Canti dell'ora/IV. Motivi lirici/L'invisibile presenza
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L’INVISIBILE PRESENZA
Tranquilli dì, che l’opera fa brevi,
dal pianto a nuova gagliardìa rinati,
non trascorrono a me sì dolci e lievi,
quasi appena sognati,
5che d’improvviso ancor non mi sorprenda
co’ suoi cenni l’Amato ch’io perdei;
e credo egli m’intenda,
sebbene gli occhi miei
co ’l sorriso di prima non consola.
10Come non so, ma che m’intenda ho fede,
a quella guisa che di lui m’accorgo.
Da quattro anni ormai tra’ morti siede,
e pur sempre lo scorgo!
Qualche volta, figgendo forte gli occhi,
15mi pare ancor sentirlo sì da presso
che basta ch’io lo tocchi;
e ne l’orecchio spesso
mi percuote co ’l suon la sua parola.
È il sogno? È l’ombra sua che in me ritenni?
20È il senso errante? O è la mente inferma?
Non so. Ma intanto co’ suoi proprii cenni
a sè mi volge e ferma.
Piega la volontà, piega l’evento;
la speranza, la pace egli può darmi.
25Se di lui tutto è spento,
incredibile parmi
che tanto possa la memoria sola.