Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia, e non sa quel che trova/Atto secondo/Scena terza
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Servo, poi Mario e detta.
- Servo
- Il signor Mario Faini.
- Eva
- Entri.
Servo esce.
- Mario
- Ho saputo che lei doveva essere sola e sono venuto a tenerle compagnia.
- Eva
- Grazie.
- Mario
- Lei mi pare di malumore, quest'oggi.
- Eva
- Non è vero.
- Mario
- Eh! scommetto io... qualche piccola contrarietà. Sa, è tanto facile! Il mondo è fatto per questo, e la nostra vita non è che una filza di dolori, siano essi microscopici... siano invece... telescopici, se mi è permesso esprimermi così. Noi non siamo che pallidi riflessi della...
- Eva
- Come va che lei sapeva di trovarmi sola?
- Mario
- Distinguo. Io non sapevo di trovarla sola. Sapevo che secondo ogni probabilità suo marito non sarebbe stato in casa.
- Eva
- Perché?
- Mario
- Ecco un'interrogazione alla quale...
- Eva
- Si spicci, signor Mario.
- Mario
- Dirò... Mia sorella mi parlò di... no... Io stamattina offrii a mia sorella di accompagnarla in carrozza al Corso ed essa...
- Eva
- Avanti... ed essa le rispose che ve l'avrebbe accompagnata mio marito.
- Mario
- Appunto... ma ero incerto se glielo dovessi o meno dire.
- Eva
- A me? E perché era incerto?
- Mario
- Eh sa... alle volte, le mogli... i mariti fanno lo stesso.
- Eva
- Mio marito mi lascia assolutamente padrona di me ed io gli accordo volentieri la reciprocità.
- Mario
- (Non è gelosa!) Ed è appunto perciò, signora Eva, che la venni a trovare. Ieri sera suo marito diceva con mia sorella che le donne sono tutte ad un modo e che non amano la solitudine.
- Eva
- Può darsi.
- Mario
- E io mi sono detto: «Le donne non amano la solitudine. La signora Eva è una donna; dunque la signora Eva non ama la solitudine. Ora, chi detesta la solitudine ama la compagnia. Io sono una compagnia; dunque la signora Eva mi...» È vero?
- Eva
- Sua sorella riceve tutte le sere?
- Mario
- Cioè, non riceve... ammette tutte le sere che qualcheduno vada da lei. Ma ce ne vuole per essere il qualcheduno. Il primo qualcheduno che io le abbia conosciuto fu il conte Menfrini, ufficiale di cavalleria... il secondo...
- Eva
- Non si svaghi nell'enumerazione, che pare voglia essere lunghetta. Mi nomini l'ultimo.
- Mario
- Il qualcheduno attuale? E se non glielo potessi dire?
- Eva
- Via... per farmi piacere...
- Mario
- Me lo chiede in un modo che... Ebbene, acconsento... ad un patto.
- Eva
- È accettato.
- Mario
- Che lei mi dirà poi che ama la compagnia, e che essendo io...
- Eva
- Ma glielo dico prima, se le preme. Dunque... l'attuale è... mio marito?
- Mario
- Lo sapeva.
- Eva
- E di signore, ne riceve, sua sorella... la sera...?
- Mario
- Oh! mai.
- Eva
- E quando il signor Landi è qui?
- Mario
- Mio cognato? Mio cognato fa come lei e come tutti... Non sa... sono esigenze della vita codeste. Il matrimonio non dà che il titolo sociale ad una ditta... e se due si vogliono bene davvero, come non hanno bisogno di noi... ma... dove va?
- Eva
- Vado a mettermi lo scialle ed il cappello.
- Mario
- Mi congeda?
- Eva
- No... l'invito a venir meco al Corso.
- Mario
- Davvero?
- Eva
- (suona un campanello). M'accompagna?
- Mario
- E come!
Un Servo compare.
- Eva
- Carrozza.
II Servo esce. A Mario.
- Due minuti e ritorno... Perdono.
Esce.