Andria/Atto secondo/Scena II
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DAVO, CARINO, E PANFILO.
- Davo
- O’ Buoni Dei, o che buone novelle
Io reco. Dove posso trovar Panfilo
Per trargli fuora la paura, ed empierlo
Di allegrezza.
- Carino
- E’ vien via lieto io non so
Di che.
- Panfilo
- Non sarà nulla, e’ non sa ancora
Queste sciagure.
- Davo
- Ch’ io credo s’egli ha
Inteso, che le nozze si apparecchiano…
- Carino
- Udite Voi?
- Davo
- Io credo, che mi cerchi
Isbigottio per ogni cantone
Della Città: ma dove anderò io
Per ritrovarlo? Da qual parte posso
Girarmi.
- Carino
- Che non gli parlate?
- Davo
- Orsù
Anderò?
- Panfilo
- Davo, statti là non ti
Partire.
- Davo
- Chi sarà qui, che mi. Oh Panfilo,
Io cerco appunto voi; oh buono! e voi
Carino, tutti e due in acconcio; io vogliovi
Tutti e due.
- Panfilo
- Davo io son perduto.
- Davo
- prima.
Udite questo.
- Panfilo
- Io son morto.
- Davo
- Già so
Di, che temete.
- Carino
- A’ fede, che se io
Non sono morto, ci son presso.
- Davo
- E so
Di che temete anche voi.
- Panfilo
- Queste nozze…
- Davo
- E so anche questo.
- Panfilo
- Oggi…
- Davo
- Lo so, lo so.
O voi mi infradiciate. Voi avete
Paura di sposarla, e questi l’ ha
Di non sposarla.
- Carino
- Così sta.
- Panfilo
- Benissimo.
- Davo
- E benissimo sia: non v’ è pericolo
Fidatevi di me.
- Panfilo
- Io ti scongiuro,
Quanto più presto puoi, cavarmi di
Cotesto affanno.
- Davo
- Subito vi cavo.
Prima Cremete non vuol darvi piu
La Figliuola?
- Panfilo
- E lo sai? Come?
- Davo
- Lo so.
Vostro Padre, testè preesemi, e dissemi
Che vi voleva oggi dar moglie, e tante
Altre cose, che ora non è tempo
Di narrarle. Io volo incontanente
Verso piazza per dirlovi, e là
Non vi ritrovo; quivi monto sopra
Non so che altura, guardo quà, e là
E non vi veggo: veggovi per sorte
Birria, qui il servo di Carin, domandolo
Di voi, ed egli no, che non vi aveva
Veduto: io mi brucciava; pur pensando
A che risolvermi, cosi tornando
Verso casa; e tra me disaminando
La cosa, vienmi alcun sospetto, e dico:
Poca spesa si è fatta, il vecchio, e mesto,
Nozze cosi improvvise; non mi quadrano.
- Panfilo
Stai tu troppo menando il can per l’ aja?
- Davo
- Tostamente io corro ver’ la casa
Di Cremete, e quand’ io son là non trovo
Anima nata, e gia comincio a prendere
Un poco di respiro.
- Carino
- Bene sta.
- Panfilo
- Tira innanzi
- Davo
- Io mi trattengo quivi;
Nè veggo entrarvi, nè uscir persona.
Nessuna Donna era in casa, nessuno
Apparato, niente di romore,
E il so perchè me ne andai dentro, e stetti
A guatar.
- Panfilo
- Bene infatti sono grandi
Indizj.
- Davo
- Or pare a Voi, che queste cose
Si accordino con nozze?
- Panfilo
- A me non pare,
No, Davo.
- Davo
- A me non pare dite? Voi
Non la pigliate pel buon verso. La
Cosa è chiara. E di piu, nel partirmi
M’incontrai nel ragazzo di Cremete,
Il qual portava a casa certi suoi
Erbaggi, e certi pesciatelli da
Poco prezzo, che avevano a servire
Per cena al Vecchio.
- Carino
- Davo, oggi io son salvo
Per valor tuo.
- Davo
- Questo non ha che fare
Con voi.
- Carino
- Come no? tu dì pur, che a Panfilo
Ei non la darà più.
- Davo
- Vedi sottile
Ingegno. Come s’ ei fosse per legge
Che s’ei non la da a lui, deggia toccare
A voi; sen non vi provedete, e se
Non pregherete gli amici del Vecchio,
Egli vi resterà la voglia in corpo.
- Carino
- Tu hai ragione, io vi anderò, quantunque
Questa sia una Speranza, che m’ è andata
Cotante volte a vuoto. State sano.