Antonio Rosmini/XLVI
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Mi volgo da ultimo ai giovani, e dico: vedete in questo granello d’arena ch’è il nostro pianeta, quanto di regioni e di secoli ingombro di selvatichezza o di barbarie, o di civiltà schiava e tiranna: vedete ne’ pochi luoghi e ne’ tempi meglio civili, che pruni d’gnoranza, che frane d’errore, che ruine di ruine; quante miserie colpevoli, quante meschinità atroci, quanti odii senza provocazione, quante stragi senz’odio, quanti misfatti senza pretesto, quante ruberie senza lucro. Vedete negli ordini sociali più privilegiati, negli uomini di cui la storia più si rammenta, quanta mediocrità e quante macchie: vedete tra gli eletti di tutta la specie in quanto pochi la grandezza della virtù sia pari a quella del grado, la forza dell’ingegno alla forza della virtù, alla purezza delle intenzioni lo splendore de’ fatti. E quando, per miracoloso concorso del Cielo e della terra e della umana volontà, voi rincontrate alcun uomo nel quale due o più di coteste alte doti si trovino conciliate semplicemente, perseverantemente per infino alla morte, gioite e inchinatevi. Non è frequente siffatto spettacolo, e non c’è pericolo di sprecare l’ammirazione. Nelle minuziose censure avrete assai occasioni a esercitare lo zelo e l’ingegno; le severe indagini serbatele in prima a voi stessi, serbate il coraggio contro i pregiudizi prevalenti, contro le passioni minaccianti de’ pochi e de’ molti, laddove il coraggio è virtù vera e glorioso pericolo: ma nella persecuzione o nello spregio de’ pochi che son buoni insieme e grandi non cospirate con gli stolti che non intendono, con gl’inerti che temono gli esempi del meglio, co’ maligni che fraintendono, con gli abbietti a’ quali è altezza l’altrui depressione, con gli stranieri che al vedere calpestati da voi i pochi nomi che e’ cominciavano ad onorare, si ricrederanno con gioia e intuoneranno più audaci e quasi trionfanti le loro maledizioni. Non iscuorate i dubitanti, non affliggete i buoni, non disperate di coloro che tuttavia sperano della patria e della umanità: ve ne prego per amore e per pietà dell’Italia, per rispetto e per carità di voi stessi.
FINE.