la sua superficie però è un poco cavernosa per erosione degli agenti atmosferici. È questa la massa che si trova indicata sulla carta geologica dello Studer, la quale si estende fino verso il lago, anzi pare che al di là del lago si mostri di nuovo, e continui nella Svizzera.

In aggiunta alle notizie sulle roccie dei dintorni di Morbegno, osservate da mio fratello, è importante di sapere come, oltre il granito porfiroide e la sienite granitoide e porfiroide, che fanno passaggio l'una alle altre insensibilmente, siasi ora trovata nella Valle del Masino anche la varietà orbiculare, imitante assai bene il Piromeride o diorite orbiculare di Corsica (per alcun Porfido orbiculare, e volgarmente Granito Napoleone) con questa differenza però che le sfere a zone concentriche nel magnifico pezzo portato da mio fratello e che si conserva nel nostro museo, sono assai più grandi di quelle di diorite di Corsica. Esso fu trovato nella Valle del Masino e acquistato da mio fratello come proveniente dal Monte Ligoncio; in seguito si è verificato essere bensì della Valle del masino, ma sopra l'Alpe di livincina presso Ca' de Rogni. Ora si sta facendo indagini per cercarne la massa.

Alcuni saggi levigati dei marmi sopradescritti, ed il grosso pezzo della diorite orbiculare di Valtellina, furono da me presentati alla Società Italiana di Scienze Naturali nella seduta del 27 maggio p.° unitamente a due campioni della Diorite di Corsica per gli opportuni confronti.

Milano Luglio 1856.

ANTONIO VILLA