Andria/Atto quinto/Scena VI
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DAVO, PANFILO, CARINO.
- Davo
- DOve può esser mai Panfilo?
- Panfilo
- Davo.
- Davo
- Chi mi chiama?
- Panfilo
- Son’io.
- Davo
- Panfilo, ve’.
- Panfilo
- Oh tu non sai la mia fortuna.
- Davo
- Io no;
Ma so ben’io la mia disgrazia.
- Panfilo
- Anch’io
La so.
- Davo
- Ecco l’usanza; prima voi
Sapeste il mio male, ch’io non seppi
Il vostro bene.
- Panfilo
- La Gliceria mia
Ha ritrovato suo padre, e sua madre.
- Davo
- Oh bene, oh bene.
- Carino
- To.
- Panfilo
- Suo padre e’ un vostro
Grand’amico.
- Davo
- Chi e’?
- Panfilo
- Cremete.
- Davo
- In fatti
Questa e’ una nuova altro che da calze.
- Panfilo
- E’ non vi sarà intoppo perch’io la
Prenda per moglie.
- Carino
- Costui sogna ciò
Che vorrebbe vegliando.
- Panfilo
- Ma cos’è
Del fanciul, Davo?
- Davo
- Non temete, ch’egli
E’ accarezzato dalla buona sorte.
- Carino
- Io sono in porto, se cotesto è vero.
Vo’ parlar loro.
- Panfilo
- Chi è? Ve’, siete bene,
Il mio Carin, qui giunto a tempo.
- Carino
- Grande
Avventura!
- Panfilo
- Udiste?
- Carino
- Intesi tutto.
Or via ne’ vostro lieti casi prendavi
Pietà di me; poi che Cremete Adesso
E’ tutto vostro, e so che farà tutto
Ciò che vorrete.
- Panfilo
- Io mi ricordo. Troppo
Però fia l’aspettar ch’ egli esca fuora.
Venite meco, ch’ ora egli si trova
Da Gliceria. Tu, Davo, studia il passo,
E va in casa a chiamar, chi via la levi
Di qua. Che guardi tu? che non cammini?
- Davo
- Io vado. Or non convienvi di aspettare,
Che costoro escan fuori; che le nozze
Conchiuderansi di dentro, e se debbono
Far altro, si farà tutto di dentro.
Voi però fate segno di allegrezza.
IL FINE.