Cosmo, a cui stanca, e d'aspri affanni oppressa
Questo testo è completo, ma ancora da rileggere. |
◄ | Sol dagli aspri Appennini il mar Tirreno | Il gran destriero al Piroo sembiante | ► |
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti di Gabriello Chiabrera
XXIII
LODA IL MEDESIMO.
Cosmo, a cui stanca, e d’aspri affanni oppressa
La Patria corse, e con la man paterna
Forte l’ergesti, e di beltà superna
4Lasciasti in lei fulgida forma impressa,
Or che del figlio al gran valor commessa
Indi la scerni, ove il gioir s’eterna,
Quanto godi in mirar, che alto governa
8Lo scettro, e i regni fortunar non cessa?
Tu calchi il Polo, e d’Orïon tu sorgi
Oltre le fiamme, e nel maggior sereno
11Tra magnanimi Eroi ti assidi in alto.
Nè però reggia in sulla terra scorgi,
Che d’alma pace più s’illustri, o meno
14Paventi ingiusto di rio Marte assalto.