Da Erode a Ppilato

Giuseppe Gioachino Belli

1833 Indice:Sonetti romaneschi III.djvu sonetti letteratura Da Erode a Ppilato Intestazione 9 marzo 2024 75% Da definire

Er Presidente de petto Le bbussole
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

[p. 21 modifica]

DA ERODE A PPILATO.

     Sei mesi fa, la bbaronessa Moma[1]
Se n’entrò dda un mercante che cconossce,
E dde morletti e dd’antre robbe frossce,[2]
Nun fo bbuscìa, ne caricò una soma.

     Ma pperchè aveva le saccocce mossce,
Guajo ch’accade spesso spesso a Rroma,
Fesce:[3] “Nun dubbità, sso’ ggalantoma:
Pagherò ttutt’assieme cór filossce.„[4]

     Cuant’ecco, venardì, tutto compito,[5]
Er mercante cór conto de le dojje.
“Portatelo,„ lei disce, “a mmi’ marito.„

     Ma er zor Barone, poco avvezzo a ssciojje,[6]
Visto cuer conto, tutto inviperito
J’arispose: “Portateto a mmi’ mojje.„

Roma, 19 febbraio 1833.

Note

  1. Gerolama. La contessa Pianciani.
  2. Flosce.
  3. Disse.
  4. [Dal francese filoche.]
  5. Compito, nel senso di gentilezza.
  6. Sciogliere: cavar danari.