Ar zor Lesandro Tavani

Giuseppe Gioachino Belli

1836 Indice:Sonetti romaneschi V.djvu sonetti letteratura Ar zor Lesandro Tavani Intestazione 23 marzo 2024 75% Da definire

Li padroni bbisbètichi Ar zor professor Pavolo Baròni
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1836

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AR ZOR LESANDRO TAVANI.

     Servo de Vusustrissimo. Io sò1 cquello,
Che pprima de le feste ebbe l’onore
D’incontrallo davanti ar friggitore,
Senza manco cacciàmmeje2 er cappello.

     Che aveva da sapenne3 un scarpinello4
De st’antra premissione5 der Ziggnore,
Che llei, ortre6 de medico e ddottore,
Fussi puro7 tenente e ccolonnello?8

     Che ne sapevo io povera cratura9
Ch’er Papa manna10 mo ccontr’er nimmico
’N esercito de medichi in muntura?

     S’io n’avevo un barlume da lontano
(Je lo dico cór core, je lo dico),
Je vienivo a bbascià ppuro la mano.

30 dicembre 1836.

Note

  1. Sono.
  2. Senza neppure cavarmele.
  3. Saperne.
  4. Ciabattino.
  5. Di quest’altra permissione.
  6. Oltre.
  7. Pure.
  8. Nominato tenente-colonnello, congiuntamente all’ufficio di Ispettore Sanitario delle truppe pontificie. Vedi qui appresso il son. intit.: Ar zor professor Pavolo Baròni.
  9. Creatura.
  10. Manda.