Andria/Atto quarto/Scena V
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CRITONE, MISIDA, DAVO.
- Critone
- MI fu detto, che Crisida abitava
In questa piazza, e qui volle piuttosto
Con disonor farsi ricca, che starsene
Nella sua Patria povera, e onesta.
Per la sua morte a me son devoluti
I suoi beni per legge. Io veggo qui
A chi chiederne. Il Ciel vi salvi.
- Misida
- O
Chi veggo mai, sarebbe egli Critone
Il cugino di Crisida? Egli è desto.
- Critone
- O Misida tu sia la ben trovata;
- Misida
- O Critone, e voi il ben venuto.
- Critone
- Infine
Poi Crisida.. Avv.
- Misida
- Certo la sua
Morte, misere noi, ci ha rovinate.
- Cre.
- Appunto come state voi qui? bene?
- Misida
- Noi eh? cosi come si può, poichè
Non ci è dato, come suol dirsi, di
Star come si vorrebbe.
- Critone
- Che è di
Gliceria? ha ancor trovati i suoi parenti?
- Misida
- Dio ’l volesse!
- Critone
- Non gli ha ancor trovati?
Non son venuto in buon punto. Davvero,
S’io lo sapeva, io non moveva piede.
Sempre fu detta, e sempre fu creduta
La Sorella di Crisida. E’ in possesso
Or de’ suoi beni. Or quanto a me, che sono
Forestiero sia facile, e giovevole
Andar per via di liti, fanmi accorto
Gli essempi altrui: E poi credo, che ella
Avrà qualche suo amico; qualche suo
Difensore, che si partì di là
Gia grandicella: inoltre si direbbe,
Ch’io sono un baro, che fo il poveretto,
E che uccello le altrui Eredità.
Poi lo spogliarla non mi parre’ bene.
- Misida
- O Criton galantuomo! Per lo bene
Di me, voi siete proprio quel medesimo
Uomo da ben, che sempre siete stato.
- Critone
- Menami a lei, ch’io vo vederla, poi
Ch’io son qui.
- Misida
- Volentieri.
- Davo
- Sarà meglio
S’io vo’ con loro. Non è questo il tempo,
Ch’io mi voglia lasciar vedere al vecchio.