A scuro loco conven lume clero
Questo testo è stato riletto e controllato. |
a cura di Guido Zaccagnini, Amos Parducci
XIII secolo
Questo testo fa parte della raccolta Rimatori siculo-toscani del Dugento
VI
A Dotto Reali
Come mai l’anima, che è formata da Dio, possa essere sopraffatta da altre cure1.
A scuro loco conven lume clero,
e saver vero — nel sentir dubbioso,
per ciò ch’omo si guardi dall’ostrero,
ch’è tutto fèro — dolor periglioso.
5 Donque chi non per sé vede lumero,
véneli chero — fare al poderoso;
unde dimando a voi, che siete spero
palese altèro — d’onni tenebroso.
Io son pensoso; — dico: l’alma vene
10dal sommo Bene, — donque ven compita:
chi mai fallita — pò far sua natura?
S’è per fattura — de vasel che tene,
perché poi pene — pate ed è schernita,
da che sua vita — posa ’n altrui cura?
- ↑ Per la risposta di Dotto Reali, si veda fra i Rimatori lucchesi.