Della congiura di Catilina/XVIII
Questo testo è stato riletto e controllato. |
Traduzione dal latino di Vittorio Alfieri (1798)
◄ | XVII | XIX | ► |
Già erasi un’altra congiura tentata da pochi, tra cui Catilina. La narrerò io quanto più schiettamente il potrò. Consoli Lucio Tullo e Marco Lepido, eletti per loro succedere Publio Autronio e Publio Sulla, convinti questi di comprati suffragj, esclusi e puniti ne vennero secondo le leggi. Poco dopo a Catilina reo di concussione fu inibito il Consolato, perchè, fra il prescritto tempo, non s’era egli discolpato. Un nobile giovane era in Roma a que’ tempi, chiamato Gneo Pisone: povero, fazioso, audacissimo: la cui indigenza e i perversi costumi incitavanlo a perturbar la repubblica. Con costui Catilina ed Autronio, circa il dì cinque Decembre, accordarono di uccidere in Campidoglio ai primi di Gennajo Lucio Cotta e Lucio Torquato Consoli. Dovean essi poi, fattisi Consoli a forza, Pisone spedire con un esercito per occupare le Spagne. Traspirò la cosa; perciò differirona al dì cinque Febbrajo la strage; e allora, non i Consoli soli, ma molti Senatori altresì disegnavano trucidare. E se Catilina troppa non affrettavasi a dar segno ai compagni nel Foro, quel giorno dalla fondazione di Roma in poi riuscito sarebbe il più scellerato ed orribile; ma, il non esservisi adunata in armi per anco gente bastante, guastava l’impresa.