Alpi e Appennini/Inaugurazione della ferrovia Colico-Sondrio
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INAUGURAZIONE DELLA FERROVIA
COLICO-SONDRIO
l giorno 7 p.v. Giugno si compie, dopo lunghe peripezie, uno dei voti più ardenti della nobile e troppo obliata provincia Valtellinese: la vaporiera correrà dall’estremo Lario alla capita 1 © della valle superiore dell’Adda, ove è sperabile che non s’arresti per troppo tempo, ma ardita prosegua per lo meno fino all’industre borgata di Tirano. Se naturali ostacoli, angustia di mezzi e diversità di vedute non avessero intralciato il compimento del breve tronco Colico-Chiavenna, che da cinque anni è in corso di costruzione... a piccola velocità, certamente doppia sarebbe stata la solennità dell’evento fortunato: ma pur troppo volgerà un’altro anno avanti che la locomotiva rianimi la capitale della Mera. Troppo lungo sarebbe enumerare le vicende tristi, le lotte e divisioni che da oltre un ventennio procrastinarono il compimento del più sacro diritto di una laboriosa e patriottica popolazione ed ora giova sperare che la presente festività e le prossime consimili e la sospirata costruzione della Lecco-Colico non si risolvano in una disillusione costosa ed immeritata.
Del tratto Colico-Chiavenna già s’erano stesi progetti negli ultimi anni del dominio austriaco e nei primi del nuovo regno italico, quando ardente ferveva la lotta per la scelta del miglior tracciato per la ferrovia delle Alpi Centrali: ne fanno fede gli studii degli egregi ingegneri Vanossi, Quadrio ed altri, di cui non ho presenti i nomi. Risolta la questione nel 1868 e 1872 in favore del Gottardo per viste più ampie di ordine politico e commerciale, la Valtellina vide sfumare il bel sogno della gran ferrovia internazionale per le valli della Mera e del Liro e dovette accontentarsi per il momento di provvedere alla meglio ai puri interessi locali, che già in quell’epoca avevano risentiti fieri colpi. Ed a dir vero sembra che una fatalità pesi su questa valle, nei secoli andati prospera per attivi commerci e troppo celebre per vicende guerresche, oggidì affatto dimenticata: una sequela di sanguinose guerre fratricide nel medio evo, le invasioni e dominazioni straniere, il fanatismo religioso e terribili pestilenze nei tempi di mezzo avevano stremate le risorse della Valtellina, che nel 1650 non conteneva più di 50 mila abitanti immiseriti al di là d’ogni idea, laddove secoli addietro, secondo parecchi cronisti, dava comoda esistenza a più che 200 mila. La lunga quiete dal 1680 alla rivoluzione francese, la conseguente annessione al primo regno Pagina:Alpi e Appenini.djvu/46 Pagina:Alpi e Appenini.djvu/47 Pagina:Alpi e Appenini.djvu/48 Pagina:Alpi e Appenini.djvu/49 Pagina:Alpi e Appenini.djvu/50 Pagina:Alpi e Appenini.djvu/51 Pagina:Alpi e Appenini.djvu/52