All'Utopia
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ALL’UTOPIA
O che gli esperj boschi o di Cirene
T’accolgan gli orti, o presso il mauro Atlante
O dell’erculea Gade a le serene
Valli, raggiante
Forma, ti avvolga; o che tra l’auree faci,
Onde l’azzurra immensità sorride,
Di promesse alimenti alte e di baci
L’alme a te fide;
A te, come ad amante, ansano i petti,
Che stranieri alla colpa, al dolor noti,
Al Buono, al Bello audacemente schietti
Vivon devoti.
E tu benigna al pensator che il bieco
Secol dinanza, e tra un cader di numi
Nuov’erte ascende imperturbato, il cieco
Tramite allumi.
Del magico destriero erto sul dorso
Te per impervj regni urge il poeta;
In te dell’ansie ardimentose il corso
Fervido acqueta.
Ma chi dell’oggi vive e la codarda
Anima in cupidigie acri tormenta,
Te stolto irride, te chiamar bugiarda
Maga si attenta.
Misero! E tu fra tanto, oltre a mortali
Tumulti, immersa in un albor di puri
Sogni risplendi, e verità immortali
Nel sen maturi.
Tal Galassea, che in un vapor sereno
Casta delude i nostri audaci voli,
Nutre un’immensa nel suo latteo seno
Festa di soli.
In te dal rogo indeprecato il guardo
Ultimo eresse il redentor di Nola;
Udì fra’ ceppi lo Stilan gagliardo
La tua parola,
E sorse: alla solare isola accolto
Dagli strazj trentenni ebbe ristoro;
E incontro gli movean con lieto volto
Platone e Moro.
Tu per ignoto a’ tristi arduo sentiero
Il destin delle genti unica guidi;
O pietosa Utopia, madre del vero,
Sempre a noi ridi!
Ridi a noi come allor, che il tuo più vago
Nimbo acceso del Cristo al capo biondo,
Tutto mostravi al suo sguardo presago
Libero il mondo;
O come a’ di ch’austero a una rissosa
Gente augurando i tuoi regni vicini,
Del futuro salía la gloriosa
Erta Mazzini.
Per te Giustizia e Libertà, ne’ tuoi
Regni vissute ed invocate, ahi quanto,
Vincon la notte mostruosa, e a noi
Scendono, intanto
Che radíosa di fraterno zelo
Carità schiude le infinite braccia,
E in un culto d’amor la terra e il cielo
Provvida allaccia.