Libro primo - Capitolo XIX
Ma perciò che io buona via mi sono teco venuto ragionando, tempo è da ritornare a Gismondo, il quale io lasciai, dalla tua voce richiamato, già su ne’ primi passi del mio camino, avendom’egli dimandato come ciò vero fosse, che io dissi, che amare senza amaro non si puote. Il che quantunque possa senza dubbio assai esser chiaro conosciuto per le precedenti ragioni da chi per aventura non volesse a suo danno farsi sofistico contra ’l vero, pure sì perché a voi, donne, maggiore utilità ne segua, le quali, perciò che femine siete e per questo meno nel vivere dalla fortuna essercitate che noi non siamo, più di consiglio avete mestiero, e sì perché a me già nel dolermi aviato giova il favellare bene in lungo de’ miei mali, sì come a’ miseri suole avenire, più oltre ancora ne parlerò; e così forse ad una ora a voi m’ubrigherò ragionando e disubrigherò consigliando e per le cose, che possono a chi non l’entendesse di molta infelicità esser cagione, discorrendo e avisando -. Avea dette queste parole Perottino e tacevasi, apparecchiandosi di riparlare, quando Gismondo, riguardate l’ombre del sole che alquanto erano divenute maggiori, alle donne rivoltosi, così disse: - Care donne, io ho sempre udito dire che il vincere più gagliardo guerriere fa la vittoria maggiore. Per che di quanto più rinforza Perottino argomentando le sue ragioni e più lungamente nella iniqua sua causa s’affatica, aguzzando la punta del suo ingegno, di parlare, di tanto egli alle mie tempie va tessendo più lodevole e più graziosa corona. Ma io temo, se io gli arò a rispondere, che non mi manchi il tempo, se noi vorremo, sì come usati siamo, all’ora del festeggiare insieme con gli altri nel palagio ritrovarci. Perciò che il sole già verso il vespro s’inchina e a noi forse non fie guari più d’altrettanto spazio di qui dimorarci conceduto, di quello che c’è passato poi che noi ci siamo; e l’ora è sì fuggevole e così ci pigliano l’animo le vezzose parole di Perottino, che a me pare d’esserci apen’apena venuto -.
A cui Sabinetta, che la più giovane era delle tre donne, e nel principio di questi ragionamenti postasi a sedere nell’erbetta sotto gli allori, quasi fuori de gli altri stando e ascoltando, poi che Perottino a favellare incominciò, niente ancora avea parlato, anzi acerbetta che no, disse: - Ingiuria si farebbe a Perottino se tu, Gismondo, per cotesto dir volessi che egli a ristrignere dovesse avere i suoi sermoni. Parlisi a suo bell’agio egli oggi quanto ad esso piace: tu gli potrai rispondere poscia domani, con ciò sia cosa che e a noi fie più dilettevole il pigliarci questo solazzo e diporto medesimamente dell’altre volte, che qui abbiamo più dì a starci, e a te potrà essere più agevole il rispondere, che averai avuto questo mezzo tempo da pensarvi. -