Codice e società/Capitolo 1/1
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Il sostrato su cui viene disseminato il codice libero è sociale perché riguarda potenzialmente una grande vastità di persone. Nei fatti è facile immaginare che non tutti saranno interessati a partecipare attivamente, ciononostante tutti ne siamo coinvolti più o meno consapevolmente: se eliminassimo seduta stante il codice libero probabilmente si fermerebbero molti apparati informatici finanziari e strategici e il mondo cadrebbe nel caos. Quindi chiamiamo sociale questo sostrato perché il codice libero è, almeno potenzialmente, accessibile a tutti e perché indirettamente interessa tutti, ma anche perché è caratterizzato da forme di relazioni umane in grado di sostenersi esclusivamente nella rete.
Questo sostrato sociale, nella sua accezione più esclusiva, selettiva e ristretta di persone che vi partecipano attivamente, si auto-indica come comunità. Declinata in inglese, “community” riassume in un'unica parola tutto il complesso di forme istituzionalizzate. Le principali di queste sono il “Software Libero” e l'”Open Source”. Queste relazioni che nascono nella rete attraverso la condivisione di uno scopo comune finiscono col darsi un nome, un codice morale o etico e individuano un leader carismatico. Queste due istituzioni del codice libero, spesso in conflitto tra loro, hanno i loro leader carismatici.
Il Software Libero fa riferimento alla Free Software Foundation fondata da Richard Stallman il 4 ottobre 1985. Richard Stallman è un informatico statunitense che vede esaurirsi la collaborazione tra informatici a seguito dell'emergere del software chiuso e proprietario. Al di là dei principi etici, quello che emerge è proprio il venir meno del capitale sociale, della solidarietà, e quindi delle relazioni che prima dell'emergere del software proprietario si sviluppavano attorno a un certo modo di produrre software ritenuto “naturale”. Questa dimensione sotto l'aspetto narrativo riguarda la nostalgia, dal punto di vista sociologico riguarda invece la perdita di un certo tipo di relazioni sociali e del network.
Il concetto di rete sociale si confonde con la rete tecnologica: esiste una rete di relazioni sociali perché esiste una rete tecnologica, ma non è sempre stato così. Facendo un ulteriore passo indietro nel tempo si può vedere che esiste una rete ed una comunità ben prima della nascita di Internet e del Web poi. L'infrastruttura nasce attorno e su misura di questa “comunità”, cioè ne è una conseguenza. Forse oggi la relazione è per lo più inversa, cioè è la rete a creare nuove possibilità di relazione basate sulla tecnologia, ma all'inizio è stato certamente il contrario:
[…] Nel 1975 Unix si era consolidato in quaranta istituzioni USA. Dopo il 1974 c'era un gruppo di utenti in Australia. L'università di Tokyo ha introdotto Unix nel 1976. in ogni paese gli utenti organizzavano incontri e bollettini per condividere idee, supporto, e sistemare i malfunzionamenti. Molto di questo lavoro doveva essere fatto attraverso nastri, dischi, ed altri mezzi fisici dei più disparati. ARPANET era funzionante (già dal 1969); e nei primi anni '70 del 900 la posta elettronica era comunemente usata – ma non per i sistemi che montavano Unix. Il primo protocollo email de facto, scritto nel 1973, era per il sistema operativo TENEX montato su macchine DEC-10. Prima che nel tardo 1976 un ricercatore universitario della AT&T scrivesse un programma di copiatura da Unix a Unix (UUCP Unix-to-Unix CoPy), era quasi impossibile spedire file attraverso la rete da una macchina Unix ad un'altra macchina Unix. Pertanto Unix si diffuse nel modo più tradizionale – studiosi in anno sabbatico e ricercatori universitari che andavano e venivano da e per BTL, Xerox PARC, e dipartimenti universitari. Vi era una comunità fisica di utenti Unix ben prima che un qualcosa come una comunità virtuale potesse essere anche solo immaginata. (Steven Weber, 2004 – p. 29)
Questa tecnologia complessa, piena di difetti, spesso costosa, così come lo era ai suoi esordi l'informatica, si diffonde, in particolare in ambienti elitari come le università e gli istituti di ricerca, e diviene il focus attentivo di una comunità scientifica già consolidata e strutturata. Sono proprio i suoi “rompicapi” a costituire una possibilità di azione e la soluzione di questi diventa esperienza comunicata all'interno del network, da esperienza individuale diviene collettiva e quindi performance (Turner, 1986 p. 37). In questo senso il malfunzionamento assume spessore simbolico, attira attenzione, implica aspettative che non verranno deluse.
Il difetto di funzionamento non è un limite alla sua diffusione, ma piuttosto un presupposto. In questa fase storica vi è già una comunità che precede l'informatica da consumo, internet e il Web, e in questa fase è la criticità a favorire la diffusione dell'informatica in questi ambienti elitari. Al contrario, quando l'informatica diventerà un prodotto di largo consumo, sarà la sua “accessibilità1” e l'assenza di difetti a permetterne la massima diffusione.
In una prima fase vi è quindi una comunità di utenti che oggi chiameremmo progrediti, ma che allora erano gli unici possibili, sia per i costi elevati, sia per le competenze che il suo utilizzo richiedeva, e che, in qualche modo, spinge affinché vengano sviluppati i protocolli di trasmissione di dati e diventi possibile scambiarsi informazioni in particolare su come far funzionare queste macchine “infernali” che avevano nomi come PDP1, PDP2, DEC-10, VAX, Eagle e via dicendo. Intranet, e prima di allora il progetto Arpanet del ministero della difesa USA, nascono proprio in questo tipo di relazioni: consulenze - incarichi e progetti di cooperazione tra Università, governi, industrie e professionisti.
In questa fase storica prevale il bisogno di far funzionare e sfruttare sistemi informatici costosi, lenti e ancora pieni di difetti piuttosto che il mantenimento del segreto. Il segreto sarebbe svantaggioso anche per chi si trova in condizioni più avanzate. È una fase in cui c'è fervore e in cui prevale la solidarietà meccanica (Durkheim, 1962). Non sono importanti i ruoli e le specializzazioni tipici della modernità a tenere assieme questa comunità, bensì la medesima condizione di necessità. Fisici e statistici possono essere visti come figure con specializzazioni diverse in una prospettiva moderna, ma in relazione all'informatica sono accomunati dallo stesso bisogno di fare elaborazioni massive di dati sugli stessi apparati interdipartimentali (Richard Stallman, 2000): la rispettiva specializzazione in questa prospettiva diviene irrilevante e con essa la suddivisione in ruoli. Chi riesce a far funzionare le macchine acquista prestigio nel proprio dipartimento universitario, nel proprio istituto di ricerca, o nel mercato, e riesce a farlo meglio se può scambiare informazioni con altri. Si tratta spesso di statistici, di biologi, di fisici e di astronomi che all'inizio non sono direttamente coinvolti nella ricerca informatica, ma finiscono col parteciparvi attivamente.
Quando l'informatica verrà appropriata dal mercato, e diventerà informatica diffusa, i ruoli reciproci diventeranno significativi: ci saranno pacchetti per statistici, per fisici, per contabili, per architetti, per urbanisti e via dicendo. Lo statistico sarà colui che utilizza SPSS; l'urbanista sarà colui che usa ArcView; il progettista colui che usa Autocad, e via dicendo. In questa fase l'informatica si diffonderà in contesti sociali moderni caratterizzati dalla divisione in ruoli dei soggetti e quindi si tratterà di contesti tenuti assieme da forme di solidarietà organica (Durkheim 1962). L'informatica ci mostra come le forme di solidarietà descritte da Durkheim possano insistere entrambe nei sistemi sociali moderni: la solidarietà meccanica attiene al codice libero; la solidarietà organica attiene al software proprietario.