Dei primi popoli barbarici. Epilogo della Storia d'Italia/1.

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Dei primi popoli barbarici. Epilogo della Storia d'Italia 2.

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EPILOGO

A Giacinta Simonetti, contessa di Brazzá

(Storia d’Italia, vol. II, parte III).

1. Eccomi, egregia donna, pervenuto al termine del cammino, che altri avrebbe voluto per avventura fosse riuscito piú breve; altri nol riputò lungo a bastanza. Io volli due cose; l’una d’adombrare i primi lineamenti della storia de’ barbari, che a mano a mano vennero in Italia fino al tredicesimo secolo dell’era cristiana; l’altra di tesser compiuta la storia de’ geti o goti da’ piú lontani tempi sino alla caduta del regno loro in Italia. Il bisogno mi spinse a confutar le favole di Giornande intorno all’uscita d’un Berico antediluviano dall’isola di Scanzia, le quali dal maggior numero degli scrittori si pongono per fondamento certissimo degli annali antichi d’Europa. La ricerca delle vere origini gotiche m’impose il carico di brancolare tra le false per disnebbiar gl’intelletti di coloro, a’ quali queste son care: ma non tutti doveano sapermene grado, e di qui procedé il vario giudizio sulla maggiore o minore ampiezza desiderata nel mio lavoro.

L’antichitá de’ geti di Tracia li fece di tratto in tratto confondere co’ pelasgi, co’ tirreni, con gli sciti asiatici di Trogo Pompeo o piuttosto di Teopompo, e con cento pretesi popoli d’una fantastica Indo-Germania, dalla quale si dicono uscite la razza greca e latina, la getica o gotica, la slavica, la celtica, la germanica; d’ivi anche narrasi diffusa nell’orbe intero la