Adiecta (1905)/III/IV
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MEMENTO!
anniversario
dell’viii agosto 1848
in bologna
I.
Quando al cielo il clamor della battaglia
col denso fumo andava
ed il cannon ruggiva e la mitraglia
per le vie grandinava,
molti, volgendo ancor nella memoria
il recente passato,
supplicavano Iddio per la vittoria
dell’invasor croato
e nel segreto della chiusa stanza
pregavano: — «Signore,
«doma i ribelli nostri e la baldanza
«che diventa valore.
«Guida tu stesso il piombo e fa che infranga
«il petto dei ribelli.
«Se qualche madre ci sarà che pianga,
«farà gli occhi più belli,
«ma dacci ancora un popolo di schiavi
«e lo scudiscio in mano;
«rendi al vessillo delle sante chiavi
20«il suo poter sovrano!...»
Passò vinto il nemico oltre i confini,
la lunga ira è sepolta,
ma molti — ah, noi scordate, o cittadini!
24pregan come una volta!
II.
Son cinquant’anni ed il cannon tuonava
vomitando la morte;
il mite cuor di Pio così bussava,
4Bologna, alle tue porte.
Son cinquant’anni ed or dormi secura,
né pensi al tempo antico.
Non veglian piìi le scolte alle tue mura
8e pur veglia il nemico,
e gran tempo non è — non l’hai veduto?
che ti guardava in faccia,
ostentando, insolente e pettoruto,
12lo scherno e la minaccia.
In quel giorno contò la numerosa
schiera de’ suoi soldati
e pensò che c’è posto alla Certosa
16per altri fucilati;
pensò che curve ancor sotto la piena
possanza del Maestro,
filan nell’ombra Marta e Maddalena
20per torcerti un capestro;
pensò che a vendicar l’antico sfregio
gli basta alzar la mano,
ora che i figli tuoi vanno al collegio
24del Padre Flamidiano.
E tu frattanto, leonessa ignava,
dormi nel pigro covo!
Son cinquant’anni che il cannon tuonava,
28ma può tuonar di nuovo.