Cantico di Natale/Strofa Quarta

L'ultimo degli Spiriti

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Charles Dickens - Cantico di Natale (1843)
Traduzione dall'inglese di Federigo Verdinois (1888)
L'ultimo degli Spiriti
Strofa Terza Strofa Quinta


Lento, grave, silenzioso, s’accostò il fantasma. Scrooge, in vederselo davanti, cadde in ginocchio, perché in verità questo degli Spiriti era circonfuso di ombra e di mistero.

Un nero paludamento lo avvolgeva tutto, nascondendogli il capo, la faccia, ogni forma: solo una mano distesa sporgeva. Senza di ciò, sarebbe stato difficile discernere la cupa figura dalla notte, separarla dalle tenebre che la stringevano.

Sentì Scrooge che lo Spirito era alto e forte, sentì che la misteriosa presenza gl’incuteva un terrore solenne. Non sapeva altro, perché lo Spirito era muto e immobile.

- Sono io in presenza dello Spirito di Natale futuro? - chiese Scrooge.

Non rispose lo Spirito, e solo accennò con la mano.

- Tu mi mostrerai le ombre delle cose non accadute, ma che accadranno nel tempo che ci aspetta, - proseguì Scrooge. - Dico bene, Spirito? -

La parte superiore del paludamento si aggruppò un momento nelle sue pieghe, come se lo Spirito avesse inclinato il capo. Fu questa l’unica sua risposta.

Benché oramai assuefatto a cotesta compagnia dell’altro mondo, Scrooge avea tanta paura di quell’ombra taciturna da non reggersi in gambe quando si trattò di seguirla. Lo Spirito, quasi accorto di quel tremore, sostò un momento per dargli tempo di riaversi.

Ma il rimedio fu peggio del male. Scrooge fu preso da un brivido di vago terrore, pensando che di dietro al fosco paludamento due occhi spettrali intentamente lo fissavano, mentre egli, per quanto aguzzasse i propri, non poteva altro vedere che una scarna mano sporgente da un gran viluppo di nerume.

- Spirito del futuro! - egli esclamò, - io ho più paura di te che di ogni altro Spirito veduto innanzi. Ma, poiché so che l’intenzione tua è di farmi del bene, e poiché spero di mutar vita, se Dio mi dà vita, eccomi disposto a tenerti compagnia e con animo grato, anche. Non vorrai tu essermi cortese di una parola? -

Nessuna risposta. La mano accennava diritto in avanti.

- Ebbene, guidami! - disse Scrooge. - Guidami! La notte declina, e il tempo è per me prezioso, lo sento. Guidami, Spirito! -

Il Fantasma si mosse lento e grave com’era venuto. Scrooge lo seguì come avvolto nell’ombra del paludamento e in quella si sentì portato via.

Non si può dire che entrassero in città; parve invece che questa balzasse fuori di botto e li circondasse. Vi si trovavano dentro, proprio nel cuore; alla borsa, fra i negozianti. E questi andavano su e giù frettolosi, e faceano tintinnare i denari in tasca, e discorrevano a capannelli, e cavavano fuori gli orologi, e si gingillavano in atto pensoso e co’ grossi sigilli d’oro della catena. Così tante volte gli aveva visti Scrooge.

Lo Spirito si arrestò presso un gruppo di uomini d’affari. Osservando la mano che gli additava, Scrooge si avanzò per udire i loro discorsi.

- No - diceva un omaccione grasso con tanto di pappagorgia - non ne so gran cosa. Questo so che è morto.

- Quand’è ch’è morto? - domandò un altro.

- Iersera, credo.

- O di che? - chiese un terzo, pescando largamente in un’ampia tabacchiera. - Mi pareva a me che non dovesse morir mai.

- Dio lo sa, - sbadigliò il primo.

- Che ne ha fatto dei suoi danari? - domandò un signore dal viso rubicondo con una escrescenza pendula in punta del naso, la quale tremolava come i bargigli d’un tacchino.

- Non ne ho inteso dir niente, - rispose l’uomo dalla pappagorgia in un secondo sbadiglio. - L’avrà lasciati alla sua Ditta. A me, no di certo. Questo è quanto so. -

Una risata generale accolse questa facezia.

- Ha da essere un magro funerale, - soggiunse quello stesso; - perché non so davvero di nessuno che ci vada. Che direste se ci andassimo tutti noi, da volontari?

- Se c’è da rifocillarsi, non dico di no, - osservò il signore dall’escrescenza. - Se ci vengo, mi s’ha da nudrire. -

Altra risata.

- Bè, - disse il primo, - io sono il più disinteressato fra tutti voi, perché non porto mai guanti neri e non fo mai colazione. Eppure eccomi pronto ad andare, se c’è altri che mi faccia compagnia. Quando ci penso, mi pare e non mi pare di essere stato il suo amico più intrinseco; dovunque ci si vedeva, si barattavano quattro chiacchiere. Addio, addio! -

Il gruppo si sciolse si mescolò ad altri gruppi. Scrooge li conosceva tutti, e si volse allo Spirito per avere una spiegazione.

Il Fantasma passò oltre in una via. Segnò, col dito disteso, due persone che s’incontravano. Di nuovo Scrooge porse ascolto, pensando di trovar qui la spiegazione domandata.

Anche questi uomini gli erano noti: uomini d’affari, ricchissimi, di gran conto. S’era studiato sempre di guadagnarsi la loro stima: beninteso, una stima commerciale, nient’altro.

- Come si va? - chiese uno.

- E voi? - ribatté l’altro.

- Non c’è malaccio. Pare che il vecchio lesina abbia avuto il suo conto alla fine, eh?

- Così ho inteso dire. Fa freddo, non vi pare?

- Siamo a Natale, capite. Voi non siete pattinatore, eh?

- No, no! Ho ben altro pel capo. Buon giorno! -

Non altro. Questo il loro incontro, il colloquio, il commiato.

Scrooge avrebbe quasi stupito che lo Spirito desse tanto peso a così futili discorsi; ma per un’intima certezza che qualche intento nascosto ci avea da essere, si diè a pensarci sopra. Non si poteva supporre che quei discorsi si riferissero alla morte di Giacobbe, il suo vecchio socio, perché quella apparteneva al Passato, e i dominio di questo Spirito era tutto nel Futuro. Né gli veniva in mente altra persona che gli appartenesse. Ma non dubitando punto che, a chiunque si riferissero, quei discorsi aveano una moralità latente diretta al proprio bene, ei risolvette di far tesoro di ogni parola che udisse e di ogni cosa che vedesse; e specialmente di osservare la propria ombra, quando sarebbe comparsa. Poiché, pensava, la condotta del suo io di là da venire lo avrebbe messo sulla buona via, agevolandogli la soluzione di quegli indovinelli. Si guardò attorno per trovar sé stesso; ma un altro occupava il noto cantuccio, e benché l’orologio segnasse l’ora solita del suo arrivo, non vide alcuno che gli somigliasse in mezzo alla folla che si pigiava all’entrata. Non ne stupì molto però; perché era andato rivolgendo dentro di sé un mutamento di vita e pensava e sperava che questa sua assenza fosse una prova dei novelli propositi recati in atto.

Muto e fosco gli stava sempre allato il Fantasma con la mano protesa. Quando ei si riscosse, argomentò, dalla direzione della mano e dalla posizione del Fantasma stesso rispetto a sé, che gli occhi invisibili acutamente lo scrutassero. N’ebbe un brivido per tutta la persona.

Si tolsero dalla scena affaccendata e vennero in una oscura parte della città, dove Scrooge non era mai penetrato, benché subito ne riconoscesse la postura e la mala fama. Le vie erano anguste e sudicie; misere le botteghe e le case; la gente seminuda, ubriaca, sciatta, brutta. Androni e chiassuoli, come tante fogne, rigurgitavano sulle vie intricate l’oltraggio del lezzo, dell’immondizia, degli esseri viventi; e tutto il quartiere esalava il delitto, il sudiciume, la miseria.

In fondo a cotesta spelonca infame, sotto l’aggetto di una tettoia, aprivasi una bottega lurida e bassa, dove s’andava a comprare cenci, ferri, bottiglie, untume di rimasugli. Dentro, sull’impiantito, erano ammontati chiodi, uncini, chiavi rugginose, catene, lime, bilance, pesi, ferri vecchi d’ogni maniera. Ascondevansi forse e brulicavano segreti che non era bello approfondire in quella montagna di cenci nauseabondi, di grasso corrotto, di ossami. Un vecchio furfante sulla settantina, grigio di capelli, se ne stava a sedere in mezzo a coteste sue mercanzie, presso una stufa di vecchi mattoni. Difeso dall’aria fredda di fuori mediante un sudiciume di tenda fatta di tante pezze spaiate, sospese a una corda, s’andava fumando la sua pipa con tutta la voluttà di una solitudine indisturbata.

Scrooge e il Fantasma vennero in presenza di costui nel punto stesso che una donna con un grosso fardello sgusciava nella bottega. E subito dopo di lei, un’altra donna entrò, carica allo stesso modo; e le tenne dietro un uomo vestito di nero rossiccio, il quale non meno stupì in vederle tutt’e due ch’esse non avessero fatto riconoscendosi a vicenda. Dopo un momento di muto stupore, al quale si unì il vecchio della pipa, tutt’e tre dettero in una gran risata.

- Passi avanti la giornaliera! - gridò la donna ch’era entrata per la prima. - Poi venga la lavandaia; poi l’appaltatore delle pompe funebri. Vedi un po’ che bazza, vecchio Joe! Pare che ci siamo dato la posta, pare!

- Non vi potevate incontrare in un posto migliore, - disse il vecchio Joe, togliendosi la pipa di bocca. - Venite in salotto. Ci siete da un pezzo come a casa vostra; e gli altri due non son mica forestieri. Lasciate che chiuda la porta della bottega. Ah, come stride! sfido a trovar qui dentro una sferra più rugginosa di questi arpionacci o delle ossa più vecchie delle mie.. Ah, ah! Siamo in armonia del mestiere, capite, siamo bene assortiti. Venite in salotto. Venite in salotto. -

Il salotto era lo spazio difeso dalla tenda di stracci. Il vecchio rattizzò il fuoco con un ferro rugginoso di ringhiera, e smoccolato che ebbe la lucerna fumosa (perché già era notte) col cannello della pipa, si pose questo di nuovo fra le labbra.

Nel frattempo, la donna che avea già parlato gettò il suo fagotto per terra e sedette sopra uno sgabello, incrociando i gomiti sulle ginocchia e squadrando con mal piglio gli altri due.

- O che m’avete da dire, signora Dilber, sentiamo un po’! - disse la donna. - Ognuno ha il diritto di guardare ai suoi interessi. Anche lui non ha fatto altro, voi lo sapete!

- Altro se lo so! - rispose la lavandaia. - Nessuno lo passava per questo.

- E allora, che è che mi fate cotesti occhiacci, come se aveste paura? Non c’è mica da scoprire altarini, qui!

- No, davvero! - dissero insieme la signora Dilber e l’uomo. - Speriamo di no, almeno.

- Bravi dunque! - esclamò la donna, - e non se ne parli altro. Chi è che ce lo perde questo po’ di roba? Nessuno, a meno che non sia il morto.

- Avete ragione, - approvò ridendo la signora Dilber.

- S’ei se la voleva serbare anche dopo morto, quel vecchio lesina, perché non ha vissuto come tutti gli altri? Se avesse fatto così, qualcuno gli sarebbe stato vicino quando la morte se lo ha pigliato, e non avrebbe bocchieggiato nella sua topaia solo come un cane.

- È proprio la parola della verità. Questo gli toccava, nient’altro.

- E gli avrebbe avuto a toccar peggio, parola d’onore, e così avessi potuto io metter le mani su qualche altra cosa. Aprite quel fagotto, Joe, e prezzatelo. Parlate chiaro. Non ho mica paura io d’esser la prima e tanto meno ch’essi lo vedano. Anche prima di trovarci qua, si sapeva un pochino, mi pare, che i nostri affarucci li facevamo. Niente di male. Aprite il fagotto, Joe. -

Ma la galanteria dei colleghi si oppose a questo, e l’uomo vestito di nero rossiccio, montando pel primo sulla breccia, profferse il suo bottino. Non era gran che. Un par di sigilli, un astuccio da matita, due bottoni di camicia e una spilla di poco valore. Il vecchio Joe esaminò ed apprezzò ad uno ad uno gli oggetti, scrisse sul muro con un pezzo di gesso le somme ch’era disposto a sborsare, e visto che non c’era altro, tirò la somma.

- Ecco il vostro conto, - disse, - e non darei niente niente di più, mi avessero anche ad arrostire. Chi viene appresso? -

Veniva appresso la signora Dilber. Lenzuola e tovaglie, un abito, due cucchiaini d’argento antiquati, un par di pinzette per lo zucchero e qualche stivale. Il secondo conteggio fu fatto sul muro come il primo.

- Con le signore, - disse il vecchio Joe, - sono sempre largo di mano. È una mia debolezza, e gli è così che mi rovino. Eccovi il vostro conto. Se non siete contenta e volete mercanteggiare, mi pentirò di essere stato così liberale e vi farò invece una sottrazione.

- Ed ora, Joe, - disse l’altra donna, - disfate il mio fagotto. -

Joe si pose ginocchioni per star più comodo e dopo aver sciolti un arruffio di nodi, tirò fuori un involto grosso e pesante di stoffa scura.

- O che è questo? - disse. - Un cortinaggio!

- Ah! - rispose ridendo la donna sporgendosi sulle braccia incrociate. - Un cortinaggio!

- Non mi darete mica ad intendere, che lo abbiate tirato giù, anelli e ogni cosa, mentre il morto stava lì, sul letto!

- Sì davvero. E perché no?

- Brava, - disse Joe, - voi siete nata per far fortuna, e vi dico che la farete.

- Certo, - rispose freddamente la donna, - quando me ne verrà il destro, non me ne starò con le mani in mano, per riguardo a un omaccio come quello lì. No, Joe, parola d’onore. E adesso non mi fate sgocciolar l’olio sulle coperte.

- Anche sue? - domandò Joe.

- O di chi volete che siano? - ribatté la donna. - Non c’è paura che pigli un’infreddatura, no.

- Spero che non sia morto di male contagioso, eh? - disse Joe, fermandosi in tronco e alzando gli occhi.

- Niente paura, - rispose la donna. - Se mai, non mi struggevo poi tanto della sua compagnia da stargli intorno per questi stracci. Ah! fatevi pure a guardarla cotesta camicia, che non ci troverete né un buco né niente niente di logoro. Era la migliore che avesse, ed è anche fine. Se non c’ero io, l’avrebbero sciupata.

- Sciupata? - domandò il vecchio Joe.

- Già, - rispose la donna ridendo, - gliel’avrebbero messa indosso per sepellirlo. E c’è stato non so che balordo che così avea fatto! ma io gliel’ho cavata di nuovo. È anche troppo lusso il cotone per involtarvi un morto. Più brutto di quanto era con questa indosso, non potrà parere di certo. -

Scrooge ascoltava questo dialogo inorridendo. Li vedeva aggruppati intorno al loro bottino, alla povera luce d’una lucerna, e gliene veniva un odio, una nausea, come al cospetto di osceni demoni che mercanteggiassero lo stesso cadavere.

- Ah, ah! - ridacchiò la stessa donna, quando il vecchio Joe, cavando un sacchetto di flanella pieno di denari contò a ciascuno per terra la sua parte. - Qui sta il bello, vedete! Ha fatto paura a tutti quando era vivo, proprio per farci guadagnar noi da morto. Ah, ah, ah!

- Spirito! - disse Scrooge, tremando da capo a piedi. - Vedo, vedo. Cotesto sciagurato potrei essere io. A questo mi mena la mia vita di adesso... Dio di misericordia, che cosa è questa! -

Indietreggiò dal terrore, perché la scena era mutata ed ei toccava quasi un letto, un letto nudo, senza cortinaggio, sul quale, sotto un lenzuolo sdrucito, giaceva qualche cosa d’avviluppato, il cui silenzio stesso parlava terribilmente.

La camera era buia, tanto buia da non potere osservare intorno con accuratezza, benché Scrooge aguzzasse gli occhi obbedendo a un impulso segreto che lo rendeva ansioso di sapere in che sorta di camera si trovasse. Una luce scialba, venendo di fuori, mandò un raggio su quel letto: e su questo, spogliato, rubato, solo, trascurato, senza pianto, giaceva il corpo di quell’uomo.

Scrooge volse un’occhiata al Fantasma. La rigida mano accennava al capo del morto. Il lenzuolo era così male aggiustato che col menomo tocco d’un dito Scrooge avrebbe potuto scoprire quella faccia. Vi pensò, ne vide l’agevolezza, se ne struggeva; ma non avea maggior potere di rimuovere quel velo che di allontanare da sé lo Spettro silenzioso.

Oh! fredda, rigida, spaventevole Morte! rizza qui il tuo altare, vestilo di tutti i tuoi terrori. Qui davvero è il tuo regno! Ma se quel capo fosse amato, riverito, onorato, non un capello ne potresti strappare pei tuoi biechi disegni, non un tratto del viso rendere odioso. Non è già che quella mano non sia grave e che non ricada abbandonata; non è già che il cuore e il polso non battano; ma quella mano era aperta, generosa, leale; ma quel cuore era bravo, caldo, affettuoso; ma quel polso era di un uomo. Colpisci, Ombra, colpisci pure! schizzeranno dalla ferita le sue buone azioni e si spargeranno pel mondo come semi di vita immortale!

Nessuna voce pronunciò queste parole all’orecchio di Scrooge, eppure egli le udì mentre guardava a quel letto. Se quest’uomo rivivesse, ei pensava, quali cure lo assorbirebbero? L’avarizia, la crudeltà, l’ingordigia? Una bella ricchezza gli hanno guadagnato, davvero!

Giaceva, nella cassa buia e deserta, senza che una voce di donna, di uomo, di bambino dicesse: "Egli fu buono per me in questa cosa o in quella, e per la memoria che ne serbo io sarò buono per lui". Un gatto raspava alla porta e sotto le pietre del caminetto si udiva un rosicchiar di topi. Che cosa cercassero nella camera della morte e perché fossero così irrequieti, Scrooge non osò pensare.

- Spirito! - disse, - questo luogo è orrido. Uscendone, non m’uscirà di mente la sua terribile lezione, credimi. Andiamo via! -

Sempre, col rigido dito, lo Spirito accennava al capo del morto.

- Intendo, - rispose Scrooge, - e ti ubbidirei anche, se potessi. Ma non ne ho la forza, Spirito, non ne ho la forza. -

Di nuovo parve che lo Spirito lo guardasse.

- Se c’è qualcuno nella città, che pianga la morte di quest’uomo, - disse Scrooge al sommo dell’angoscia, - mostramelo, Spirito, te ne scongiuro! -

Il Fantasma distese un momento la scura veste davanti a lui come un’ala; e ritraendola scoprì una stanza rischiarata dalla luce del giorno, dov’erano una madre co’ suoi bambini.

Ella aspettava ansiosa qualcuno; andava su e giù per la stanza; trasaliva ad ogni rumore; si spenzolava dalla finestra; guardava all’orologio; si provava invano a lavorare di ago; sopportava a stento le voci dei bambini che facevano il chiasso.

S’udì alla fine la bussata lungamente attesa. Ella corse incontro al marito; un uomo dal viso emaciato e triste, benché giovane ancora. Vi si notava ora una singolare espressione; una specie di soddisfazione malinconica, della quale si vergognava e che studiavasi di reprimere.

Sedette pel desinare che era stato tenuto in caldo presso i fuoco; e quando la donna, dopo un lungo silenzio, gli domandò timidamente che notizie portava, ei parve impacciato a rispondere.

- Sono buone o cattive? - disse ella, per aiutarlo.

- Cattive, - rispose.

- Siamo rovinati affatto?

- No. C’è speranza, Carolina.

- S’egli si è commosso, - disse la moglie tutta sorpresa, - allora sì! Tutto si può sperare, se è accaduto un miracolo come questo.

- Oramai, - rispose il marito, - non si può più commuovere. È morto. -

Se il viso diceva il vero, ella era una creatura mite e prudente; e nondimeno, udendo quella nuova, strinse insieme le mani, ringraziando il cielo. Ne domandò subito perdono e fu dolente della disgrazia; ma il primo movimento era stato del cuore.

- Adesso si trova tutto vero quel che mi disse quella donna mezzo brilla, di cui t’ho parlato ieri, quando feci per vederlo e per ottenere la dilazione di una settimana. Io mi figuravo che fosse una scusa. Non solo stava molto male, ma era a dirittura moribondo.

- A chi sarà trasferito il nostro debito?

- Non so. Ma prima d’allora, il danaro sarà pronto; e se mai, non avremo la mala sorte d’inciampare in un creditore spietato come lui. Stanotte possiamo dormire col capo fra due guanciali, Carolina! -

Sì. Comunque temperassero la cosa, i loro cuori erano più leggieri. I visini dei bambini, che si stringevano loro intorno per udire quel che così poco capivano, brillavano più del solito; e tutta la casa, per la morte di quell’uomo, era più felice! L’unica emozione che lo Spirito gli potesse mostrare come effetto di quell’evento, era di piacere.

- Lasciami vedere qualche scena di tenerezza che si leghi all’idea della morte, - disse Scrooge; - se no, Spirito, quella buia camera testé lasciata mi sarà sempre davanti. -

Lo Spirito lo menò per varie vie che gli erano familiari; e via facendo, Scrooge guardava di qua e di là per trovare sé stesso, ma in nessun posto vedevasi. Entrarono nella casetta, già prima visitata, del povero Bob Cratchit, e vi trovarono la mamma e i figliuoli raccolti intorno al fuoco.

Erano tranquilli, molto tranquilli. I rumorosi piccoli Cratchit se ne stavano a sedere in un cantuccio, muti come statue, e guardando a Pietro che leggeva in un libro. La mamma e le figliuole attendevano a cucire. Ma erano molto tranquilli tutti, molto tranquilli!

- "Ed egli prese un bambino e lo mise in mezzo a loro."

Dove aveva udito queste parole Scrooge? Non le aveva già sognate. Il ragazzo avea dovuto leggerle ad alta voce, mentre egli e lo Spirito varcavano la soglia. E perché non andava avanti?

La mamma posò il lavoro sulla tavola e si coprì la faccia con le mani.

- Il colore, - disse, - mi fa male agli occhi. -

Il colore? Ah, povero Tiny Tim!

- Adesso stanno meglio, - disse la moglie di Cratchit. - Si vede che il lume della candela stanca la vista; e per nulla al mondo voglio far vedere a vostro padre, quando torna, che ho gli occhi affaticati. Dev’essere vicino a tornare.

- È anzi passata l’ora, - rispose Pietro chiudendo il libro. - Se non sbaglio, mamma, da qualche sera in qua mi par che il babbo cammini meno svelto del solito. -

Da capo tornarono a star tranquilli. Finalmente ella disse, con voce forte e allegra, che un sol momento tremò:

- Mi ricordo quando camminava portando in collo... mi ricordo quando camminava portando in collo Tiny Tim, e andava svelto davvero.

- Anch’io me ne ricordo, - esclamò Pietro. - Spesso.

- E io pure! - venne su un altro. Tutti se ne ricordavano.

- Gli è che il bambino era leggiero, - riprese ella, tutta china sul lavoro, - e il babbo gli voleva tanto bene che non gli dava niente fastidio: niente. Ah, eccolo! -

Corse ad incontrarlo; e Bob, col suo fazzoletto al collo - ne aveva bisogno, poveraccio! - entrò. Il thè lo aspettava accanto al fuoco, e tutti fecero a gara per servirglielo. Poi i due piccoli Cratchit gli montarono sulle ginocchia, e gli posarono le piccole guance di qua e di là sul viso, come per dire: "Via, babbo, non ci pensare, non t’affliggere!"

Bob era allegro con loro e parlò in tono gaio a tutta la famiglia. Guardò il lavoro sulla tavola e lodò la bravura e la sollecitudine della signora Cratchit e delle ragazze. Avrebbero terminato molto prima di domenica, disse.

- Domenica! - esclamò la moglie. - Sicché, ci sei andato oggi?

- Sì, cara, - rispose Bob. - Ti ci avrei voluta anche te. Ti avrebbe fatto del bene di vedere tutto quel verde. Ma ci andrai spesso. Gli avevo promesso che di Domenica ci avrei fatto una passeggiatina. Caro piccino! caro caro piccino! -

Ruppe in pianti ad un tratto. Non si poté tenere. Se avesse potuto, non avrebbe forse sentito così vicino il suo figlioletto come se lo sentiva.

Lasciò la stanza e andò nella cameretta di sopra, che era tutta illuminata e ornata di ghirlande di Natale. C’era una sedia accanto al letto del bambino, e si vedeva a più segni che qualcuno c’era stato di fresco. Il povero Bob vi sedette, e quando si fu alquanto raccolto e calmato, baciò quel caro visino. Allora si rassegnò a quanto era accaduto, e tornò da basso del tutto felice.

Si raccolsero intorno al fuoco a discorrere; la mamma e le ragazze lavoravano sempre. Bob narrò loro della straordinaria bontà del nipote del signor Scrooge, che appena una volta avea visto, e che incontrandolo per via e vedutolo un pochino... "un pochino giù, vedete" disse Bob, gli avea domandato che dispiacere avesse. "Al che" disse Bob "visto ch’egli è la persona più affabile del mondo, gli dissi la cosa. - Me ne duole assai, signor Cratchit, disse lui, e anche per la vostra buona signora. - A proposito, come abbia fatto a saper questo, non lo so davvero.

- A saper che cosa?

- Che tu sei una buona moglie.

- Tutti lo sanno! - disse Pietro.

- Bravo ragazzo, ben detto! - esclamò Bob. - Lo spero bene. "Mi duole assai, dice, per la vostra buona signora. Se in qualunque modo posso esservi utile, dice dandomi il suo biglietto, eccovi l’indirizzo di casa. Dirigetevi a me, ve ne prego." Ora capisci, esclamò Bob, non era già pei favori che ci potea rendere, ma quella sua affabilità facea veramente piacere. Pareva proprio che avesse conosciuto il nostro Tiny Tim, e partecipasse al nostro dolore.

- Ha un buon cuore, questo è certo, - disse la signora Cratchit.

- Ne saresti certissima se lo vedessi e gli parlassi, - rispose Bob. - Non mi farebbe nessuna meraviglia, vedi, s’ei trovasse a Pietro un posto migliore.

- Senti, Pietro, senti? - disse la madre.

- E allora, - esclamò una delle ragazze, - Pietro s’accasa e si stabilisce per conto suo.

- Eh via! - ribatté Pietro con una smorfia.

- Prima o dopo, - disse Bob, - può anche darsi, benché ci sia tempo a pensarci sopra, figliuolo mio. Ma, comunque la cosa vada, io son sicuro che nessuno di noi dimenticherà mai il povero Tiny Tim, no, non è vero? e nemmeno questa prima separazione in famiglia.

- Mai, babbo, mai! - gridarono tutti ad una voce.

- E io so pure - disse Bob, - io so, cari miei, che quando ci ricorderemo com’egli fosse buono e paziente, benché così piccino, non ci lasceremo andare a questionar fra di noi, se no sarebbe lo stesso che scordarci di quel poveretto.

- No, babbo, mai! - di nuovo esclamarono tutti.

- Sono contento, - disse Bob, - oh, sono contento! -

La moglie lo baciò e così fecero le figliuole e i due ragazzi. Con Pietro si dettero una forte stretta di mano. Anima di Tiny Tim, la tua essenza infantile veniva da Dio!

- Spirito - disse Scrooge, - sento non so come, che il momento della nostra separazione è prossimo. Dimmi, chi era quell’uomo che abbiamo visto disteso sul letto di morte? -

Lo Spirito di Natale di là da venire lo trasportò come prima - benché in un tempo diverso; e in verità queste ultime visioni non erano ordinate e soltanto apparivano tutte nel futuro - nelle vie frequentate dagli uomini d’affari, ma non gli mostrò l’altro sé stesso. Non si fermava lo Spirito; correva, correva diritto alla meta designata, finché Scrooge non lo pregò di arrestarsi un momento.

- Questo cortile che ora attraversiamo, - disse, - è da molto tempo il centro dei miei affari. Ecco la casa. Lasciami un po’ vedere quel che sarò un giorno. -

Lo Spirito si arrestò; ma la mano sua accennava altrove.

- Lì è la casa, - esclamò Scrooge. - Perché mi fai segno da quell’altra parte? -

Il dito inesorabile stette saldo.

Scrooge corse a dare un’occhiata alla finestra del suo banco. Sempre banco era, ma non più il suo. Erano mutati i mobili e la persona seduta in poltrona non gli somigliava. Il Fantasma accennava sempre allo stesso modo.

Ei lo raggiunse, e ruminando perché e dove se ne fosse andato, lo accompagnò fino a un cancello di ferro. Prima di entrare, si guardò attorno.

Un cimitero. Qui, dunque, lo sciagurato di cui gli sarebbe stato svelato il nome, qui giaceva sottoterra. Un bel posto davvero. Circondato da case, ingombro di erbe e cespugli, una morte anzi che una vita di vegetazione, soffocato dalle molte sepolture, grasso fino alla nausea. Un bel posto davvero!

Lo Spirito stette fra le tombe e abbassò il dito segnandone una. Scrooge vi si accostò tremando. Era sempre lo stesso Spirito, ma parve a Scrooge travedere un pensiero nuovo e terribile nella solennità della sua forma.

- Prima di accostarmi a quella pietra ove tu accenni, - disse Scrooge, - rispondi a una sola domanda. Son queste le immagini delle cose future o soltanto delle cose possibili? -

Lo Spirito teneva sempre il dito abbassato verso la tomba vicina.

- Le azioni umane adombrano sempre un certo fine, che può diventare inevitabile, se in quelle ci si ostina. Ma se vengono a mutare, muterà anche il fine. Dimmi che così è, dimmelo, in queste scene che mi vai mostrando! -

Lo Spirito era immobile sempre.

Scrooge si trascinò a quella volta, tremando; e seguendo il dito, lesse sulla pietra della tomba negletta il proprio nome: EBENEZER SCROOGE.

- Son io, io quell’uomo che giaceva sul letto? - gridò cadendo in ginocchio.

Il dito accennò dalla tomba a lui e da lui alla tomba.

- No, Spirito! Oh no, no! -

Il dito non si moveva.

- Spirito! - gridò egli abbracciandosi alla sua veste, - ascoltami! Io non son più lo stesso uomo di prima. Io non sarò l’uomo che sarei stato, se non t’avessi seguito. Perché mostrarmi tutto questo, se per me non c’è più speranza? -

Per la prima volta la mano parve agitarsi.

- Buono Spirito, - ei proseguì, sempre prostrato - tu ti commuovi perché sei buono, tu hai pietà di me. Dimmi, assicurami ch’io posso ancora, mutando vita, cangiar queste scene che m’hai mostrate! -

La mano tremò di nuovo in atto di conforto.

- Io onorerò sempre Natale nel cuore, io ne serberò il culto tutto l’anno. Vivrò nel passato, nel presente e nell’avvenire. Mi parleranno dentro tutti e tre gli Spiriti. Non mi scorderò delle loro lezioni. Oh, dimmi, dimmi che mi sarà dato cancellare lo scritto di questa pietra! -

Afferrò, nell’angoscia che lo straziava, la mano dello Spirito. Questi cercò divincolarsi dalla stretta, ma Scrooge pregava e teneva forte. Lo Spirito, più forte di lui, lo respinse.

Alzando le mani in una estrema preghiera di veder mutato il suo fato, ei notò una trasformazione nella veste e nel cappuccio del Fantasma. Lo Spirito si strinse in sé, si rannicchiò, si rassodò, divenne una colonna di letto.