Adiecta (1905)/I/XIV

Rime

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RIME


I.


     Fitte nel capo mio ronzan le rime
come nell’alvear d’api uno sciame,
che colse il miei dalle corolle opime
nel vagabondo errar da stame a stame.

     Lo colse per le valli e per le cime,
senza fren di regina o di reame,
e se il libero voi non fu sublime,
l’ala fu pari alle modeste brame.

     L’alba le vide uscir col primo lume
e la sera tornar nell’ore estreme,
pel seren, per la piova e per le brume

     ed io che tutte le conosco a nome,
le veggo lavorar ronzando insieme
e poi fuggir di nuovo e non so come.


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II


     Api vestite d’or, strette in cintura,
senza posar giammai da mane a sera,
sotto il bacio del sol l’ala leggera
4aprono spensierate alla ventura

     nè, se ben picciolette, hanno paura,
chè ciascuna di lor fatta guerriera,
sa una lama snudar sottile e fiera,
8che gocciola velen nella puntura;

     e guai se l’offensor non si ritira,
poichè tutte su lui volano a gara
11e non lo lascian più finchè respira.

     Chi le stuzzica dunque in sua malora
sappia che presto ed a suo danno impara
14che la rima è velen, che il verso fora!