Deh chi nobile prora
Questo testo è completo, ma ancora da rileggere. |
◄ | Di mille pregi chiare | Trapassar del sepolcro i chiusi orrori | ► |
VII
PER S. ANDREA.
Strofe.
Deh chi nobile prora
Bene spalmar m’insegna
Per via che in picciol’ora,
Grecia, a tue care foci oggi men vegna?
5Non già per ascoltar voce sonora,
Che ad udire innamori,
Egregia dote di quei nobil regni,
Ove sublimi ingegni
Tiranneggiaro di buon grado i cori.
Antistrofe.
10Nè men desto mi prende
Mirar gli ampj teatri,
Che in lunghi solchi or fende
Ingordo studio di villani aratri.
Chi può chiudere il varco? e chi contende
15Degli anni al forte assalto?
Inebbriano i desir mortal speranza;
Che caduca possanza
S’avvalla più, quanto più sorge in alto.
Epodo.
Traggemi a sè la regïone Achiva,
20Per inchinarmi a ribaciare il suolo,
Che sotto il piè d’Andrea lieto fioriva,
Duce fedel, che precorrea suo stuolo,
Rupe del mar sonante alle percosse,
Aquila per lo ciel d’invito volo,
25Che la vista dal Sol mai non rimosse.
Strofe.
Secreti almi celesti
Cantando oggi han da dirsi;
Lunge dunque s’arresti
Vulgo che di follie non sa pentirsi;
30Alma Cristiana a sofferir s’appresti.
Non è fallace istoria,
Che per viaggio di martir profondo
Tolti dal basso mondo
I seguaci di Dio giunsero a gloria.
Antistrofe.
35Sotto crudel bipenne
Jacopo già cadeo,
E pure a fin pervenne
Lacrimoso a narrar Marco e Matteo:
D’olio bollente in fiero ardor sostenne
40Giovanni angoscia rea:
Pietro sul Vatican levossi in Croce;
Nè pena manco atroce
Vede in Patrasso apparecchiarsi Andrea.
Epodo.
Peregrinando ivi ripose il piede,
45E col valor de’ suoi mirabil detti
Salda piantossi e germogliò la Fede:
Fece di vero Amor fervidi petti,
E diede bando per altrui salute
A’ falsi Numi da’ lor proprj tetti,
50Non già mai stanco d’insegnar virtute.
Strofe.
Al Rettor dell’Impero
Ciò non passò nascoso;
E pria fu lusinghiero,
Poi ver l’Anima pia fu disdegnoso:
55Ma quando a lui sviar dal buon sentiero
Ei si trovò mal forte,
Pur con arte di priego, e di minaccia,
Tutto avvampando in faccia,
E più nel petto, ei consegnollo a morte.
Antistrofe.
60Come le labbra aperse,
E fu suo dire inteso,
Immantinente s’erse
Tronco, ove Andrea si consumasse appeso:
Le turbe folte, al vero Dio converse,
65Tutto di pianto il volto
Udian dell’Innocente il fier martire;
Ed ei, forte ad udire!
Avea sommo nel cor gaudio raccolto.
Epodo.
Come cervetta, che in selvaggio monte
70Già stanca da lontan scorge l’argento
Scender pian pian di solitario fonte
Cresce velocitate al piè di vento,
Tanto le limpid’acque ella desira:
Si corre al tronco del mortal tormento
75L’Uom Santo, e così parla, ove il rimira:
Strofe.
O ben composto legno,
Ove il Signor che adoro
Placò l’alto disdegno,
E fe’ beato me col suo martoro:
80O Croce, in te m’affiso, a le men vegno;
Aprimi tu la strada
Per l’angoscia fuggir, che stammi intorno;
Sicchè all’almo soggiorno
Col sempiterno Redentor men vada.
Antistrofe.
85Si dice; indi si spoglia,
E sponsi a’ crudi scempi,
Adempiendo la voglia,
Che dell’aspre sue pene avean quegli empi,
Perchè piange la plebe? Onde s’addoglia?
90E tutto il Cielo oltraggia,
Se minimo piacer le si contrasta?
Or com’è, che non basta
Un sì nobil esempio a farla saggia?
Epodo.
Qual di diletto, e qual d’onor conforto,
95Qual’era in terra per Andrea ricchezza
Possente a far ch’ei s’adorasse morto?
Vero valor, vera virtù s’apprezza
La ’ve non giunge froda: i nostri pregi
Sono inchinarsi alla divina altezza;
100Poverello di Dio sovrasta i Regi.