XVI. Ereditarietà dei caratteri nella specie umana

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XVI. Ereditarietà dei caratteri nella specie umana
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Nelle righe che precedono fu parlato più volte, ma per sola incidenza, della ereditarietà dei caratteri; ora sarà utile conoscere da vicino le leggi che la governano. Se questo principio non fosse continuamente in azione, le razze umane non esisterebbero come gruppi sistematici, e non soltanto la specie umana, ma l’intero regno animale presenterebbe un caos inestricabile di forme.

La legge fondamentale della ereditarietà si è, che tutti i caratteri, senza veruna eccezione, sono trasmissibili dai genitori ai figli. Ma quando si tratta dell’apparizione di caratteri della specie o del genere, nessuno vi presta attenzione; è cosa sottintesa, da tutti preveduta, come il levare del sole ad ogni mattina, e mai avviene che l’uomo generi un essere che non sia uomo. Noi facciamo invece le meraviglie, quando sono ereditati caratteri meramente individuali, come sarebbero un neo in una determinata parte del corpo, od una strana abitudine. Il nostro stupore non è pienamente giustificabile, riposa per altro sull’osservazione che i caratteri puramente individuali non sono spesso ereditati. Imperocchè domina questa legge, che un carattere è tanto più fedelmente trasmesso, quanto più è vecchio; o, con altro parole, i caratteri specifici sono trasmessi più fedelmente degli individuali, i generici più degli specifici, e così di seguito.

Le mutilazioni generalmente non sono trasmesse. Se un uomo perde, a caso, un braccio od una gamba, è sommamente improbabile che i suoi figli abbiano questo difetto, come triste eredità. Se però la medesima mutilazione dovesse ripetersi per molte generazioni, essa potrebbe farsi ereditaria; così si assicura che in Germania gli Ebrei nascono qualche volta in uno stato che rende impossibile la circoncisione, al quale si è dato un nome che significa «nato circonciso.» E gli isolani di Fidgi hanno la mano delicata e le dita impicciolite, perchè sono soliti di sacrificare al loro dio il dito mignolo, quando ne implorano la guarigione di una malattia.

All’incontro, sono spesso ereditarii i caratteri anomali, e fu già detto come la pelle spinosa del Lambert, e le dita sopranumerarie, come pure l’albinismo, siano stati trasmessi per molte generazioni.

Talvolta sono ereditarii dei caratteri molto minuziosi ed insignificanti. Così si conobbe una famiglia, nella quale alcuni membri ebbero continuamente, pel corso di parecchie generazioni, sulla testa una ciocca di un colore diverso dal resto della chioma. Un Irlandese aveva al lato destro, tra i capelli molto oscuri, una piccola ciocca bianca, alla stessa parte l’ebbe pure la sua ava, al lato opposto sua madre. Taluno ha una evidente sovrabbondanza della cute della palpebra superiore, e tale carattere è ereditario. Nella casa regnante d’Absburgo è ereditario un labbro inferiore fortemente sviluppato.

La scrittura è un atto molto complesso; eppure noi vediamo spesso una grande somiglianza tra la calligrafia dei figli e quella del padre, benchè quest’ultimo non l’abbia insegnata ai primi. Un grande collettore di autografi assicura, che nella sua raccolta v’hanno parecchie firme di padre e figlio che si possono distinguere solamente per la data. Si è anche constatato che i giovani Inglesi, che apprendono in Francia la calligrafia, hanno una forte tendenza di conservare la maniera inglese.

Si possono citare degli esempi per dimostrare che anche l’incesso, la gesticolazione, la voce, ed il contegno generale sono ereditarii. Sovente si vedono individui che hanno tutto il contegno generale del loro padre, se sono maschi, e della madre, se sono femmine. Una parte di questo risultato va però attribuita all’imitazione, ed è assai difficile il dire, quanta parte vi abbia l’imitazione, e quanta l’ereditarietà.

Anche le malattie sono trasmissibili. Tutti sono persuasi di questa trasmissibilità, poichè ogni persona un po’ intelligente, che sta per contrarre matrimonio, non trascura di indagare lo stato di salute dei genitori e dei nonni del fidanzato o della fidanzata; e se fossero morti, prenderà conoscenza delle malattie cui soggiacquero. È sopratutto ovvia la persuasione, che sieno ereditarie la malattie dell’apparato respiratorio (per es. la tisi) e quelle del sistema nervoso (per es. la pazzia, l’epilessia). Il medico, al letto del malato, non trascura mai di informarsi delle malattie, cui furono soggetti gli ascendenti del paziente.

È stato osservato che possono trasmettersi tutte le malattie dell’occhio, e perfino i più piccoli difetti, le più leggere particolarità. Così si trasmettono la cataratta e la disposizione alla miopia; se ambedue i genitori sono miopi, si aumenta la tendenza ereditaria, ed i fanciulli diventano miopi più presto e più fortemente dei loro genitori. È ereditario anche lo strabismo; così nella famiglia Montmorency era ereditario un modo particolare di guardare. Si è trovato recentemente che il daltonismo, o la incapacità di distinguere i colori, è più diffuso di quello che si credeva, e che questo difetto viene ereditato. La cecità diurna, o vista imperfetta in una luce viva, è ereditaria quanto la cecità notturna o incapacità di vedere tranne a luce intensa; di quest’ultimo difetto si conosce un caso, in cui, nel corso di sei generazioni, ne furono colpiti venticinque membri d’una stessa famiglia. Molti individui hanno duo o tre peli delle sopracciglia più lunghi degli altri, e questa particolarità, di sì lieve importanza, può mantenersi in parecchie generazioni. Si conoscono esempi di genitori e figli che aveano le palpebre pendenti a tal punto, che per vedere, dovevano piegare la testa indietro.

In alcune famiglie è ereditaria la calvizie, in altre la carie dei denti, in altre ancora la qualità dei capelli. Se un uomo che ha cattivi denti sposa una donna con eguale difetto, assai probabilmente i figli avranno il difetto medesimo, sovente in grado maggiore; ma se il difetto l’ha soltanto il padre, i figli potranno avere denti mediocri. La ereditarietà della statura è dimostrata dal fatto seguente. Federico Guglielmo e Guglielmo II di Prussia cercarono di sposare le donne più alte del paese cogli uomini più alti, e crearono così la guardia gigantesca, composta tutta di uomini di altissima statura.

Anche le qualità mentali e morali credonsi da taluni ereditarie; così il carattere dolce e selvaggio, la prodigalità e l’avarizia, la fantasia, l’ingegno, ecc. La storia ci fa conoscere delle famiglie regnanti, famose per costumi corrotti e avidità di sangue; altre celebri per l’amore alle scienze, alle arti ed alle industrie. Giova peraltro riflettere che la educazione può avere una buona parte a questo effetto.

Leggi che governano la ereditarietà dei caratteri. — Le leggi della ereditarietà ci sono forse in massima parte ignote; tuttavia i recenti studii ci hanno fatto conoscere alcune di queste leggi, che esporremo qui brevemente.

1. I caratteri appariscono nei figli in quella stessa parte del corpo, sia esterna od interna, in cui apparvero negli antenati. Questa legge è una delle più generali, e, sebbene molto semplice, è tuttavia assai importante. Nel maggior numero dei casi essa è sottintesa, poichè se non sussistesse, il figlio non giungerebbe mai a somigliare al padre. Ma noi ci accorgiamo della di lei esistenza solo quando si tratta di caratteri non specifici, nè di razza, ma individuali, ad esempio nel caso in cui il padre ed il figlio hanno un neo od una macchia della pelle nella stessa regione del corpo, od una ciocca di capelli bianchi nello stesso punto della chioma.

2. I caratteri appariscono nei figli in quella stessa età, in cui sono apparsi negli antenati. Le malattie ci forniscono numerosi esempi di questa legge. In alcuni casi ciò deve avvenire, quando, ad esempio, trattasi dell’apparsa dei caratteri sessuali secondarii, come sono la barba dell’uomo, le corna del cervo, lo sprone del gallo, ed altri simili. Nelle piante noi vediamo l’uva di una data qualità maturare sempre alla stessa epoca. Finchè si tratta di padre e figlio, possiamo ammettere che i caratteri appariscano alla stessa epoca, perchè la differenza è insensibile. V’ha peraltro una tendenza ad anticipare l’epoca nei discendenti, la quale differenza riesce notevole ed importante quando si tratta di discendenti che sono separati dal loro progenitore per mezzo di una lunga serio di generazioni.

3. I caratteri appariscono nei figli tanto più fedelmente, quanto più sono antichi. Le mutilazioni, come abbiamo detto, non sogliono trasmettersi; ed i caratteri congeniti individuali sono meno fedeli degli specifici, questi meno dei generici, ecc. Con altre parole: quanto più un carattere è antico, tanto più tempo egli ebbe per mettere profonde radici nell’organismo. Anche di questa legge ci forniscono le malattie gli esempi più noti e più calzanti (così la tisi e la pazzia).

4. Alcuni caratteri sono limitati ad un solo sesso, e sono i caratteri sessuali, di modo che il maschio trasmette ai suoi figli maschi i caratteri essenziali e secondarii del proprio sesso, e la femmina fa altrettanto pe’ discendenti femminili.

5. Nella riproduzione incrociata degli animali unisessuali, i caratteri dei due sessi generalmente si sommano o si temperano a vicenda o preponderano quelli di un sesso a scapito di quelli dell’altro sesso. Se sono omogenei, si fondono insieme e si sommano. È questa una delle principali ragioni, per cui i matrimonii consanguinei producono effetti dannosi, giacchè i due genitori, collegati insieme da vincoli di sangue, e quindi generalmente soggetti alle stesse malattie, accumulano sui discendenti una doppia tendenza alle malattie medesime. Se i caratteri dei due genitori sono eterogenei, essi hanno talvolta una azione vicendevole temperante, così che si ha un risultato intermedio; altre volte invece appariscono nei discendenti i caratteri del padre o quelli della madre, ossia del genitore che ha una potenza trasmissiva preponderante. Così si vedono delle famiglie, nelle quali i figli somigliano tutti al padre nella statura, nel colore dei capelli e degli occhi, nella forma del naso, ecc.; mentre in altre la figliuolanza somiglia alla madre.

6. Alcuni caratteri sono trasmessi allo stato latente, così che non compariscono in una o parecchie generazioni, e si rendono manifesti nelle successive. I fenomeni di questo genere costituiscono l’atavismo. Gli esempi non sono rari. Spesso appariscono in un individuo, anzichè i tratti del padre o della madre, quelli del nonno o della nonna. E può considerarsi come un fenomeno di atavismo anche la trasmissione dei caratteri del sesso attraverso ad una generazione del sesso opposto. Poniamo il caso che un uomo abbia una figlia, e questa un figlio; i caratteri maschili del padre passarono alla figlia, in cui rimasero latenti, e divennero manifesti solamente nel figlio di questa figlia, ossia nel nipote di quell’uomo. Talvolta però i caratteri maschili prorompono, in età avanzata, nel sesso femminile, in cui per solito restano latenti; così le donne vecchie ricevono una specie di barba, e negli animali vediamo che la vecchia gallina mette sproni e canta come il gallo, e la vecchia fagiana indossa la livrea del fagiano.