Dir piú d’una si udrá lingua maligna,
(il dirlo è lieve, ogni piú stolto il puote)
che in carte troppe e di dolcezza vuote,
altro mai che tiranni io non dipigna;
che tinta in fiel la penna mia sanguigna
noiosamente un tasto sol percuote:
e che null’uom dal rio servaggio scuote,
ma rider molti fa mia Musa arcigna.
Non io per ciò da un sí sublime scopo
rimuoverò giammai l’animo e l’arte,
debil quantunque e poco a sí grand’uopo.
Né mie voci fien sempre al vento sparte,
s’uomini veri a noi rinascon dopo,
che libertá chiamin di vita parte.