Vite di illustri numismatici italiani - Vincenzo Lazari

Costantino Luppi

1893 Indice:Rivista italiana di numismatica 1893.djvu Rivista italiana di numismatica 1893

Vite di illustri numismatici italiani: Vincenzo Lazari Intestazione 21 ottobre 2022 100% Numismatica

Questo testo fa parte della rivista Rivista italiana di numismatica 1893
Questo testo fa parte della serie Vite di illustri Numismatici Italiani
[p. 245 modifica]

VITE


di


ILLUSTRI NUMISMATICI ITALIANI



Fra gli illustri numismatici ed archeologi che onorarono l’Italia e le Scienze storiche nella seconda metà di questo secolo, tiene un posto eminente Vincenzo Lazari. Discendente da antica famiglia greca, da lungo tempo domiciliata in Venezia ed ascritta all’ordine patrizio di quella gloriosa Repubblica, da Natale e da Eletta Dell’Andrea nacque Vincenzo Lazari il 16 ottobre 1823. Frequentò le prime scuole nel Collegio de’ Pellegrini, ed a 9 anni passò nel R. Liceo-convitto di Santa Caterina, da dove uscì nel 1840, dopo compiti con lode gli studi ginnasiali e filosofici. Dedicatosi di preferenza [p. 246 modifica]alla storia, fin da allora in collegio, fra le mura austere di quell’antico monastero, testimonio del glorioso passato della sua patria, attratti a sè i migliori de’ suoi condiscepoli, fecesi redattore d’un giornale di storia, letteratura e varietà, che rendendo palese quel suo profondo amore a quegli studi severi, conquistossi la stima, non solo de’ compagni, ma anche dei Superiori, che a gara gli offrivano continuamente nuovi argomenti da esercitare il suo ingegno in quelle nobili discipline.

Le ore pertanto, che gli altri suoi compagni concedevano allo svago ed al passeggio, egli invece le consacrava alla lettura e all’erudite indagini della storia e della filologia, consultando libri, che il solerte Direttore Luigi Della Vecchia, largamente gli forniva dalla ricca biblioteca dell’Istituto. Di pari passo con quelle erudite indagini, non tardò a svilupparsi in lui un singolare amore per gli oggetti antichi, ed in ispecie per le monete e le medaglie, che coi suoi tenui risparmi andava comperando, o che riceveva in regalo dal padre, il quale aveva scoperto nel figlio la passione, che di giorno in giorno facevasi sempre più viva fra quei piccoli ma importanti monumenti dei tempi vetusti. La cosa poi procedette di guisa che il nostro Vincenzo si trovò in breve tempo possessore di un modesto ma pregiato medagliere; e siccome il Lazari dilettavasi anche di fisica, trovò modo di far servire anche questa scienza ad ornare ancor più la sua raccolta numismatica, producendo in galvano-plastica quei pezzi che per la loro rarità, e pel loro costo sorpassavano le sue modeste risorse economiche.

Nel 1840, terminati i suoi studi filosofici, dovendo abbandonare la città nativa e trasferirsi a Padova per attendere agli studi politico-legali presso quella celebre Università, vi si recò in compagnia della diletta sua famiglia, che non volle staccarsi da lui, e preferì trasportare la sua dimora in quella città per tutto il tempo che essi sarebbero durati.

Durante quell’anno, Vincenzo divenne uno dei più assidui frequentatori della biblioteca dell’Università, e di quella insigne del Seminario, i cui professori, seguendo le splendide tradizioni dei famosi lessicografi loro predecessori: Giacomo Faciolati, Egidio Forcellini, e Giuseppe Furlanetto, dell’erudito Clemente Sibiliato, e del valentissimo traduttore di [p. 247 modifica]Pindaro, Giovanni Costa, andavano illustrando con pregiate edizioni i classici scrittori. A questi si fece compagno il Lazari, che nella dotta loro conversazione e dimestichezza approfondiva ogni di più nella conoscenza del greco e del latino, tanto necessari ai cultori dell’archeologia e della numismatica. Laureato nel 1845 intraprese la pratica di avvocato sotto la scorta del valente dott. Pivetta, non tralasciando per questo i suoi studi prediletti. Fu allora che il professore Giuseppe Furlanetto, che ebbe tutto l’agio di apprezzare l’ingegno e la dottrina del Lazari, lo volle a coadiutore nell’ordinamento che fece del celebre museo estense del Cataio, in Monselice presso Padova. Nel 1844, il conte Benedetto Giovanelli pubblicava in Trento un suo libro intorno all’origine dei Rezi, ch’egli derivò dagli Etruschi, ed il Lazari colse quell’occasione per dare un pubblico saggio del suo sapere con un accurato ed erudito esame di quel libro. Fin dal 1818 il cardinale Placido Zurla, celebre geografo ed archeologo aveva pubblicato in Venezia, in due volumi in folio, un’opera su Marco Polo, ed altri antichi viaggiatori veneziani, e il Lazari invaghitosi dell’argomento che toccava sì da vicino uno dei vanti della diletta sua patria, nell’autunno del 1845 intraprese il suo primo viaggio fuori d’Italia, a Berna, per esaminare quel prezioso codice, e ristabilirne il testo, corredandolo di eruditi commenti, che due anni dopo, 1847, pubblicò in Venezia a cura del geologo Luigi Pasini, per offrirlo in dono agli scienziati italiani chiamati in quell’anno a congresso in Venezia. In quel libro il Lazari aveva inserto, insieme a quella dei Polo, altre memorie riguardanti insigni viaggiatori veneziani, quali i Sanudo, i Zeno, i Cabotto, ecc. Divulgatasi la fama della sua dottrina in numismatica, gli venne conferito l’incarico di riordinare il Museo annesso alla Biblioteca di San Marco, ricco fra l’altro di ben ventimila monete e medaglie, ch’egli classificò e dispose in modo meglio rispondente alle esigenze della scienza e delle ricerche degli studiosi. Da qui venne al Lazari il pensiero di tessere la storia delle monete dei possedimenti veneziani di oltremare e di terraferma, campo fino allora inesplorato e schivato dai più pazienti eruditi. A questo scopo consultò libri, frugò negli archivi, scovò documenti rari e preziosi, esaminò decreti e [p. 248 modifica]tariffe, nulla trascurando di ciò che in qualche modo potesse portargli luce in quel buio sentiero.

Nel tetro infuriare della guerra, della carestia e del colera, durante il glorioso, ma infelice assedio del 1849, il Lazari profondamente addolorato per le sorti sempre più tristi della sua cara patria, collo schianto nel cuore per la morte del padre e la perdita degli amici suoi più diletti, a sopperire ai bisogni sempre crescenti della sua desolata famiglia, si sobbarcò alla grave fatica di tradurre, per piccolo guadagno, opere storiche e scientifiche straniere, non tralasciando per questo di accudire con febbrile ansietà al suo progettato lavoro numismatico sulle monete dei possedimenti veneziani, opera insigne, saggio di altra più vasta, che andava meditando, intorno alla zecca di quella potente Repubblica. Il libro, piccolo di mole, ma grande per valore scientifico, uscì finalmente alla luce nel 1851, e fu subito giudicato così favorevolmente, da aprirgli senz’altro la via al posto di Direttore dell’insigne Museo Correr. Da quel momento, ritornata la calma, coi mezzi che non gli mancava di largire il patrio Municipio, il Lazari si diede con tutta l’anima ad ordinare ed arricchire di nuovi e preziosi acquisti quel sacrario delle memorie veneziane. Nel 1852, insieme col marchese Pietro Estense-Selvatico compose una Guida artistica e storica di Venezia e delle isole circonvicine, che oggi ancora si legge con frutto e con piacere. Collaborò nell’Archivio Storico Italiano di Firenze, intraprese viaggi in diverse parti d’Italia, sempre coll’unico intento di esumare monumenti ad illustrazione de’ fasti della sua diletta Venezia. In quei viaggi legò amicizia e tenne relazione coi dotti più eminenti della penisola, e guadagnatasi col suo sapere la protezione del conte di Siracusa, questi gli aperse l’adito agli archivi napoletani sino allora pressochè inaccessibili, dai quali egli seppe ritrarre sì larga copia di nozioni e documenti che gli servirono tanto vantaggiosamente ad illustrare le zecche degli Abruzzi, e altre di quella meridionale parte d’Italia, quasi ignorata o sconosciuta; opera questa che ribadì nel Lazari la fama che godeva già grandissima di storico coscienzioso e dottissimo in quel genere di studî. Quest’opera fu giudicata di tanto merito da valergli più tardi dalla generosità di quel principe [p. 249 modifica]le insegne cavalleresche. Di molteplici e svariate discipline archeologiche e storiche occupava il suo eletto ingegno il Lazari, ma quella dalla quale emerse più vivida la sua rinomanza fu sempre la numismatica. Nel 1858 fece argomento di una sua dotta monografia le medaglie e le monete del doge Nicolò Marcello, che pubblicò quell’anno stesso con isplendida edizione illustrata dai preziosi disegni di un altro valente numismatico e celebre incisore, Carlo Kunz, per festeggiare le nozze Marcello-Zon. L’inesauribile ricchezza in ogni sorta di monumenti del Museo affidato alle sue cure, gli forniva quasi ogni giorno nuove occasioni di manifestare la sua vasta coltura, e la sua svariata erudizione in monografie d’ogni genere. Nel 1862, smanioso di nuove cognizioni, credette necessario per lui intraprendere altri viaggi di maggior lena, in più lontane regioni, all’estero e specialmente in Francia ed in Inghilterra, ma le fatiche di questi andavano logorando la sua troppo gracile complessione, e di ritorno da Parigi, deplorando col suo dotto amico Victor Langlois la perdita fatta da Venezia delle importanti collezioni numismatiche dei Tiepolo, dei Pisani e dei Grimani vendute all’estero, e passate ad arricchire i musei più fortunati delle principali città di Francia e di Germania, volle almeno far conoscere quelle poche monete, che, perchè sconosciute, non poterono essere inserte nella Descrizione delle medaglie romane, da Enrico Cohen pubblicata in Parigi.

Queste monete rarissime furono da lui scoperte nelle collezioni rimaste sole in Venezia presso la Biblioteca di San Marco, nel Museo Correr, e presso i conti Giustiniani Recanati di quella città. Fu questo l’ultimo lavoro che pubblicò di numismatica. Nel 1863 dal Municipio veronese gli venne affidato l’onorevole incarico di classificare ed ordinare, secondo gli ultimi postulati della scienza, il ricco medagliere di quella città. In tale circostanza contrasse sentita amicizia col conte Ottavio Canossa, che ne apprezzava l’eletto ingegno e la sapiente operosità. In breve tempo il Lazari condusse a termine quel faticoso lavoro. Ritornato in patria sentendo deperire ogni giorno più la sua salute, voleva dar l’ultima mano alla compilazione di quel catalogo e accompagnarlo con una estesa illustrazione, che proponevasi di leggere, col [p. 250 modifica]medagliere sott’occhio nell’atto di consegnarlo al Municipio. Ma la sua salute malandata non glielo permise, perchè già si manifestarono minacciosi i sintomi di quella terribile affezione polmonare, che dieci mesi dopo doveva troncare la sua nobile esistenza. Tuttavia nella tranquillità della sua casa, non volle cessare di continuare gli studi che avevano fatto la delizia di tutta la sua vita, e prometteva alla Rivista numismatica, di Asti, un’appendice al suo libro sulle zecche degli Abruzzi ed altri scritti che non doveva vedere pubblicati. L’inesorabile progresso della tisi, giunto agli estremi, spense la vita di questo illustre archeologo e numismatico il 25 marzo 1864, nella sua ancora verde età di 40 anni e 10 mesi.

Ne raccolse l’estremo sospiro il suo intimo amico Andrea Tessier, che con carità di fratello non si allontanò mai dal suo letto, e prima e dopo, fu sempre di conforto alla sua desolata famiglia. Il suo bell’ingegno, la svariata coltura, la schiettezza del suo carattere, la rinomanza acquistata da suoi scritti, dice uno de’ suoi più fervidi ammiratori, valsero al Lazari il vanto di care amicizie fra i personaggi più dotti suoi coetanei, e di essere chiamato a membro effettivo od onorario da parecchi Istituti letterari e scientifici, come: l’Ateneo di Venezia, l’Istituto veneto di Scienze, Lettere ed Arti, l’Accademia scientifico-letteraria de’ Concordi di Rovigo, la Società ligure di Storia patria, l’Accademia Lucchese, la Valdarnese del Poggio, il Museo Germanico di Norimberga, la Società Slavo-meridionale di Zagabria, la Società Numismatica del Belgio. La sua corrispondenza si estese con dotti di ogni nazione, che all’annuncio della sua morte piansero sinceramente la perdita immatura di uno scienziato, nel momento appunto che dava sicurtà di essere per la sua patria e per l’Italia una nuova gloria, e per l’erudizione e la numismatica un degno erede dei Visconti, dei Zanetti, e dei Borghesi. [p. 251 modifica]

NOTA DEI LIBRI E DEGLI ARTICOLI DI NUMISMATICA

pubblicati da Vincenzo Lazari.


1. Le monete dei possedimenti veneziani di oltremare e di terraferma descritte ed illustrate. Venezia 1851, un vol. in-8. di pag. viii-179 con 14 tavole disegnate ed incise da Carlo Kunz.

2. Scritto intorno all’opuscolo: «Sopra un denaro d'argento di Berengario illustrato da I. G. Pfister, nel Numismatic Chronicle, vol. XVIII. Londra, 1855 (Archivio storico ital., Nuova serie, tom. III, pag. 217.)

3. Della zecca di Sora e delle monete di Piergiampaolo Cantelmi (Arch. stor. Ital., 1856. Nuova serie, t. III, parte II, pag. 221-225).

4. Zecche e monete degli Abruzzi nei bassi tempi illustrate e descritte. Venezia, 1858, in-8 di pag. viii-120, con 6 tav. incise da C. Kunz.

5. Medaglie e monete di Nicolò Marcello doge di Venezia, illustrate. Venezia, 1858, in-fol. di p. 15 con tav. e lo stemma Marcello.

6. Esame del libro: «Monete dei Paleologi marchesi del Monferrato, pubblicata da Domenico Promis». (Arch. stor. ital., N. S. t. VII, pag. 167-170).

7. Della raccolta numismatica della libreria di S. Marco, informazione del Dottor Vincenzo Lazari, direttore del Museo Correr di Venezia (Wien aus der K. K. Hof- und Staatsdruckerei, 1858, vol. XXVI, pag. 307).

8. Tre notizie sulle medaglie e monete dei dogi Cristoforo Moro, Pietro Loredan e Nicolò Tron. (Iscrizioni veneziane del cav. E. A. Cicogna, 1861, pag. 733, 744, e 747).

9. Lettre à M. Victor Langlois sur quelques médailles romaines inédites des Musées de Venise, Paris, 1862 par V. Lazari directeur du Musée Correr à Venise. Bruxelles, in-8, di pag. 15, con 4 tav. disegnate da C. Kunz.

10. Della zecca di Massa di Maremma, memoria inedita di Guido Antonio Zanetti bolognese, corredata di note e documenti da Vincenzo Lazari. (Rivista della numismatica antica e moderna, 1864, pag. 5).

11. Monete inedite degli Abruzzi ed osservazioni sui tornesi di Campobasso. (Riv. della num. ant. e mod., 1864, pag. 33).



[p. 252 modifica]

Chi desiderasse più larghe notizie su questo illustre archeologo e numismatico consulti i seguenti libri: Nicolò Barozzi: Vincenzo Lazari: Commemorazione. Venezia, 1864. — Maggiora Vergano: Il cav. Dott. Vincenzo Lazari (Rivista della Numis. ant. e mod., Asti, 1865, vol. I, pag 91-97). — Renier Chalon: Vincenzo Lazari: Nécrologie (Revue num. belge, IV serie, tom. II, pag. 267-68). — Iacopo Bernardi e Luigi Cibrario, Cenni necrologici, ecc.