Adiecta (1905)/II/LXXV
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ORA TRISTE
Quando tra la sottil nebbia serale
vo con la folla anch’io
ed i monelli vendono il giornale
4urlando il nome mio,
mi sento dir vicino a voce bassa:
« — Guarda: Stecchetti è quello! — »
ed un occhio mi scruta e mi trapassa,
8freddo come un coltello.
Anch’io mi volgo allora e leggo aperto
nel cor di chi mi guarda;
indovino il pensier chiuso e coperto
12dalla faccia bugiarda.
E di dentro il dolor piange, ma fuori
sorridon gli occhi asciutti;
sanguina una ferita in tutti i cuori
16ma la nascondon tutti.
Ah no, fratelli miei, non c’è ferita
che si possa coprire!
Il destino è così, questa è la vita;
20soffrire e poi soffrire!
Anche le spalle mie portan la croce,
le spalle, ahi, non più forti!
E dico spesse volte a bassa voce:
24«— Come stan bene i morti! — ».
Son trascinato anch’io dalla mia sorte
col guinzaglio al collare.
Cammino come voi verso la morte....
28Lasciatemi passare!