Come leon, che alle foreste intorno
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XXIV
A D. VIRGINIO ORSINI
DUCA DI BRACCIANO
La gloria guadagnarsi colle opere grandi.
Come leon, che alle foreste intorno
Corse digiun, se alla magion sen riede,
E ne i riposti orror del suo soggiorno
I figli infermi depredati vede;
5A tal sembianza di pietade, e d’ira
Dell’Eacide fiero il cor fu vinto,
E percotendo il petto aspro sospira
Al primo annunzio di Patroclo estinto.
Pianse così, che del cordoglio amaro
10L’acerbe strida, e del suo rio tormento
Nell’ampio regno di Nettuno andaro
Là ’ve Tetide bagna i piè d’argento.
La bella Diva sollevossi a volo,
Pronta allo scampo dell’Eroe feroce,
15E caramente a mitigargli il duolo
Diffuse il mel della nettarea voce.
Dissegli al fin, che lunga etade, e lieto
Il Sol godrà, se non s’affanna in guerra:
S’ei veste l’armi, era fatal decreto
20Sua giovinezza traboccar sotterra.
Ma per alta cagion vicino occaso
Per vil temenza non frenò quel Grande;
Quinci le Dee dell’immortal Parnaso
Di tante il circondaro auree ghirlande.
25E quinci seco han da fregiarti insieme
De’ più splendidi fior, che abbia Elicona,
Le Dive stesse o dell’Italia speme,
Onor del Tebro, e degli Orsin corona.
Che orrida morte sul Danublo invano
30Ti si fe’ contra, e già per entro il seno
Dell’inospite Egeo contro Ottomano,
Stringer non valse a tua virtude il freno.
E t’invogliò, non volge l’anno ancora,
Risco sì fier nell’Africano regno:
35I magnanimi cor gloria innamora;
Alma gentil prende i vil’ozj a sdegno.
E se altri muor nelle sublimi imprese,
Fama il ravviva; or tu colà ten vola,
Ove il Belga superbo, ove l’Inglese
40Giusti tributi al Vaticano invola.
Colà sparse e disperse, inclite prove,
Il gran Farnese i rubellanti e rei;
Erse colà non rimirati altrove
Del soggiogato Scalda alti trofei.
45Colà ten vola, e di sì chiari allori
Sia forte il grido ad impiumarti il piede;
Eccelso successor d’alti sudori,
Fátti non men d’eccelsi pregi erede.
Sprone de’ figli generosi all’alme
50Fian tue vigilie; e d’immortal diletto
A ripensar sulle tue nobil palme,
La Patria ognor serenerà l’aspetto.
Che se l’Asopo, e se l’Inachia riva
Già per varie cagion lieta si vide,
55Pur di gaudio infinito allor gioiva.
Ch’ella scorgea trionfatore Alcide.
Allor trombe festose, allor non stanco
Tuono d’altere voci il cielo empiea,
Ch’ei disgombrò tutto anelante il fianco
60Del gran leon la region Nemea.
E quando in Libia all’oceán converso,
Resse col duro tergo il ciel stellante,
E quando in sonno il fier dragon sommerso,
Dell’or famoso impoveriva Atlante.