Adiecta (1905)/I/XXIX
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XX SETTEMBRE
Diceva un Monsignor — «Se il calendario
non segna una bugia,
oggi è il Venti Settembre, anniversario
4solenne a Porta Pia.
Oggi l’alloro, l’inno e l’orifiamma
trastullano i Romani
ed oggi il Re spedisce il telegramma
8pei fogli di domani.
Come tutto mutò! L’istessà breccia
che pareva un tracollo
fu rovina di pietre alla corteccia
12che non toccò il midollo.
Prima, s’intende, facevamo i morti,
ma lavorammo poi
e quando i furbi se ne sono accorti,
16comandavamo noi.
Ma ce ne volle! I Santi e le Madonne
furono il primo saggio,
col Viva il Papa-Re delle pie donne
20giunte in pellegrinaggio.
Congressi, banche, fraterie, giornali,
ci dieder poi buon frutto.
Guadagnammo Consigli e Tribunali
24entrammo da per tutto.
Ora insegnam de’ framassoni ai figli
di Don Bosco i prodigi
e solitari a Mondragone i gigli
28cresciamo a San Luigi.
Ah, il vecchio regno, il piccioletto mostro,
ormai chi più lo stima?
Oggi l’Italia intera è regno nostro
32e stiam meglio di prima!
Manca soltanto un po’ d’Inquisizione,
ma la vedremo presto....
Sia benedetta la rivoluzione,
36la breccia e tutto il resto!» —
Ah, Monsignore, attento alle voltate,
se no l’asino casca.
Di questo calmo ciel non vi fidate;
40può venir la burrasca.
Badate, Monsignor, che la grandezza
non vi serva d’intoppo.
Il soverchio tirar la corda spezza
44e voi tirate troppo.
Badate, Monsignor, che se a raccolta
la vecchia tromba suona,
se apriremo la breccia un’altra volta,
48sarà la volta buona!