Andria/Atto quarto/Scena V

Atto quarto - Scena V

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Publio Terenzio Afro - Andria (II secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Luisa Bergalli (1735)
Atto quarto - Scena V
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CRITONE, MISIDA, DAVO.

Critone
MI fu detto, che Crisida abitava

In questa piazza, e qui volle piuttosto
Con disonor farsi ricca, che starsene
Nella sua Patria povera, e onesta.
Per la sua morte a me son devoluti
I suoi beni per legge. Io veggo qui
A chi chiederne. Il Ciel vi salvi.

Misida
O

Chi veggo mai, sarebbe egli Critone
Il cugino di Crisida? Egli è desto.

Critone
O Misida tu sia la ben trovata;


Misida
O Critone, e voi il ben venuto.


Critone
Infine

Poi Crisida.. Avv.

Misida
Certo la sua

Morte, misere noi, ci ha rovinate.

Cre.
Appunto come state voi qui? bene?


Misida
Noi eh? cosi come si può, poichè

Non ci è dato, come suol dirsi, di
Star come si vorrebbe.

Critone
Che è di

Gliceria? ha ancor trovati i suoi parenti?

Misida
Dio ’l volesse!


Critone
Non gli ha ancor trovati?

Non son venuto in buon punto. Davvero,
S’io lo sapeva, io non moveva piede.
Sempre fu detta, e sempre fu creduta
La Sorella di Crisida. E’ in possesso
Or de’ suoi beni. Or quanto a me, che sono
Forestiero sia facile, e giovevole
Andar per via di liti, fanmi accorto
Gli essempi altrui: E poi credo, che ella
Avrà qualche suo amico; qualche suo
Difensore, che si partì di là
Gia grandicella: inoltre si direbbe,
Ch’io sono un baro, che fo il poveretto,
E che uccello le altrui Eredità.
Poi lo spogliarla non mi parre’ bene.

Misida
O Criton galantuomo! Per lo bene

Di me, voi siete proprio quel medesimo
Uomo da ben, che sempre siete stato.

Critone
Menami a lei, ch’io vo vederla, poi

Ch’io son qui.

Misida
Volentieri.


Davo
Sarà meglio

S’io vo’ con loro. Non è questo il tempo,
Ch’io mi voglia lasciar vedere al vecchio.