Ciceruacchio e Don Pirlone/Documenti/XXXVIII

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Documento N. XXXVIII.1


Lettera diretta il 1° aprile 1848 all’illustrissimo signor Marchese Pes di Villamarina, Incaricato d’affari di S. M. il Re di Sardegna alla Corte granducale di Toscana.

Illustrissimo sigrnor Marchese,

Spedito dal generale Durando, come monsignor Massoni le ha notificato, a concertare col Governo toscano quelle intelligenze fra le truppe toscane e pontifìcie, che la natura delle presenti circostanze indica come più opportune ed urgenti, mi è stato rappresentato da Sua Eccellenza il signor Ministro della guerra, che, malgrado i termini della notificazione 29 corrente, che dichiara dovere le truppe toscane agire di concerto colle sarde e colle pontificie, il contingente granducale è stato posto direttamente agli ordini di Sua Maestà il Re di Sardegna, dal quale soltanto può dipendere ogni sua ulteriore destinazione.

In tale stato di cose mi corre obbligo di sottoporre a lei, signor Marchese, i motivi delle mie istanze presso il Ministero toscano, ed invocare la di lei assistenza al conseguimento di un fine che mi sembra da reputarsi egualmente proficuo a tutti gli interessati.

Le poche forze toscane, sia in virtù dei capitoli della Lega, sia per la impossibilità di conseguire effetto veruno d’importanza, operando di per sé sole, debbono necessariamente agire d’intelligenza e subordinate sia alla Maestà del Re di Sardegna, sia al Generale comandante dell’esercito pontificio. Ma dove si osservi di quanto scarso sussidio sarebbe l’aggiunta di queste poche truppe all’esercito piemontese, e si consideri per lo contrario quanto vantaggio deriverebbe alla causa comune dal potersi al più presto mobilizzare l’esercito regolare pontificio, ancora assai incompleto, in causa delle distanze di molti distaccamenti che debbono raggiungerlo dagli estremi confini dello Stato, apparirà manifesta l’utilità che deriverebbe, nelle presenti congiunture, dalla pronta unione dei Toscani ai Pontifici, con che il generale Durando si troverebbe immediatamente in grado di entrare in campagna e di utilizzare gran parte dei molti volontari dello Stato, il cui aiuto non diventa efficace, che quando siano tutelati dal maggior numero possibile di forze regolari.

Questa semplice considerazione, della quale ella vede di per sé stessa, signor Marchese, gl’importanti sviluppi, mi anima a pregarla, quanto più presto fare si possa, di sottoporla a Sua Maestà il Re di Sardegna, al quale il generale Durando anela di dare coi fatti testimonianza di sé medesimo.

E dove a Sua Maestà paresse conveniente di secondare questo vivo desiderio del Generale comandante dell’esercito papale, sarebbe pure mestieri che fosse ingiunto al Generale toscano di agire non solo di concerto, ma agli ordini del pontificio, per evitare quegli sconcerti che pur troppo sogliono derivare dove le competenze non siano nettamente stabilite.

[p. 487 modifica]Parendomi di avere esauriti i sommi capi della materia che mi ha dato r onore della presente comunicazione, passo a quello di segnarmi colla più profonda stima e considerazione.

Di lei, signor Marchese,

Firenze, 1° aprile 1848.
Devotissimo ed obblìgatissìmo servitore

Eugenio Albéri

Segr. dello stato magg. gen. dell'esercito pont. di operaz.


Note

  1. Dalle Buste della miscellanea politica ecc. Busta 23, Copertina 116.