Deh chi nobile prora

Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Canzoni Letteratura Deh chi nobile prora Intestazione 5 gennaio 2024 75% Da definire

Di mille pregi chiare Trapassar del sepolcro i chiusi orrori
Questo testo fa parte della raccolta Canzoni sacre di Gabriello Chiabrera
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VII

PER S. ANDREA.

Strofe.
Deh chi nobile prora
     Bene spalmar m’insegna
     Per via che in picciol’ora,
     Grecia, a tue care foci oggi men vegna?
     5Non già per ascoltar voce sonora,
     Che ad udire innamori,
     Egregia dote di quei nobil regni,
     Ove sublimi ingegni
     Tiranneggiaro di buon grado i cori.
Antistrofe.
10Nè men desto mi prende
     Mirar gli ampj teatri,
     Che in lunghi solchi or fende
     Ingordo studio di villani aratri.
     Chi può chiudere il varco? e chi contende
     15Degli anni al forte assalto?
     Inebbriano i desir mortal speranza;
     Che caduca possanza
     S’avvalla più, quanto più sorge in alto.
Epodo.
Traggemi a sè la regïone Achiva,
     20Per inchinarmi a ribaciare il suolo,
     Che sotto il piè d’Andrea lieto fioriva,
     Duce fedel, che precorrea suo stuolo,
     Rupe del mar sonante alle percosse,
     Aquila per lo ciel d’invito volo,
     25Che la vista dal Sol mai non rimosse.
Strofe.
Secreti almi celesti
     Cantando oggi han da dirsi;
     Lunge dunque s’arresti
     Vulgo che di follie non sa pentirsi;
     30Alma Cristiana a sofferir s’appresti.
     Non è fallace istoria,
     Che per viaggio di martir profondo
     Tolti dal basso mondo
     I seguaci di Dio giunsero a gloria.
Antistrofe.
35Sotto crudel bipenne
     Jacopo già cadeo,
     E pure a fin pervenne
     Lacrimoso a narrar Marco e Matteo:
     D’olio bollente in fiero ardor sostenne
     40Giovanni angoscia rea:
     Pietro sul Vatican levossi in Croce;
     Nè pena manco atroce
     Vede in Patrasso apparecchiarsi Andrea.
Epodo.
Peregrinando ivi ripose il piede,
     45E col valor de’ suoi mirabil detti
     Salda piantossi e germogliò la Fede:
     Fece di vero Amor fervidi petti,
     E diede bando per altrui salute
     A’ falsi Numi da’ lor proprj tetti,
     50Non già mai stanco d’insegnar virtute.
Strofe.
Al Rettor dell’Impero
     Ciò non passò nascoso;
     E pria fu lusinghiero,
     Poi ver l’Anima pia fu disdegnoso:
     55Ma quando a lui sviar dal buon sentiero
     Ei si trovò mal forte,
     Pur con arte di priego, e di minaccia,
     Tutto avvampando in faccia,
     E più nel petto, ei consegnollo a morte.
Antistrofe.
60Come le labbra aperse,
     E fu suo dire inteso,
     Immantinente s’erse
     Tronco, ove Andrea si consumasse appeso:
     Le turbe folte, al vero Dio converse,
     65Tutto di pianto il volto
     Udian dell’Innocente il fier martire;
     Ed ei, forte ad udire!
     Avea sommo nel cor gaudio raccolto.
Epodo.
Come cervetta, che in selvaggio monte
     70Già stanca da lontan scorge l’argento
     Scender pian pian di solitario fonte
     Cresce velocitate al piè di vento,
     Tanto le limpid’acque ella desira:
     Si corre al tronco del mortal tormento
     75L’Uom Santo, e così parla, ove il rimira:
Strofe.
O ben composto legno,
     Ove il Signor che adoro
     Placò l’alto disdegno,
     E fe’ beato me col suo martoro:
     80O Croce, in te m’affiso, a le men vegno;
     Aprimi tu la strada
     Per l’angoscia fuggir, che stammi intorno;
     Sicchè all’almo soggiorno
     Col sempiterno Redentor men vada.
Antistrofe.
85Si dice; indi si spoglia,
     E sponsi a’ crudi scempi,
     Adempiendo la voglia,
     Che dell’aspre sue pene avean quegli empi,
     Perchè piange la plebe? Onde s’addoglia?
     90E tutto il Cielo oltraggia,
     Se minimo piacer le si contrasta?
     Or com’è, che non basta
     Un sì nobil esempio a farla saggia?
Epodo.
Qual di diletto, e qual d’onor conforto,
     95Qual’era in terra per Andrea ricchezza
     Possente a far ch’ei s’adorasse morto?
     Vero valor, vera virtù s’apprezza
     La ’ve non giunge froda: i nostri pregi
     Sono inchinarsi alla divina altezza;
     100Poverello di Dio sovrasta i Regi.