Della imitazione di Cristo (Cesari)/Libro I/CAPO IV

IV. Della discrezione nell’operare.

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Tommaso da Kempis - Della imitazione di Cristo (XIV secolo)
Traduzione dal latino di Antonio Cesari (1815)
IV. Della discrezione nell’operare.
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CAPO IV.


Della discrezione nell’operare.


1. Non è da dar fede a tutte le parole, nè ad ogni inclinazione; ma con accorgimento e con pazienza si dee disaminare la cosa secondo Dio. Ah miseria! spesse fiate più leggermente il male è creduto e detto degli altri, che non è il bene: cotanto noi siamo infermi! Gli uomini perfetti però non credono sì di leggeri a qualunque rapportatore; perciocchè sanno essi bene la fiacchezza dell’uomo al male inchinevole, e troppo sdrucciolevole nelle parole. [p. 11 modifica]

2. Ella è grande saviezza non essere alle opere precipitoso, nè perfidiare ne’ proprj sentimenti. A questa pure appartiene il non prestar credenza ad ogni cosa, che ti sia detta; nè le udite, o credute riversar di presente nell’altrui orecchie. Prendi consiglio da uomo saggio, e di buona coscienza, ed ama piuttosto di essere ammaestrato da migliore di te, che non di seguitare i tuoi ritrovamenti. La santa vita fa l’uomo saggio secondo Iddio, e conoscente di molte cose. Quanto altri sarà in se stesso più umile, e più a Dio soggetto, tanto sarà in tutte le cose più savio, e più riposato.