Della eccellenza e dignità delle donne/Proemio

Proemio

../Galeazzo Flavio Capella alli lettori ../De la cagione che ha mosso molti a dir male de le donne IncludiIntestazione 18 maggio 2009 75% saggi

Galeazzo Flavio Capella alli lettori De la cagione che ha mosso molti a dir male de le donne


Suole alli erranti esser grandissima iscusazione e oltra ciò non picciolo conforto, qualora veggiono molti, e massimamente i stimati più savi, nei medesimi errori inviluppati. Per la qual cosa adiviene che pochi, anzi niuno che con sano occhio riguarda, ha ardimento di biasmare gli inamorati, conciosia che tanti e tali sono quelli che si sono lasciati e di continuo si lasciano ad amar transcorrere, che par sciocca fatica voler riprendere un sì universale errore. Per questo eziandio procede che agli amanti non sta bene il troppo attristarsi de la sorte loro, imperò che il recusare di sofferire quel che uomini di noi più degni hanno sofferto, non par si convenga.

Ma perché molti in queste amorose panie invischiati, non avendo ad ciò riguardo si sono già doluti d’Amore e hannolo vituperato, chiamando veramente sciocchi coloro che in un fanciullo ignudo e ceco hanno le sue speranze fondate, altri più di sdegno accesi che consigliati, temerariamente hanno del sesso femineo detto quel che solo a pensarne è cosa abominevole. Perciò lasciando ora da canto il respondere a coloro che Amore vituperano, perché è cosa in molti lochi scritta e da noi forse si reserva in tempo migliore, emmi parso convenevole, non solo confutar la malvagità d’alcuni che, per voler con li crudeli morsi de la detrazione altri a torto lacerare, sperano essere forse da più essi istimati, ma dimostrare a ognuno, anzi fare toccar con mano, quanto sia la nobiltà de le donne e quanto di gran lunga siano degli uomini più degne.

Opera forse già da altri tentata, ma in sì rozzo stile scritta che per aventura, se non è dal suo autore, non sarà da alcuno altro tocca mai, conciosia che non mi pare ragionevole sì favorevole materia a l’amorose donne scrivere in parlar latino e massimamente in quello latino, anzi rozezza, in cui si hanno eletto scrivere questi baccalari de’ frati i suoi sofismi per meglio chiarirne de l’inezie loro.

Ma de queste cose in altro tempo. Ora i’ dico che considerando quanta trascuragine sia scrivere cosa che non possa con qualche diletto i lettori intertenere, ho voluto questo mio picciolo libretto in prosa volgare scrivere, acciò meglio da ognuno fusse inteso e se non per altro, almen per la novità de la materia non fusse disgradevole, volendo che questa mia fatica sia sodisfacimento degli inamorati che, intendendo quanto da la natura e dai cieli siano le donne privilegiate, gli sarà più piacere il servirle e molto men noia il correre in ogni periglio e patire ogni tormento e danno per acquistare il loro amore. Solo una grazia voglio da le donne di questa mia fatica, che conoscendo per me di quanta eccellenza sono dotate, non insuperbiscano, imperò che la umanitate è de le prime e più grate virtù vi siano, da la quale eziandio intendo commendarle, se prima brevemente raccontarò quello che alcuni temerari hanno ardimento oltra ogni dovere ne le femine biasimare.