XVIII. Avanzi umani antichi

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Quando si ode che l’uomo è tanto antico, nasce il legittimo desiderio di conoscere non soltanto i primi utensili, di cui si è servito, ma eziandio quelle parti del suo corpo che poterono resistere all’azione distruggitrice del tempo. Gli avanzi pervenuti sino a noi sono parti di scheletro, fra cui i cranii o frammenti di essi destano il massimo nostro interesse. Fra i molti, che si conoscono, ne citeremo alcuni in via di esempio.

Fig. 23. — Cranio di Neanderthal.

Cranio del Neanderthal (vedi fig. 23). — Nel Neanderthal esiste in una parete quasi verticale una piccola caverna, 60 piedi sopra il fondo della valle, 100 piedi sotto un altipiano, e dai 100 ai 110 piedi discosta dal torrente Düssel. Essa guarda verso settentrione; a lei dinanzi trovasi uno stretto terrazzo; la medesima è congiunta coll’altipiano sovrastante per mezzo di una fessura obbliqua. Sul fondo della caverna vedesi uno strato marnoso che è riferito all’epoca quaternaria, nel quale si rinvennero delle ossa umane, tra cui un frammento di cranio. Questo cranio ha tali caratteri di inferiorità, che quando fu mostrato, nel 1857, agli scienziati raccolti a Bonn, fu sollevato il dubbio che appartenesse ad un uomo. Il cranio in discorso è dolicocefalo; le arcate sopracigliari sono straordinariamente sviluppate e si toccano nella linea mediana; la fronte è stretta, bassa, fuggente; tutte le ossa sono estremamente grosse. L’angolo facciale secondo alcuni è di 56, secondo altri di 64 a 67 gradi; la capacità del cranio intero è valutata a 1230 cent. cubici, che è la capacità media riscontrata nei cranii degli Ottentoti e degli abitanti la Polinesia. La maggioranza degli anatomici ammette che questo cranio ci presenti un tipo degradato.

Cranii neanderthaloidi. — Il cranio suddescritto non è il solo dell’epoca quaternaria che siasi rinvenuto; ne conosciamo degli altri, simili di forma, scoperti in altre parti dell’Europa. Il Broca ne descrisse uno che nella conformazione della fronte sta perfino al disotto di quello di Neanderthal; esso si riferisce ai tempi dell’orso delle caverne (Ursus spelaeus), venne scavato nella grotta di Mèyrueis (Lozère) ed ha pure la fronte assai fuggente e le arcate soppacigliari pronunciatissime. Dei caratteri scimieschi presenta ancora il cranio di Eguisheim, trovato nel 1865 nel lehm quaternario non rimaneggiato a Eguisheim presso Colmar. Esso è affine a quello di Canstadt; i suoi seni frontali sono sviluppatissimi; le arcate sopracigliari, meno pronunciate che in quello di Neanderthal, lo sono tuttavia in maniera molto marcata; la fronte è assai fuggente. Oltre ciò il cranio è dolicocefalo, la sua porzione posteriore è molto allargata, l’occipitale prominente in dietro oltre l’ordinaria misura e le suture sono assai semplici ed hanno tendenza a scomparire precocemente. Anche il cranio di Canstadt sopra menzionato ha dei caratteri comuni con quello di Neanderthal, sia pel notevole sviluppo dei seni frontali, sia nella fronte fuggente, sia per la semplicità delle suture e la loro tendenza all’ossificazione precoce, sia per la decisa dolicocefalia.

Cranio di Engis. — Un altro cranio interessante fu trovato nella caverna di Engis presso Liegi, in mezzo ad ossa di mammouth, di rinoceronte ticorino, di jena spelea, di orso speleo e di altri animali estinti. Anch’esso è dolicocefalo ed ha fronte bassa, fuggente, stretta e poco convessa. Quantunque questo cranio sia più perfetto che quello di Neanderthal, pure non lo si può considerare come appartenente ad un individuo molto intelligente. L’uomo di Engis era abitatore delle caverne, avea una statura mediocre, e adoperava per armi ed utensili gli strumenti di pietra che non sapeva dirozzare.

Cranio del Liri. — Esso appartiene ad una delle più antiche epoche dell’umanità, ed ha una capacità di 1306 cent. cub. Convertendo i 1306 centimetri cubici della capacità craniale in sostanza cerebrale, del peso specifico conosciuto di 1040, si ottiene per questo teschio un cervello del peso di 1358 grammi, al quale deducendo il 15 per cento che è la tara del peso della dura madre, de’ fluidi delle membrane e dei ventricoli, e del sangue contenuto nei vasi, rimane il peso netto del cervello di 1166 grammi. Il cervello è adunque piccolo, e raggiunge appena il peso medio del cervello della donna italiana di oggidì. Lo studio dei cranii dell’epoca della pietra finora rinvenuti in Italia ha condotto alla conclusione, che la loro capacità interna è inferiore a quella de’ cranii italici delle epoche posteriori.

Cranio antico di Gibilterra. — Trattasi di un cranio antichissimo, senza che si possa esattamente stabilire l’epoca a cui rimonta. Esso presenta parecchi caratteri degni della nostra attenzione. Sono i seguenti:

1.° Il cranio è fortemente dolicocefalo;

2.° Esso è poco voluminoso;

3.° Le pareti sono grosse; lo spessore dei parietali, ad esempio, si eleva a 9 1/2 millimetri;

4.° Le arcate sopracigliari sono assai sporgenti;

5.° La fronte è piccola e fuggente. Il Broca dice: «Ce front est extrêmement bas, et il est tellement petit dans toutes ses dimensions, surtout lorsqu’on le compare à la face, qu’il rappelle celui des singes.»

6.° L’arcata dentaria si restringe verso l’indietro, assumendo la forma di un ferro da cavallo;

7.° Manca la fossa canina che è rimpiazzata da una superficie convessa, carattere che Huxley chiama decisamente scimiesco.

L’insieme di questi caratteri sopra un cranio di alta antichità viene ad appoggiare le idee evoluzioniste.

Cranii di Eyzies. — Lartet padre e figlio studiarono con molta diligenza le caverne del Pèrigord, e più particolarmente quella di Eyzies, dove rinvennero degli scheletri umani dell’epoca del mammouth. I teschi, i quali furono studiati dal Broca, presentano un insieme singolare di caratteri. Broca dice: «Il grande volume del cervello, lo sviluppo della regione frontale, la bella forma ellittica della porzione anteriore del profilo del cranio, la disposizione ortognata della regione facciale superiore che determina un considerevole angolo facciale del Camper, sono caratteri incontestabili di superiorità che siamo abituati a non riscontrare che presso le nazioni civili. D’altra parte, la grande larghezza della faccia, il prognatismo alveolare, l’enorme sviluppo della branca ascendente della mandibola, l’estensione e la rugosità delle faccie che dànno inserzione a muscoli e specialmente a quelli della masticazione, fanno nascere immediatamente l’idea di una razza violenta o brutale... Notiamo ancora la semplicità delle suture e la loro chiusura probabilmente precoce, procedente dall’avanti all’indietro, come presso i popoli barbari; aggiungiamo che la conformazione atletica delle ossa, e più particolarmente il risalto straordinario della linea aspra del femore accennano a grande sviluppo muscolare; ed infine consideriamo che tali caratteri, e cioè la larghezza eccessiva della branca mandibolare, la curvatura sottocoronoidea del cubito, la cui cavità sigmoide è poco profonda, e sopratutto l’appiattimento della tibia sono più o meno manifestamente scimieschi: e noi avremo così completato il quadro di una razza, la quale, in alcuni suoi tratti, raggiunge il grado più elevato della morfologia umana, ed in altri discende perfino al disotto dei tipi antropologici i più bassi dell’epoca attuale.»

Cranii del Tennesee e della Florida. — Altri cranii si trovarono nei cumuli di conchiglie del Tennesee e della Florida, i quali appartennero ad uomini dell’epoca della pietra. Al dire di autorevoli craniologi essi hanno dei caratteri di evidente degradazione, ed alcuni caratteri sono decisamente scimieschi.

Mascella inferiore della Naulette. — La mascella inferiore scoperta dal Dupont in una caverna del Belgio, detta Trou de la Naulette, è uno degli avanzi antichi umani più interessanti. Essa risale, al dire dei più autorevoli geologi, all’epoca del mammouth. Per poter dare un giudizio su questa mandibola, vogliamo esaminare i caratteri, ne’ quali il corpo della mandibola delle scimie antropomorfe differisce da quello della mandibola umana. I caratteri sono i seguenti:

1° Nelle scimie antropomorfe il corpo della mandibola non ha la protuberanza mentale; la regione mentale, vista di profilo, invece di portarsi in avanti, descrive una curva che fugge rapidamente in dietro;

2.° Mancano le apofisi geniane; al loro posto trovasi un foro, in fondo al quale s’inseriscono i muscoli genioglossi;

3.° Il corpo ha una grossezza assai considerevole, in proporzione all’altezza;

4.° L’arcata alveolare è ellittica; le due branche non sono divergenti come nell’uomo, ma convergono in dietro, per cui l’ultimo molare è più vicino alla linea mediana che non il primo molare;

5.° Il dente canino è grande, e profondo l’alveolo.

6.° Il primo molare è meno grosso del secondo, il secondo meno del terzo, per cui essi crescono in grossezza dall’avanti all’indietro, mentre nell’uomo avviene l’opposto.

Tutti questi caratteri scimieschi rinvengonsi nella mandibola umana scoperta alla Naulette. Infatti, la protuberanza mentale è sostituita da una curva fuggente; al posto delle apofisi geniane trovasi un foro infundibuliforme; il corpo della mandibola è assai grosso; le due branche della medesima non sono divergenti; l’alveolo del dente canino è molto largo e profondo; ed i grossi molari, a giudicare dai loro alveoli, crescevano di volume dall’avanti verso l’indietro. A ciò aggiungasi che il terzo grosso molare aveva cinque radici, carattere anche questo di inferiorità.

Nella grotta d’Arcy il marchese de Vibraye ha trovato un’altra mandibola, pure dell’epoca del mammouth, la quale ne’ suoi caratteri sta circa nel mezzo fra la mandibola umana e quella del chimpanzè.

Mascella inferiore di Moulin-Quignon. — In questa località si è scoperta una mascella inferiore umana, la quale deve riferirsi ad una antichità remotissima, essendo stata rinvenuta entro strati diluviali non rimaneggiati dalle acque.

Questa mascella offre alcuni importanti caratteri, i quali in parte si riscontrano anche nelle razze più perfette, ma solo in via anormale, ed in parte si ripetono solo nelle razze umane più degradate. Cito i caratteri seguenti:

1.° L’angolo formato dalla branca orizzontale e della branca ascendente è estremamente aperto. Quatrefages trovò un angolo simile nella mascella inferiore di un Eschimese.

2.° Il quarto dente molare, l’unico che presenti in posto la mascella in discorso, è inclinato in avanti. Quatrefages ritiene questo carattere accidentale e di nessuna importanza, tanto più che gli alveoli degli incisivi ci rivelano, essere stato ortognato l’individuo, cui la mascella inferiore apparteneva.

3.° Il margine dell’angolo della mascella e la porzione posteriore del margine inferiore della branca orizzontale, invece di essere verticali, si piegano leggermente in dentro. La faccia interna dell’osso presenta, sotto la linea obliqua, un canale a larga doccia, che si estende fino in prossimità del mento. Il primo di questi caratteri si riscontra rarissimamente ne’ cranii attuali, ed in ogni caso lo si vede appena accennato; all’incontro lo si osserva più di frequente in cranii antichi, come p. e. nelle mummie egiziane. Il secondo carattere è bensì, come dice il Quatrefages, una esagerazione di ciò che esiste normalmente, ma è sempre un fatto degno di attenzione.

4.° Il margine inferiore interno del condilo è poco pronunciato. Ammetto volentieri con Quatrefages, che il predetto condilo offra molte variazioni di forma entro una medesima razza, come egli potè constatare nei Tahitiani e Neo-Caledoniani; ma fa d’uopo anche ammettere, che l’insieme di tutti questi caratteri in una sola mascella non sia senza alcun significato.

Avanzi umani di Maestricht. — In questa località si trovarono degli avanzi antichissimi, i quali appartennero ad uomini barbari e di organizzazione degradata. I cranii sono dolicocefali, ad arcate sopracigliari assai robuste, ad orbite obblique, e fronte bassa. La faccia è sviluppatissima e la mascella inferiore circoscrive uno spazio assai largo. Il mento è foggiato a punta triangolare ed i denti incisivi sono inserti obbliquamente.

Tutte le volte che noi abbiamo davanti agli occhi un cranio di alta antichità, possiamo aspettarci di rinvenirvi dei caratteri di inferiorità. E perfino nei cranii, la cui antichità non risale che a pochi secoli, troviamo con esatte misure ed osservazioni siffatti caratteri. Un celebre antropologo ha misurato in Francia la capacità craniana di 115 cranii del secolo XII, e la trovò in media di 1425 cent. cubici, mentre 125 cranii francesi dei secolo presente hanno dato in media una capacità craniana di 1461 cent. cubici. Sette secoli sono poca cosa nella vita della specie umana, e nondimeno le esatte ricerche fanno vedere un ingrandimento del cranio, cui corrispondono un aumento nel volume del cervello ed un progresso intellettuale.