Clizia/Atto terzo/Scena prima
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Niccolò Machiavelli - Clizia (1525)
Atto terzo
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Nicomaco, Cleandro
- Nicomaco
- Cleandro! o Cleandro!
- Cleandro
- Messere!
- Nicomaco
- Esci giù, esci giù, dico io! Che fai tu, tanto el dì, in casa? Non te ne vergogni tu, che dài carico a cotesta fanciulla? Sogliono a simili dì di carnasciale e giovani tuoi pari andarsi a spasso veggendo le maschere, o ire a fare al calcio. Tu se’ uno di quelli uomini, che non sai far nulla, e non mi pari né morto né vivo.
- Cleandro
- Io non mi diletto di coteste cose, e non me ne dilettai mai, e piacemi più lo stare solo che con coteste compagnie, e tanto più stavo ora volentieri in casa veggendovi stare voi, per potere, se voi volevi cosa alcuna, farla.
- Nicomaco
- Deh! guarda dove l’aveva! Tu se’ el buon figliuolo! Io non ho bisogno di averti tuttodì drieto! Io tengo dua famigli ed uno fattore, per non avere a comandare a te.
- Cleandro
- Al nome d’Iddio! e’ non è però che quello ch’io fo no ’l faccia per bene.
- Nicomaco
- Io non so per quel che tu te ’l fai, ma io so bene che tua madre è una pazza, e rovinerà questa casa. Tu faresti el meglio a ripararci.
- Cleandro
- O lei, o altri.
- Nicomaco
- Chi altri?
- Cleandro
- Io non so.
- Nicomaco
- E’ mi pare bene che tu no ’l sappi. Ma che di’ tu di questi casi di Clizia?
- Cleandro
- (a parte) Vedi che vi capitamo!
- Nicomaco
- Che di’ tu? Di’ forte, ch’io t’intenda.
- Cleandro
- Dico ch’io non so che me ne dire.
- Nicomaco
- Non ti par egli che questa tua madre pigli un granchio, a non volere che Clizia sia moglie di Pirro?
- Cleandro
- Io non me ne intendo.
- Nicomaco
- Io son chiaro! tu hai preso la parte sua! E’ ci cova sotto altro che favole! Parrebbet’egli però che la stessi bene con Eustachio?
- Cleandro
- Io non lo so, e non me ne intendo .
- Nicomaco
- Di che diavolo t’intendi tu?
- Cleandro
- Non di cotesto.
- Nicomaco
- Tu ti sei pur inteso di far venire in Firenze Eustachio, e trafugarlo, perché io non lo vegga, e tendermi lacciuoli per guastare queste nozze. Ma te e lui caccerò io nelle Stinche; a Sofronia renderò io la sua dota, e manderolla via, perché io voglio essere io signore di casa mia, e ognuno se ne sturi gli orecchi! E voglio che questa sera queste nozze si faccino, o io, quando non arò altro rimedio, caccerò fuoco in questa casa. Io aspetterò qui tua madre, per vedere s’io posso essere d’accordo con lei; ma quando io non possa, ad ogni modo ci voglio l’onor mio, che io non intendo ch’e paperi menino a bere l’oche. Va’, pertanto, se tu desideri el bene tuo e la pace di casa, a pregarla che facci a mio modo. Tu la troverrai in chiesa, ed io aspetterò te e lei qui in casa. E se tu vedi quel ribaldo di Eustachio digli che venghi a me, altrimenti non farà bene e casi suoi.
- Cleandro
- Io vo.