Ciceruacchio e Don Pirlone/Documenti/XXXII

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Documento N. XXXII.1

N. 2882 Segr. Gen. A.

Illustrissimo signore.

Avanti ieri giunsero in Comacchio varie colonne civiche e volontarie con artiglieria, che sorpassavano i mille uomini, mosse da Ravenna per lo entusiasmo delle popolazioni, e per l’ardore della gioventù, che le compone, e bloccarono quel forte, e ne intimarono la resa, e ieri fra i Comandanti civici e quel Maggiore austriaco successe una capitolazione, i cui dettagli non conosco, ma per quel che sento non variano da quelli della capitolazione di Venezia. Quest’ultima capitolazione se V. S. ill.ma non la conosce, le ne accludo una copia. E parlando di Venezia credo bene di ferie avere qui unita una lettera autografa del signor conte Zichy, Comandante quella città e fortezza, che la interesso di ritornarmi, dopo di avere rilevato le cause e le circostanze che determinarono la risoluzione senza spargimento di sangue da nessuna parte. Qui, come saprà, vi sono molte colonne civiche e volontarie di più migliaia d’uomini, e d’altre ne sono in [p. 482 modifica]marcia qui dirette. Ieri sera poi è qui giunto il signor generale Durando, Comandante il Corpo d’armata, che si porta sul confine pontificio.

Io manifesto in compendio tutte queste circostanze a V. S. ill.ma perchè si faccia a considerare seriamente sulla probabilità di essere stretta ad un blocco per moto spontaneo delle colonne civiche, giacchè sono esse ugualmente dello stesso ardore di quelle di Ravenna, e mosse da un entusiasmo tale che l’autorità non potrebbe frenare, essendo ora minima la truppa di linea in loro confronto. Consideri pure, ed è un punto per lei assai essenziale, sull’impossibilità che ella possa ricevere soccorsi ed istruzioni, poichè l’armata austriaca d’Italia è pressochè disciolta, mentre tra la parte che rimane a Mantova e Verona, il resto è rientrato nei suoi domimi, ed i corpi profughi ed erranti non possono sorpassare i confini, perchè guardati da un’armata. Le istruzioni poi non possono da lei attendersi, poichè nel Lombardo e nel Veneto s’intercetta dai nuovi governi tutta la corrispondenza, circostanza che mi fa ritenere non sia giunta al destino la dì lei lettera ultimamente spedita per istaffetta.

Per l’amore che io debbo avere di risparmiare a questa città le conseguenze di un conflitto d’armi, e pel bene puranco della di lei persona e della truppa che le dipende, io mi prendo ad intrattenerla sopra un argomento che deve pure interessarla, e tanto più per il riflesso che una resistenza senza una speranza di buon successo e di salvamento non porterebbero a lei che il vanto d’aver sacrificata la città e la truppa. Ho parlato con chiarezza e sincerità, perchè l’occultare o simulare il vero non è il mio carattere e della autorità di cui sono rivestito.

Attendo intanto il ritorno della lettera del signor conte Zichy, e con distintissima stima e considerazione passo a confermarmi.

Di V. S. Ill.ma

Ferrara, li 31 marzo 1848.
Il legato
Firmato: Luigi Cardinale Ciacchi.

Al signor conte Khuen, tenente-colonnello
Comandante la fortezza di Ferrara.


Note

  1. Dalle Buste della miscellanea politica ecc. Busta 23, Copertina 115.