Vite dei filosofi/Libro Settimo/Vita di Aristone

Libro Settimo - Vita di Aristone

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Diogene Laerzio - Vite dei filosofi (III secolo)
Traduzione dal greco di Luigi Lechi (1842)
Libro Settimo - Vita di Aristone
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CAPO II.


Aristone.


I. Aristone il Calvo, da Chio, soprannomato Sirena, diceva il fine essere questo, di vivere indifferentemente per le cose che stanno di mezzo tra la virtù ed il vizio, non lasciando in esse qual siasi differenza, ma del pari essendo per tutte. Poichè il sapiente è simile al buon attore, il quale, se assume il personaggio e di Tersite e di Agamennone, convenevolmente li imita.

II. Toglieva di mezzo e il luogo fisico e il logico, dicendo quello essere superiore a noi, questo nulla per noi, e solo per noi il morale.

III. I ragionamenti dialettici chiamava simili alle tele dei ragni, le quali sebbene ti pajono artificiose orditure, sono per altro inutili.


IV. Nè introdusse molte virtù, come Zenone, nè una sola chiamata con molti nomi, come i Megaresi, ma ciò eziandio, che in qualche modo ha relazione con taluna.

V. Cosi filosofando e disputando nel Cinosarge, potè farsi chiamare capo setta. E però Milziade e Difilo ebbero il nome di Aristonii.

VI. Avea costui qualche cosa di persuasivo, e che si accomodava alla plebe, ond’è che disse Timone di lui: [p. 139 modifica]

     E talun della stirpe d’Aristone
     Ch’attraea dolcemente.


Dice Diocle magnesio, che s’accostò a Polemone, passando da lui, quando Zenone cadde lungamente malato. S’attenne in particolare al domma stoico che il sapiente dee essere senza opinione. Al quale Perseo, per contradire, fece che di due fratelli gemelli uno affidasse a lui un deposito, l’altro dopo lo ritirasse; e per tal modo lo redarguì imbarazzandolo. Assaliva co’ suoi discorsi Arcesilao. Il perchè osservando un toro che aveva una matrice mostruosa. Ohimè, disse, ecco dato ad Arcesilao un argomento contro l’evidenza! — Ad un academico che affermava nulla comprendere, Dunque nè colui vedi che t’è seduto da presso, disse: e l’altro rispondendo che no, soggiunse:

     Chi ti accecò, chi la splendente lampa
     Tolse?

VII. Si riportano questi suoi libri. — Di esortazioni, 2 — Dialoghi sui dommi di ZenoneDi scuole, 6 — Studj sulla sapienza, 7 — Studj amorosiCommentarj sulla vanagloriaDi commentarj, 15 — Di cose memorabili, 3 — Di crie, 11 — Contro i retoriContro le refutazioni di AlessinoContro i Dialettici, 3 — Di epistole contro Cleante, 4 — Panezio e Sosicrate credono sue le epistole sole, l’altre cose di Aristone il peripatetico.

VIII. È fama che questo filosofo, essendo calvo, [p. 140 modifica]morisse abbruciato dai sole. E noi vi scherzammo sopra così in un jambo zoppo

   Perchè, Aristone, vecchio e calvo, al sole
      La tua zucca ponesti ad arrostire?
      Tu, in ricercar, più che non era d’uopo,
      Il caldo, hai veramente ritrovato,
      Senza voler, dell’altro mondo il freddo.

IX. Fu anche un altro Aristone juliete, peripatetico. — Un musico ateniese. — Quarto un poeta tragico. — Quinto uno d’Alea, che scrisse sull’arti retoriche. — Sesto un peripatetico alessandrino.