Prologo

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Publio Terenzio Afro - Andria (II secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Luisa Bergalli (1735)
Prologo
Persone mute Atto primo


 
Quando il Poeta misesi da prima
A scriver si pensò che solamente
Avrebbe questa briga di far sì
Che le Favole, ch’ egli lavorasse
5Piacessero al comune; ma si avvede,
Che gl’ interviene tutto alla rovescia;
Imperocchè nello scrivere i Prologhi
Manca all’ uffizio suo; che non ispone
Il tener della Favola, ma da
10Risposta alle calunnie di un Malevolo
Vecchio Poeta. Or di grazia ascoltate
Le belle colpe, che vangli attaccando.
Menandro fece l’Andria, e la Perintia;
Chi ne ha ben letta una, può far conto
15Di averle lette tutte, e due; poichè
Non sono già molto diverse di
Argomento; quantunque sieno poi
E di andamento, e di stile dissimili,
Egli confessa aver dalla Pirintia
20Cavato ciò che gli fu a proposito;
E ch’ei se n’è servito intorno all’Andria,
Come di cosa, che gli apparteneva.
Ora i di lui malevoli per questa
Faccenda assai ne parlano con biasimo;
25E stanno a disputar, che non è lecito
Contaminar le altrui Commedie, e farne,
Com’ egli, di due Greche una Latina.
Ma affe con tanto starsi sul sapere
Non san ben dove s’hanno il capo, che
30Braveggiando con lui, poi non si accorgono
Di accusar seco e Nevio, e Plauto ed Ennio;
Cui al nostro Poeta seguir piacque,
E alla cui negligenza egli attenersi
Piuttosto vuol, che alla costor seccaggine.
35Io però gli avvertisco, che riposino,
E in avvenire di sparlar tralascino:
Perchè potrebbon anche ritrovare
Chi dicesse le lor magagne. Or voi
Favorite il Poeta, ed ascoltateci
40Cortesemente, ed attendete bene
Alla Commedia; acciocchè ben possiate
Giudicar, che speranza aver si debba
Dell’ altre, ch’ ei farà da qui avanti
Intere intere di suo capo; e s’ elle
45Saranno degne di esser viste, o no.