Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni/Libro quarto/8. Continua
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8. Continua. — Il quale tuttavia incominciò, lui vivente, a minacciar rovina; ed al medesimo modo che quel d’Odoacre, per impulso venuto dall’imperio, per le inopportune memorie, per gli stolti affetti degli italiani a quel nome, a quel resto d’imperio, tutt’altro oramai che italiano. Giustino, l’imperator di Costantinopoli, seguendo l’uso di quella corte troppo e mal teologhessa, si pose a perseguitar gli ariani. Teoderico ariano, ma tollerantissimo fin allora, perseguitò ora a rappresaglia i cattolici. Quindi ire, sospetti reciproci, tra goti ed italiani. Primo Albino un grande romano, poi Boezio anche piú grande, poi Simmaco suocero di lui, poi Giovanni papa, furono accusati «d’avere sperata la libertá di Roma», di carteggiare coll’imperatore, e via via. Boezio e il papa morirono in carcere, Simmaco decollato. Finalmente, in agosto del 526, Teoderico fulminò un decreto per dar le chiese de’ cattolici agli ariani; ma morí prima del dí fissato all’eseguimento, tra’ rimorsi e i prodigi, disse il volgo, tra le esecrazioni di esso certamente; e troppo tardi raccomandando a’ grandi goti e romani, raccolti intorno al letto suo, quella concordia, che è cosí difficile sempre tra conquistatori e conquistati, ch’egli giovane e forte avea saputa mantenere, ma che invecchiato avea lasciato allentarsi giá, e stava ora per isciogliersi del tutto in mano di una donna, un fanciullo ed un letterato.