Descrizione di un servizio telegrafico speciale
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Nel momento in cui l’attenzione del Pubblico e dei Governi è attirata sopra alcune invenzioni dell’arte telegrafica, e specialmente sopra quella del così detto Telegrafo delle locomotive, dovuta al celebre Direttore dei telegrafi di Sardegna, c’è parso opportuno di far conoscere un sistema telegrafico semplice ed economico che da molti anni è in attività in Toscana, e che soddisfa per la massima parte alle esigenze richieste nei modi di comunicazione telegrafica, preordinati al buon andamento e alla sicurezza dei treni.
Questo sistema telegrafico speciale venne appunto istituito sulla strada ferrata Senese fra Poggibonsi e Siena, perchè, come è ben noto, notevoli sono in questo tratto le pendenze e le contro-pendenze, frequenti le curve e molte di un piccol raggio e grandi le opere murarie, fra le quali è famoso un lungo traforo.
Tanto l’Amministrazione della strada ferrata, quanto quella dei telegrafi stimarono conveniente di stabilire sopra questo tratto un filo speciale, onde ottenere 1.° l’avviso del moto successivo dei treni ordinari dato da vari punti di quel tratto di strada alle stazioni estreme; 2.° la possibilità alle guardie della strada e ai conduttori dei treni di dare e ricevere da Siena e da Poggibonsi un certo numero di segnali così detti straordinari, quali possono occorrere per annunziare i guasti accaduti o nella strada o alla locomotiva, e quindi i soccorsi necessari.
Aggiungeremo che una lievissima modificazione del modo con cui questo filo speciale è sospeso e isolato, che fu praticata per un tratto assai lungo onde tentare l’esperimento che descriveremo, ha permesso di poter comunicare sicuramente, in occasioni straordinarie, fra le stazioni estreme e la locomotiva in movimento.
Descrivendo questo speciale sistema lo faremo nella supposizione che la suddetta modificazione esista sopra tutta la linea, come se questa dovesse oggi costruirsi di nuovo.
Gl’isolatori di questo filo sono i soliti cappellotti di porcellana fissati ai pali di legno col mezzo d’un solido braccio di ferro, piegato in modo che i cappellotti sono tutti sopra una orizzontale e ad una stessa distanza dall’asse della strada. Questi cappellotti, oltre alla cavità solita praticata nell’interno per contenere il braccio di ferro, ne hanno un’altra esterna sulla parte superiore o più convessa, fatta dentro ad un apposito ingrossamento, nella quale è pure fissata una piccola. asta di ferro, terminata in una mezza scannellatura dentro cui riposa il filo della linea. Il filo della linea è di ferro zincato scelto, di un diametro un poco più grosso di quello comunemente usato per le linee telegrafiche. Questo filo è da prima teso colle solite macchine di trazione onde toglierne tutte le irregolarità, e quindi saldato sulle teste dei pezzi di ferro, che, come si è detto, terminano in una scannellatura. Si ebbe cura di fare queste saldature in modo, da non presentare scabrosità e ingrossamenti troppo bruschi.
Diremo ora delle disposizioni particolari adottate onde ottenere da questo filo il servizio telegrafico applicato al movimento ordinario dei treni.
Nel tratto della strada ferrata posto fra Poggibonsi e Siena, lungo circa 16 miglia toscane cioè circa 25 chilometri, sono distribuiti 5 casotti, in ognuno dei quali è collocato un apposito manipolatore. Chiunque ha cognizione di una stazione telegrafica intenderà facilmente come ognuno di questi manipolatori, munito della sua pila e di una comunicazione colla terra, possa esser disposto in maniera o da lasciar passare la corrente fra gli estremi della linea, o da permettere che si dieno dei segnali a questi estremi da ognuno dei casotti. I manipolatori addetti a questo servizio, come le macchine poste alle stazioni estreme, sono destinati a dare e ad indicare un numero limitato di segnali. A quest’effetto il quadrante del manipolatore e delle macchine è diviso in cinque settori, in ognuno dei quali sono compresi i segnali ordinari e quelli straordinari. In questa guisa ogni manipolatore indica sempre necessariamente il numero della sezione a cui appartiene.
Il servizio del filo speciale è fatto da una guardia che risiede in ognuno dei casotti, e che ha l’incarico di trasmettere il segnale ordinario nel momento in cui il treno passa dinanzi al casotto. Le guardie di queste stazioni telegrafiche hanno l’obbligo di percorrere la sezione della strada ad esse affidata in tempo opportuno prima delle partenze dei treni dalle stazioni estreme, e in caso di guasti di strada devono, coi segnali straordinari appositi, avvisare Siena e Poggibonsi e chiedere gli opportuni soccorsi.
Questo servizio, che è in attività dall’anno 1850, ha sempre sodisfatto con regolarità e con vantaggio all’oggetto per cui fu instituito.
Non ci dilungheremo a descrivere come si possa ottenere una comunicazione telegrafica completa fra il treno e gli uffizi estremi riuniti da questo filo speciale mettendo sul treno stesso un sistema di macchine telegrafiche, da adoperarsi nel caso in cui una circostanza straordinaria obblighi l’arresto del treno e faccia sentire la necessità della suddetta comunicazione. In questo caso la comunicazione è presto stabilita dal treno collegandosi da una parte col filo speciale della linea, dall’altra colla terra, al che si riesce mettendo un filo in comunicazione colle ruotaje. Evidentemente, fornendo ogni treno di un apposito sistema di macchine telegrafiche, questo modo di comunicazione potrebbe essere esteso al bisogno, come si pratica in Francia, a qualunque dei fili della linea; ma è pur chiaro che il servizio riesce più certo e non è minacciato dalle interruzioni che possono esser fatte dagli uffizi, se si destina ad esso un filo speciale.
Quanto ad ottenere in questi casi una comunicazione facile e sicura colla terra, importa di avvertire che è necessaria una qualche precauzione onde esser certi che almeno un dato numero di ruotaje comunichi bene insieme, non bastando, specialmente nelle stagioni estive, il contatto solito delle verghe col suolo e di queste coi respettivi cuscinotti e col suolo. Frequentemente le verghe sono sollevate dalla terra, e nella stagione estiva il contatto dei cuscinotti colle traverse di legno è insufficiente, tanto più che le verghe e i cuscinotti si ricuoprono facilmente di uno strato d’ossido. In alcune ricerche tentate per ottenere una comunicazione sicura fra le verghe e la terra, abbiamo veduto che secondo l’umidità più o meno grande delle traverse e del terreno, un numero molto diverso di ruotaje in comunicazione fra loro era necessario per ottenere una comunicazione simile a quella che si ha immergendo il filo terminato da una lastra o in un pozzo o nella terra umida ad una certa profondità. Da queste circostanze muove il pensiero tante volte riprodotto, d’impiegare le ruotaje come fili conduttori. Crediamo inutile di trattenerci a mostrare come, anche supponendo di avere stabilita una comunicazione metallica buona e permanente fra le ruotaje (cosa assai difficile in pratica), non si potrà mai ottenere che un resultato molto incompleto ed incerto; nè si può pensare sul serio, come pur sarebbe necessario volendo usare le ruotaje invece dei fili ad isolarle convenientemente dal suolo, senza incontrare spese enormi e superiori al prezzo dei fili metallici sospesi sui pali, per rimanere sempre nell’incertezza, se la linea si conserverà isolata.
Per ottenere la comunicazione fra le ruotaje e la terra usiamo di fissare sulla zeppa di legno, che preme nel cuscino le estremità di due ruotaje consecutive, un pezzetto di lastra di ferro o di rame pulita, talchè quando la zeppa è al posto, questo pezzo tocchi le estremità delle due ruotaje. Abbiamo trovato anche utile, per semprepiù assicurare la comunicazione colla terra, di mettere di distanza in distanza, e dove l’opportunità si presenta, una comunicazione metallica fra le ruotaje ed un pozzo.
Ci rimane a dire dell’uso del nostro filo speciale onde ottenere in circostanze straordinarie la comunicazione telegrafica fra le stazioni estreme e la locomotiva in movimento. Abbiamo già descritto il modo con cui il filo speciale è teso sulla linea, e da quella descrizione s’intende come sia possibile di fare scorrere su quel filo un corpo posatovi sopra e unito solidamente al treno. Ecco come è costruito questo corpo, con cui si stabilisce la comunicazione fra la locomotiva e il filo. S’immagini una lamina di ferro grossa tre in quattro millimetri, lunga 15 centimetri e larga cinque, ben piana e stagnata sopra una faccia. I lati più corti di questa lastra rettangolare sono leggermente incurvati in alto onde la lastra non incontri ostacolo nello scorrere sul filo; invece i lati più lunghi sono leggermente incurvati in basso per evitare che la lastra esca dal filo. Un peso conveniente gravita sulla lastra e la mantiene in buon contatto col filo. Questa lastra di ferro è fissata all’estremità di un’asta di legno, la quale poi è appositamente fermata sulla locomotiva. Si concepisce facilmente il congegno con cui si può ottenere che quest’asta si allunghi o si accorci per un piccolo tratto senza abbandonare la sua posizione. Finalmente una corda è fissata da una parte all’estremità dell’asta, dall’altra al treno, ed è tesa obliquamente in modo da ritenere la lastra in posto allorchè si muove insieme al treno. Per maggior sicurezza usammo due di questi apparecchi e riuscimmo ad ottenere, mentre il treno si muoveva colla velocità ordinaria, la comunicazione perfetta fra le macchine poste sulla locomotiva e le stazioni estreme. È quasi inutile di dire che un filo di rame coperto di guttaperca comunicava colla lastra confricante, e un altro simile cogli assi delle ruote della locomotiva.
Prima di dar termine a questa descrizione faremo notare, che il modo da noi praticato per stabilire una comunicazione telegrafica fra le stazioni e il treno in movimento non deve considerarsi come un sistema permanente, ma solamente applicabile in alcune rare circostanze; di leggieri s’intende che la confricazione fra la lastra e il filo non tarderebbe ad alterare e l’una e l’altro, e ad interrompere le comunicazioni. Questa dichiarazione valga a mostrare come la disposizione da noi usata differisca da quella immaginata dal Bonelli, onde stabilire una comunicazione permanente fra la locomotiva e il conduttore telegrafico disteso sulla strada. Spetterà ora alla pratica di decidere: da una parte, se un filo speciale destinato a indicare il movimento ordinario dei treni, stabilito nel modo da noi descritto con una spesa tenuissima e il provvedere ogni treno di un sistema di macchine telegrafiche, lo che, anche ammesso il guasto del piano stradale, permetterebbe di avere in pochi minuti una comunicazione fra gli uffizi telegrafici e un punto qualunque della linea, non sono provvedimenti che bastino a sodisfare al maggior numero dei bisogni richiesti per la sicurezza del movimento dei treni; e dall’altra, se una linea telegrafica destinata a stabilire una comunicazione permanente fra i treni in movimento e le stazioni, opera di non lieve spesa, di conservazione molto difficile, e tale da non poter essere preferita al sistema che abbiamo descritto se non coll’intendimento di render più facili e immuni dai pericoli i movimenti dei treni o successivi o opposti sopra una sola rotaja, offra poi una garanzia contro i pericoli gravissimi cui si va incontro facilitando questi movimenti, forse con ben poco vantaggio del servizio, e procedenti nel maggior numero dei casi dal difetto inevitabile, almeno coi segnali telegrafici, d’attenzione e di preveggenza nelle guardie e negl’impiegati delle strade ferrate. Termineremo con un’avvertenza, frutto di una pratica abbastanza lunga e della riflessione spesso applicata agli usi diversi del Telegrafo. Volendo, col mezzo delle corrispondenze telegrafiche, facilitare i movimenti dei treni sulle strade ferrate e così evitare i pericoli che ne seguono, pur troppo non è difficile e raro di vedere presto raggiunto un effetto interamente contrario a quello che si era sperato.
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Note
- ↑ Comunicazione della Direzione del Telegrafi Toscani.