Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni/Libro secondo/16. Mario e Silla, Mitridate

16. Mario e Silla, Mitridate

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[p. 49 modifica]16. Mario e Silla, Mitridate [88-83]. — Ma il peggior frutto di quella guerra fu l’esservisi rifatto potente Mario, e fatto Silla. Capo questi de’ nobili come Mario de’ plebei, le loro gare personali ampliarono le due parti, occuparono la repubblica intiera. Giá sul finir della guerra italica, Mitridate re del Ponto, uom diverso da ogni altro asiatico, gran cuore, gran capitano, gran nemico di Roma, aveva aperta guerra contro a lei, occupate Cappadocia e Paflagonia, vinti Nicomede re di Bitinia e un esercito romano, trucidati i romani sparsi in Asia minore, [p. 50 modifica]e finalmente occupata Grecia, minacciata Italia. Silla ottenne la condotta di tanta guerra. Mario ne lo volle spogliare. Silla coll’esercito che stava raccogliendo, ebbe la mala gloria di esser primo tra tanti faziosi che marciasse sulla patria. Ebbela, e fecene cacciare e proscrivere Mario e gli altri capipopolo. Quindi riordinati a suo modo e pro il senato e i magistrati, partí per Grecia. E vinti in parecchie battaglie gli eserciti di Mitridate, presa e saccheggiata Atene [87], passò in Asia, e concedette pace a Mitridate riducendolo al regno nativo. Né avrebbe conceduto tanto; ma era pressato dalle mutazioni di Roma risollevata, ridivisa, saccheggiata, piú turbata che mai da Cinna e Mario, e, morti essi, da Carbone, Mario il giovane e Norbano, faziosi minori e forse peggiori. Costoro avean mandato un nuovo esercito in Asia, ma men contra Mitridate che contra Silla. Il quale perciò, fatta pace col nemico, si rivolse all’Italia.