Adiecta (1905)/I/XXV
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PELLEGRINI
I.
Non un’ombra di palme all’orizzonte,
sul candor delle sabbie arroventate,
non una nube in ciel, non una fonte
4per le povere turbe affaticate!
Come il Profeta volle, accorser pronte,
lacere, macilenti ed assetate,
ma con la speme in cor, la fede in fronte,
8benedicendo Iddio che l’ha chiamate.
E i pellegrini dell’Amor superno,
i docili al voler del Sovrumano,
11hanno le piaghe del martirio a scherno.
Che val se d’ossa è seminato il piano?
Chi muore nel Signor, vive in eterno....
14Questa è la fede falsa ed è il Corano.
II.
Monsignor che s’annoia in prima classe
a sbadigliar coi salmi dell’Uffizio,
dice: — I fedeli miei pagan le tasse
4perchè la ferrovia faccia il servizio
ed invece il cuscino è come un’asse,
l’imbottitura è peggio d’un cilizio
e, senza molle, le mie parti grasse
8non me le sento più. Sono al supplizio!
E poi, la cioccolata era brodosa,
il consommè pareva stato in gelo....
11Ah, che martirio, giurammio, che prosa!
Certo che il pellegrin soffre pel cielo,
ma il comodaccio suo, che bella cosa!...
14Questa è la fede vera ed è il Vangelo.