Considerazioni intorno ai Discorsi del Machiavelli sopra la prima Deca di Tito Livio/Libro primo/Capitolo VIII

Capitolo VIII

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CAPITOLO VIII

[Quanto le accuse sono utili alle republiche, tanto sono perniziose le calunnie]

È vera conclusione che le calunnie sono detestabili, ma tanto naturale in una cittá libera, che è difficile e forse impossibile el levarle; perché quando nasce uno carico falso contro a uno cittadino, che può nascere per malignitá di chi ne è autore ed anche per errore, come si può provedere che non si allarghi nella moltitudine, la quale è piú inclinata a credere el male che el bene? Ed anche non mancano molti che per odio o per invidia fomentino questi romori; e però a Roma nella quale la via dello accusare era sí facile e larga, quanti furono e’ carichi dati falsamente a’ cittadini? In esemplo ci è Fabio Massimo e molti altri, né si può sempre accusare o punire chi calunnia a torto, né si può altrimenti che per [p. 17 modifica] scrittura formare modo di republica che proveda cosí prontamente a tutti e’ disordini. Però in ogni popolo libero fu e sará sempre abondanzia di calunniatori; basta che le calunnie false col tempo e con la veritá si spengono spesso per sé stesse. Né lo sdegno di essere calunniato traporterá mai uno cittadino grave a fare disordine contro alla republica, e se bene ará sdegno contro a chi pensa che sia stato autore della calunnia, ha anche sdegno e molto maggiore contro a chi l’ha accusato falsamente. Ma questi sdegni particulari non fanno mai disordine importante in una cittá che per altro sia bene regolata; come neanche fanno le calunnie, le quali quando sono scandolose, come fu quella di Manlio Capitolino che tendeva a sollevare la plebe contro al senato, si opprimono; se non sono scandolose si lasciano andare, perché da sé medesime caggiono. E lo esemplo di Cosimo, figurato nel Discorso suo sanza nominarlo, è uno sogno; perché a lui aperse la via alla grandezza non le calunnie, ma la prudenzia, e principalmente la ricchezza eccessiva, con le quali, essendo el governo di Firenze disordinatissimo e pieno per sua natura di sedizione, gli fu facile corrompere e’ cittadini, e, fomentando le divisione della cittá, camminare, col farsi capo di una parte, alla tirannide. E perché questa materia a provare la conclusione del Discorso è stretta di esempli, fu mendicato quello di messer Giovanni Guicciardini; el quale è vero che fu calunniato ingiustamente, e che per essere e’ giudíci disordinati non ebbe modo per mezzo di quegli giustificare la innocenzia sua, ancora che ne facessi ogni opera, insino a rapresentarsi volontariamente in carcere; ma dalla calunnia sua non nacque le divisione della cittá, né da questo si augumentorono, anzi pel contrario le discordie de’ cittadini fomentorono e feciono di piú momento questo caso suo, che per lo ordinario non sarebbe stato.