Andria/Atto terzo/Scena II
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LESBIA, SIMONE, DAVO.
- Lesbia
- INsino ad ora, Archilla, io trovo in lei
Tutti gli indizj, che soglionsi, e debbonsi
Vedere, e che predicono buon esito.
Ora sia prima lavata, e le si
Dia la bevanda, che ho detto, ed in quella
Dose, che ho comandato, ch’io sarò
Qui fra momenti. Infede ha avuto Panfilo
Un maschio molto graziato: or piaccia
A Dio di conservarglielo, poichè
Egli è di sì buon’ indole, e non volle
Mai lo scontento di sì buona giovine.
- Simone
- Or chi saprà chi tu sei, non dirà
Che questa sia farina tua?
- Davo
- Che diavolo
Di cosa è questa?
- Simone
- Non aveva data
Commessione in casa, di ciò che
Facea bisogno per la Donna da
Parto: ma poichè ella è venuta fuori
Posesi a cornacchiare dalla strada
Alle di dentro. O Davo, a questo modo
Tu mi schernisci, e sì fatto rassembroti,
Che mi cominci a far davanti agli occhi
Le fiche? almeno andar un poco cauto;
Acciocchè, s’ io mi accorgo paja almeno,
Che avete alcun timor di me.
- Davo
- Da vero
Egli s’inganna ora da sè, non io
Lo inganno.
- Simone
- Non te l’ho io detto? e acciò
Che nol facessi, non t’ ho minacciato?
Mi avesti alcun rispetto? mi è ciò valso
Nulla? io ti crederò questa bajata
Che costei abbia partorito un figlio
Di Panfilo?
- Davo
- Or conosco dove e’ prende
Il granchio, e veggo, che manifattura
Ci vuole.
- Simone
- Non rispondi?
- Davo
- Come? che
Cosa credete voi? non altrimenti,
Che se e’ non vi fosse stato detto,
Che la cosa doveva andar così.
- Simone
- A me? non me l’ha detto alcuno.
- Davo
- O
Non avete sentito, ch’ella è
Finzione?
- Simone
- Sono uccellato.
- Davo
- Si
Che vi fu detto; o come poteva egli
In altro modo venirvi nel capo
Questo sospetto?
- Simone
- Come? perchè io so
Chi tu se’.
- Davo
- Par, che voi vogliate dire
Ciò nascer per consiglio mio.
- Simone
- E sonne
Chiarissimo.
- Davo
- Di fatto non sapete,
Simone, ancora di che naturale
Io sia.
- Simone
- Io non lo so?
- Davo
- Ma ecco, che
Appena ho cominciato a raccontarvi
Qual cosa, voi pensate, che io vi dia
Ciance.
- Simone
- E sai, che ho torto.
- Davo
- Però io
Non oso più batter parola.
- Simone
- Questo
Io so per certo, che nessuna qui
Ha partorito.
- Dan.
- Ve ne siete accorto
Eh? Ma però e’ porteranno qui
Davanti l’ uscio il fanciullo: E vi do
Questo avviso, padron, perchè ’l sappiate;
E non diciate poi che questo avvenne.
Per consiglio di Davo, e per suo inganno.
Io vorrei pur, che vi spogliaste affatto
Di quella oppinion, che di me avete.
- Simone
- Come lo sai?
- Davo
- Io l’ho udito, e lo credo.
Tante cose si accozzano, che io
Fo questa conghiettura. Primamente
Ella si disse gravida di Panfilo,
E si è trovato bugìa: ora poi
Che Vede apparecchiarsi in casa per le
Nozze, senza altro indugio manda la
Fante a chiamar la levatrice, che
Venga quì a lei, e le porti un bambino,
Il qual se non fi fa, che sia veduto
Da voi, le nozze mai non si potrebbono
Disturbare.
- Simone
- Che di tu? quando tu
Sapevi, che si avea questo consiglio,
Perchè non l’ hai participato a Panfilo
Tostamente?
- Davo
- Chi dunque, sennon io,
Lo distolse da lei? Già e’ si sa
Per tutti noi, come perdutamente
Egli l’ amava: ed or si è risoluto
A Moglie. In avvenir lasciate a me
Cotesta briga; e voi nulladimeno
Seguite a far andar avanti le
Nozze, siccome fate, ed ho speranza,
Che il Ciel ci ajuterà.
- Simone
- Va pure in casa,
E aspettami quivi: poni in ordine
Quel, che s’ ha a porre. E’ non m’ ha però indotto
A creder tutte queste cose: che
Non so già io, se tutto quel, che dice
E’ vero: Ma non ne fo molto caso.
Quel, di ch’ io fo un grandissimo conto
E’ la promessa di mio figlio. Or vadasi
A Cremete, e si preghi, che la dia
A mio figliuolo, e se ho il suo sì,
Perchè non vo’ io far piuttosto oggi
Che un altro giorno le nozze? E se Panfilo
Mi mancherà della promessa, io avrò
Ragione di sforzarlo a mantenerlami,
Ma ecco a tempo lo stesso Cremete.