Ciceruacchio e Don Pirlone/Documenti/CXII

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Documento N. CXII.1

UFFIZIO DEL QUARTIER GENERALE.


Eccellenza,

Siamo partiti da Padova ieri. La cavalleria ed artiglieria per Nuale. Noi e la fanteria per la strada di ferro, e in sera ci siamo riuniti tutti in Treviso. Le accoglienze e le attenzioni sono state al solito infinite. Le marcie lunghe dei giorni passati hanno stancata assai la truppa, specialmente i cavalli, ed oggi ho dato riposo.

Ho trovato l’armata di Nugent coi suoi avamposti sulla Piave. Il ponte è stato rotto, e senza questo contrattempo sarei passato e avrei portato la guerra sul Tagliamento. Così sono costretto a impedire il passo della Piave, prima di pensare a passarla io stesso. Ho trovato il generale Della Marmora con circa tremila uomini in posizione lungo il Piave ed io domani porterò il mio quartier generale a Monte Belluno, estendendomi da Vidon sino a Breda, dov’è Zambeccari, onde difendere particolarmente la strada che conduce direttamente a Verona per Bassano. Le forze di Nugent sembra che siano di circa 15 mila uomini, e certamente potrò fargli fronte quando io sia stato raggiunto dalla divisione Ferrari, che poco può oramai essere addietro. Viene da Verona la nuova d’uno scontro d’avamposti, nel quale i Piemontesi son rimasti superiori, ed hanno fatto prigioniero uno squadrone di cavalleria. Ieri sera tutte le truppe rinchiuse nella città ne sono uscite alle otto, lasciandovi poca guarnigione. Sembra che si prepari un fatto d’arme importante, vinto il quale dall’armi piemontesi, sarà vinta la guerra. Intanto le cose politiche sembrano volgere al meglio. Tutti oramai son d’accordo in queste provincie che la Repubblica Veneta non può sussistere, e che conviene formare uno Stato solo in tutta la linea del Po. Una battaglia vinta da Carlo Alberto deciderà la cosa, e credo che questi due fatti, non tarderanno ad avverarsi.

Debbo porle sott’occhio la condizione delle vedove degli ufficiali, cosa, che in questo momento specialmente, merita gran considerazione.

Pel modo col quale è loro provveduto, è in molti ammogliati grave il pensiero delle loro famiglie, e certo ciò non contribuisce a renderli pronti ed animosi. Crederei opportuno che si stabilisse in modo esplicito e notorio che sarà pensato a dette vedove, riferendosi per l’applicazione di questo decreto, alla legge che certamente dovrà farsi dalle Camere su questo importante argomento.

Ho l’onore di essere, signor Principe,

Treviso, 30 aprile.
Suo devotissimo servitore
G. DURANDO.

Al signor Ministro della guerra, Roma.


Note

  1. Dalle Buste della miscellanea politica ecc. Busta 25, Copertina 145.