Alle origini di una teoria economica della politica/Presentazione
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Nella mia tesi mi sono interessato al Teorema dell’elettore mediano che, a partire dalla sua prima formulazione ad opera di Duncan Black, nel 1948, ha trovato fortunata applicazione in molti studi di carattere sia economico che politologico. A dare fama e notorietà a questo modello fu certamente il volume di Anthony Downs, An Economic Theory of Democracy, del 1957, il cui principale merito è quello di essersi concentrato più sugli attori del sistema politico, che sui suoi meccanismi astratti.
Il teorema dell’elettore mediano si inserisce pienamente in quel filone di studi che va sotto il nome di Public Choice. Questo approccio analitico presuppone che l’essere umano si comporti e agisca in politica così come fa ambito economico e proprio questa apparentemente semplice considerazione è forse il suo più grande merito. Se, allora, l’uomo politico e l’uomo economico tornano ad essere uno solo, è possibile pensare ad una "scienza pura della politica" che studi i comportamenti dell’uomo in società, attraverso strumenti analitici analoghi alle metodologie impiegate dalla scienza economica.
Proprio a questo campo di indagine dedicò la sua vita Duncan Black, che, negli anni Quaranta del Novecento, giunse a definire la sua più grande e prolifica intuizione: il Teorema dell’elettore mediano.
Lo stato e, dunque l’uomo politico, si trovano spesso nella condizione di doversi confrontare con beni cosiddetti "pubblici", beni cioè che devono essere acquistati in quantità uguale da parte di tutta la popolazione. Per tale loro caratteristica i beni pubblici forniscono anche benefici che sono collettivi. Una decisione riguardo a tali beni deve, allora, essere presa collettivamente e votare è un metodo per prendere decisioni collettive. Il voto è, cioè, una regola che indica come debba essere presa una decisione collettiva a partire dalla preferenze dei singoli.
Il teorema dell’elettore mediano si interessa proprio di sistemi elettorali e, in particolare, del sistema maggioritario e dei suoi risultati.
Nella prima parte della mia tesi, partendo dalla nascita dell’approccio di Public Choice e dai suoi rapporti con la teoria economica precedente, si giunge alla definizione dei suoi fondamenti teorici e dei filoni di ricerca che ha aperto. Una breve storia della teoria matematica dei sistemi elettorali maggioritari, permette di osservare i rapporti esistenti fra le intuizioni di Borda e Condorcet, con i più recenti contributi teorici di Black, Arrow e Downs. Questa breve digressione conduce fino ad un’analisi più dettagliata dei due testi che, più di tutti, hanno segnato la nascita del Teorema dell’elettore mediano: The Theory of Committees and Elections (Black, 1958) e An Economic Theory of Democracy (Downs, 1957). Mentre i maggiori contributi del primo riguardano la definizione stessa del Teorema e la risoluzione del Paradosso di Condorcet, attraverso l’identificazione dell’importanza assunta dalle preferenze "ad una punta" in un contesto di voto maggioritario, al secondo si devono importantissime osservazioni riguardo il parallelo esistente fra comportamento degli esseri umani in ambito economico ed in ambito politico-rappresentativo che portano ad ipotizzare, sotto determinate condizioni, una tendenza centripeta delle democrazie nelle quali le preferenze degli elettori abbiano distribuzioni bimodali – ovvero presentino sistemi di partito tendenzialmente a due partiti.
Nella seconda parte della tesi vengono analizzate più dettagliatamente le implicazioni che il Teorema comporta, sia in regime di democrazia diretta che rappresentativa. Vengono evidenziati i motivi che portano a far sì che l’elettore mediano risulti decisivo nel caso di decisioni prese con un voto a maggioranza, e quali condizioni siano necessarie a che ciò sia vero. Vengono analizzate le relazioni esistenti fra il risultato conseguenti a un voto a maggioranza e le implicazioni derivanti da valutazioni Costi/Benefici ed ancora se e quando una decisione maggioritaria sia efficiente nel senso di Pareto, osservando che solo in circostanze particolari il voto a maggioranza porta a risultati che siano quelli preferiti da una larga parte della popolazione interessata. Viene, infine, studiata la possibilità dell’insorgenza di cicli in contesti di voto maggioritari ("Paradosso di Condorcet") e ci interrogheremo circa in presenza di problemi ad una o più dimensioni ed ancora circa la possibilità che si verifichino in contesti reali.
Nella terza parte, sono andato alla ricerca di quali riscontri del modello esistano in contesti di democrazia rappresentativa, aiutandomi con due recenti lavori (Grofman et al., 2001; Lee et al., 2004) riguardanti l’andamento del voto al Congresso degli Stati Uniti d’America. La contraddittorietà esistente fra le conclusioni dei due testi permette di osservare come ancora, intorno al Teorema dell’elettore mediano, non vi sia consenso unanime fra gli studiosi.
Nonostante questo, è però indubbio che l’elettore mediano sia un utile modello di riferimento e confronto, come il modello della concorrenza perfetta lo è per la teoria microeconomica del settore privato. Come, infatti, il modello della concorrenza perfetta viene impiegato come base di partenza e di raffronto nello studio delle interazioni economiche private, nonostante la sua scarsa corrispondenza con la realtà, così il modello dell’elettore mediano risulta utile come termine di paragone da confrontare con le più complesse situazioni riscontrabili empiricamente.