L'ulivo

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La sera fiesolana La spica
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L’ULIVO.

L
AUDATO sia l’ulivo nel mattino!

Una ghirlanda semplice, una bianca
tunica, una preghiera armoniosa
a noi son festa.

5Chiaro leggero è l’arbore nell’aria.
E perché l’imo cor la sua bellezza
ci tocchi, tu non sai, noi non sappiamo,
non sa l’ulivo.

Esili foglie, magri rami, cavo
10tronco, distorte barbe, piccol frutto,
ecco, e un nume ineffabile risplende
nel suo pallore!

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O sorella, comandano gli Ellèni
quando piantar vuolsi l’ulivo, o côrre,
15che ’l facciano i fanciulli della terra
vergini e mondi,

imperocché la castitate sia
prelata di quell’arbore palladio
e assai gli noccia mano impura e triste
20alito il perda.

Tu nel tuo sonno hai valicato l’acque
lustrali, inceduto hai su l’asfodelo
senza piegarlo; e degna al casto ulivo
ora t’appressi.

25Biancovestita come la Vittoria,
alto raccolta intorno al capo il crine,
premendo con piede àlacre la gleba,
a lui t’appressi.

L’aura move la tunica fluente
30che numerosa ferve, come schiume
su la marina cui l’ulivo arride
senza vederla.

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Nuda le braccia come la Vittoria,
sul flessibile sandalo ti levi
35a giugnere il men folto ramoscello
per la ghirlanda.

Tenue serto a noi, di poca fronda,
è bastevole: tal che d’alcun peso
non gravi i bei pensieri mattutini
40e d’alcuna ombra.

O dolce Luce, gioventù dell’aria,
giustizia incorruttibile, divina
nudità delle cose, o Animatrice,
in noi discendi!

45Tocca l’anima nostra come tocchi
il casto ulivo in tutte le sue foglie;
e non sia parte in lei che tu non veda,
Onniveggente!