A ppadron Giascinto

Giuseppe Gioachino Belli

1832 Indice:Sonetti romaneschi II.djvu sonetti letteratura A ppadron Giascinto Intestazione 26 agosto 2024 100% Da definire

Li frati d'un paese Un bon impegno
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832

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A PPADRON GIASCINTO.

     Io nun pòzzo[1] capì ccom’ e cquarmente
Certi cazzacci s’abbino da crede
Ch’er purgatorio nun è vvero ggnente,
Cuanno cuesto è un articolo de fede.

     Duncue, ch’edè cquer foco che sse vede
Dipinto in de le cchiese indegnamente?[2]
Che ccosa so’ cquell’anime llì a ssede
Tra le fiamme, je pijji un’accidente?

     Caso ch’er purgatorio fussi finto,
Te pare che li preti der governo
Propio in chiesa l’avessino dipinto?

     Ccusì, ffarzo sarà ppuro[3] l’inferno!
Farzo? Magaraddìo,[4] padron Giascinto!
Me parerebbe d’avé vvinto un terno.

Terni, 9 novembre 1832.

Note

  1. Posso
  2. [“Espressione ironica di tal quale umiltà, di cui si fa molto uso.„ Così il Belli, nel sonetto: Le gabbelle ecc., 19 nov. 36.]Fonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte
  3. [Pure.]
  4. [Magari Dio volesse che fosse così.]