Andria/Atto secondo/Scena II

Atto secondo - Scena II

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Publio Terenzio Afro - Andria (II secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Luisa Bergalli (1735)
Atto secondo - Scena II
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DAVO, CARINO, E PANFILO.

Davo
O’ Buoni Dei, o che buone novelle

Io reco. Dove posso trovar Panfilo
Per trargli fuora la paura, ed empierlo
Di allegrezza.

Carino
E’ vien via lieto io non so

Di che.

Panfilo
Non sarà nulla, e’ non sa ancora

Queste sciagure.

Davo
Ch’ io credo s’egli ha

Inteso, che le nozze si apparecchiano…

Carino
Udite Voi?


Davo
Io credo, che mi cerchi

Isbigottio per ogni cantone
Della Città: ma dove anderò io
Per ritrovarlo? Da qual parte posso
Girarmi.

Carino
Che non gli parlate?


Davo
Orsù

Anderò?

Panfilo
Davo, statti là non ti

Partire.

Davo
Chi sarà qui, che mi. Oh Panfilo,

Io cerco appunto voi; oh buono! e voi
Carino, tutti e due in acconcio; io vogliovi
Tutti e due.

Panfilo
Davo io son perduto.


Davo
prima.

Udite questo.

Panfilo
Io son morto.


Davo
Già so

Di, che temete.

Carino
A’ fede, che se io

Non sono morto, ci son presso.

Davo
E so

Di che temete anche voi.

Panfilo
Queste nozze…


Davo
E so anche questo.


Panfilo
Oggi…


Davo
Lo so, lo so.

O voi mi infradiciate. Voi avete
Paura di sposarla, e questi l’ ha
Di non sposarla.

Carino
Così sta.


Panfilo
Benissimo.


Davo
E benissimo sia: non v’ è pericolo

Fidatevi di me.

Panfilo
Io ti scongiuro,

Quanto più presto puoi, cavarmi di
Cotesto affanno.

Davo
Subito vi cavo.

Prima Cremete non vuol darvi piu
La Figliuola?

Panfilo
E lo sai? Come?


Davo
Lo so.

Vostro Padre, testè preesemi, e dissemi
Che vi voleva oggi dar moglie, e tante
Altre cose, che ora non è tempo
Di narrarle. Io volo incontanente
Verso piazza per dirlovi, e là
Non vi ritrovo; quivi monto sopra
Non so che altura, guardo quà, e là
E non vi veggo: veggovi per sorte
Birria, qui il servo di Carin, domandolo
Di voi, ed egli no, che non vi aveva
Veduto: io mi brucciava; pur pensando
A che risolvermi, cosi tornando
Verso casa; e tra me disaminando
La cosa, vienmi alcun sospetto, e dico:
Poca spesa si è fatta, il vecchio, e mesto,
Nozze cosi improvvise; non mi quadrano.

Panfilo

Stai tu troppo menando il can per l’ aja?

Davo
Tostamente io corro ver’ la casa

Di Cremete, e quand’ io son là non trovo
Anima nata, e gia comincio a prendere
Un poco di respiro.

Carino
Bene sta.


Panfilo
Tira innanzi


Davo
Io mi trattengo quivi;

Nè veggo entrarvi, nè uscir persona.
Nessuna Donna era in casa, nessuno
Apparato, niente di romore,
E il so perchè me ne andai dentro, e stetti
A guatar.

Panfilo
Bene infatti sono grandi

Indizj.

Davo
Or pare a Voi, che queste cose

Si accordino con nozze?

Panfilo
A me non pare,

No, Davo.

Davo
A me non pare dite? Voi

Non la pigliate pel buon verso. La
Cosa è chiara. E di piu, nel partirmi
M’incontrai nel ragazzo di Cremete,
Il qual portava a casa certi suoi
Erbaggi, e certi pesciatelli da
Poco prezzo, che avevano a servire
Per cena al Vecchio.

Carino
Davo, oggi io son salvo

Per valor tuo.

Davo
Questo non ha che fare

Con voi.

Carino
Come no? tu dì pur, che a Panfilo

Ei non la darà più.

Davo
Vedi sottile

Ingegno. Come s’ ei fosse per legge
Che s’ei non la da a lui, deggia toccare
A voi; sen non vi provedete, e se
Non pregherete gli amici del Vecchio,
Egli vi resterà la voglia in corpo.

Carino
Tu hai ragione, io vi anderò, quantunque

Questa sia una Speranza, che m’ è andata
Cotante volte a vuoto. State sano.